giovedì 13 agosto 2009

Suprema Corte e linguaggio politico


Interessante decisione della Suprema Corte di Cassazione – segnalatami dalla cortesia del Collega Avv. Antonio Chierichetti -, da tenere ben presente alla ripresa dell’attività politica.
“Dare del cretino, anche in politica, è sempre ingiuria.
La Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3106, ha affermato che dare del cretino, anche in politica, è sempre ingiuria:
''la tesi sull'esistenza nella nostra democrazia di una superiore area (il confronto politico) in cui si sarebbe sedimentata - grazie ad un lessico fatto di ingiurie reciproche - una sorta di desensibilizzazione ai termini offensivi che perderebbero così rilevanza penale'' si collega ad una ''concezione degradante della gestione dei pubblici poteri in cui i rappresentanti della democrazia potrebbero esprimere le proprie opinioni con strumenti vietati dalla legge, invocando un trattamento di favore'' che è ''un'inammissibile diseguaglianza dinanzi alla legge''.
In definitiva non si può dare del “cretino” ad una persona con la scusa che si tratterebbe di esercizio del “diritto di critica” in un “confronto politico”; non si può pretendere quindi che un “'linguaggio fatto di ingiurie reciproche” non abbia rilevanza penale.
Nella fattispecie la Suprema Corte ha confermato la condanna per ingiuria ad un consigliere comunale (condannato nel 2008 dal tribunale di Messina a 300 euro di multa e al risarcimento danni alla parte civile ) che durante una seduta consigliare aveva detto ad un altro
“ti stai comportando da cretino”.
Ahimé, ne ho sentite di ben peggiori…

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