domenica 7 giugno 2009

Haydn, Haendel

Mentre trascorre pigra e sonnolenta una domenica preestiva e piacevolmente fresca, esercitato già ieri il diritto-dovere elettorale, mi accingo a redigere una memoria istruttoria in scadenza, accompagnato dalle voci potenti di cori sulle note di Haydn ed Haendel: un trionfo di musica, che mi tiene sveglia la mente mentre compulso gl’insegnamenti della Suprema Corte e mi dà la carica per attendere con pacata curiosità di conoscere la volontà del corpo degli elettori.
Nella circostanza, dopo tanti anni e votazioni, non mi sento ansioso; per forza, non sono coinvolto direttamente; ma immagino la trepidazione altrui, che ho ben provato altre volte.
Tuttavia, lo spirto guerrier ch’entro mi rugge non s’è assopito del tutto; certo, non urla, ma sibila tentatore e mi prepara a meditate riflessioni quando saranno disponibili i risultati.
Per intanto, mi godo un laborioso, tranquillo pomeriggio. Mi manca solo un buon caffè espresso; il gatto sonnecchia satollo: beato lui.

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