venerdì 4 febbraio 2011

L’orrore e la santità


Sono ancora scosso ed emotivamente provato dopo la visione del film “Il bambino con il pigiama a righe”, che mi ha turbato profondamente: l’infanzia violata dalla crudeltà inaudita dello sterminio razziale nazista, l’inumanità di una ideologia aberrante, la crudeltà degli aguzzini, la follia collettiva dominata da un capo diabolico, la perdita del senso della ragione e della misura, l'asservimento ad una disciplina cieca, la pretesa di una superiorità congenita, il maleficio della soluzione finale.
L’orrore, l’inferno sulla terra.
Nella pellicola, dal finale terribile, lo spaccato di un’esperienza che non deve mai più ripetersi - ma che, purtroppo, dopo la caduta del nazismo, ha avuto orrende repliche con altre ingiustificabili motivazioni politiche -.
Il male affligge l’umanità, anche in forme molto più subdole e celate: occorre essere vigili e non considerarsi al riparo: nemmeno la fresca ingenuità dei bambini, nel film di cui parlo, ha avuto la meglio; i due protagonisti, l’ariano Bruno e l’ebreo Shmuel, sono morti nella trappola della camera a gas, insieme, stringendosi le mani, in un segno di unione eterna, con gli occhi colmi di stupore, più che di paura.
Una lezione di vita di due creature insignificanti per lo sterminio ed il genocidio programmato scientificamente dal nazismo; due bambini che, però, con l’amore dell’amicizia tra di loro, hanno sconfitto la morte e sono santi dell’umanità, sanno scuotere le coscienze: da dietro la porta di ferro di una camera a gas..

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.