sabato 22 novembre 2014

Mercanti di illusioni


Oggi, in pompa magna, la cedente Amministrazione, approfittando della ricorrenza della “Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza” (UNICEF) ha dedicato il Consiglio Comunale al conferimento della cittadinanza simbolica  ai minori nati in Italia da cittadini stranieri e regolarmente residenti nella nostra città.
Circa 70 famiglie sulle 280 invitate (prima tranche delle 800 potenzialmente interessate) hanno accolto l’invito.
Con questa iniziativa, Giunta e maggioranza “intendono costruire un terreno fertile affinché il governo si attivi per modificare la legge in merito alla cittadinanza. Il dibattito in tal senso è iniziato con varie proposte in esame ma ancora senza tempi certi di approvazione. Come spesso capita la società civile è più avanti rispetto al legislatore, su questo come su altri temi”, spiega diligentemente l’Assessore Cavaterra.
Non condividiamo questa iniziativa, non solo per il non trascurabile fatto che giuridicamente non serve a nulla, ma soprattutto per i significati simbolici che vi sono sottesi.
Anzitutto, i bambini di nazionalità straniera nati in Italia godono di tutti i servizi e di tutte le occasioni che hanno i bambini italiani: principio costituzionalmente garantito, laddove i concetti di uguaglianza, libertà, diritto allo studio ed alla salute sono assicurati dalla Costituzione a tutti, indipendentemente dalla cittadinanza (solo in altri casi la Costituzione riserva specifici diritti ai cittadini, come il diritto di elettorato).
L’acquisto della cittadinanza italiana (peraltro in molti casi vietata dalla legge degli Stati di provenienza, che non ammettono la doppia cittadinanza) al compimento della maggiore età (18 anni) è un fatto normale, ordinario, basta la richiesta da parte di chi abbia da sempre vissuto in Italia.
Si tratta, però, a nostro avviso, di una scelta consapevole, all’interno di un progetto di vita, maturato durante gli anni, in cui il ragazzo-la ragazza – con la propria testa - ha considerato conforme alle sue aspirazioni ed alla sua volontà il diventare giuridicamente cittadino italiano e l’essere incluso anche formalmente nella nostra comunità nazionale.
Poiché di una scelta si deve parlare, altrettanto rispettabile sarebbe la volontà di non acquisire la cittadinanza italiana e di mantenere quella d’origine della propria famiglia, soprattutto se la permanenza in Italia fosse vista non come permanente, bensì solo come temporanea.
Che cosa significa forzare la norma vigente e concedere la cittadinanza simbolica ad una piccola parte, tra l’altro, dei bambini stranieri residenti a Saronno? Un regalo – a quanto pare numericamente non proprio desiderato – che sostituisce con un atto d’imperio la volontà positiva che questi bambini possono formarsi nel tempo, frequentando le scuole ed i loro compagni, giocando con loro, confrontandosi e condividendo la vita di ogni giorno, le abitudini, la lingua, le fatiche, scambiandosi esperienze.
Una scelta, dunque, a ragion veduta, che implica l’accettazione del patto sociale che regge la comunità degli Italiani, della democrazia, della solidarietà, nel rispetto delle diversità, di cui il nostro Paese è così ricco.
Altrimenti – seguendo l’attuale Amministrazione – la cittadinanza (che è una cosa seria, non un titolo onorifico, che attribuisce diritti, ma anche doveri) viene ridotta ad un orpello demagogico, importante più per chi la “concede” (che brutto verbo!) per salvarsi la coscienza, per mostrarsi aperto e solidale, che per chi la riceve, senza un adeguato e convincente percorso formativo.  
Né va dimenticato il sottile significato discriminatorio di queste improvvisate celebrazioni: i bambini italiani non hanno cerimonie di benvenuto, di accoglienza solenne, di attenzione tutta particolare; non si sentiranno trascurati? E le loro famiglie?
Una volta di più, non condividiamo la facile demagogia delle iniziative dell’Amministrazione scadente; anziché unire, come sarebbe opportuno, si fanno distinzioni inammissibili, celate dietro un buonismo di maniera, strumentale e produttore di esiti contraddittori.
Sarebbe stato molto meglio, come da tanti anni, una seduta del Consiglio Comunale dedicata all’infanzia e all’adolescenza in cui tutti i bambini, cittadini e non, trattati alla pari, senza distinzioni pelose di cui i bambini non hanno proprio bisogno, fossero ascoltati e coinvolti tutti insieme in progetti generali di vita comune.

Mercanti di illusioni, non altro.

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