giovedì 11 giugno 2009

La ricreazione è finita


La legge 25 marzo 1993, n. 81 ha introdotto nell’ordinamento l’elezione diretta del Sindaco: nella sua applicazione ordinaria, il Candidato Sindaco che ottenga, insieme alle liste che lo sostengono, il 50,01 % dei voti, guadagna anche il premio di maggioranza (il 60% dei seggi del Consiglio Comunale), così da poter governare con stabilità (che è lo scopo principale della legge stessa).
Ci sono, però, delle eccezioni, che non fanno venire meno la bontà della legge; una di queste è che nessun Candidato, al primo turno (nelle città con più di 15.000 abitanti), raggiunga il 50,01% dei voti, sicché si deve ricorrere al ballottaggio tra i due Candidati più votati, anche se le liste collegate ad un Candidato abbiano totalizzato una percentuale di voti superiore al 50,01%.
Non è una bizzarria della legge; semmai, è una bizzarria in un sol colpo degli elettori e dei partiti politici: i secondi, perché hanno presentato un esagerato numero di Candidati, anche all’interno dello stesso schieramento tradizionale; i primi che, davanti ad una così “ricca” scelta, si sono divertiti frammentando il voto e, magari, utilizzando la facoltà del voto disgiunto, o per dare un segnale di malcontento o per aver fatto prevalere, nella scelta, criteri non propriamente “politici”, ma dettati dall’umore, dalla simpatia, dall’antipatia.
Le elezioni, però, non sono uno scherzo, perché è in giuoco il governo della città; perciò la legge, che è saggia, dà la possibilità di un rimedio, il secondo turno, una sorta di appello perché si torni alla realtà.
Ciò è accaduto a Saronno, dove, il 21 giugno, si tornerà alle urne per scegliere il Sindaco tra Annalisa Renoldi - che ha riportato il 48,44% - e Luciano Porro – con il 27,37% -. Le liste collegate alla prima, però, hanno conseguito il 51,82% (ossia la maggioranza assoluta); quelle collegate al secondo il 26,08%.
Conseguentemente, PDL+Lega Nord+UDC si sono già assicurati 17 (diciassette) seggi sui trenta del Consiglio Comunale; dall’altra parte, ne restano 13 (tredici), di cui uno (Saronno si-cura) che per coerenza non può certo essere attribuito alla sinistra o al centrosinistra.
Risulta, dunque, chiarissimo come il centrodestra abbia già un’ampia maggioranza nel prossimo Consiglio Comunale e che il centrosinistra, seppure con l’appoggio di altri, non può arrivare che ad una consistente minoranza non superiore verosimilmente ai dodici seggi su trenta; la partita – come scrive un ex Candidato Sindaco – non è finita zero a zero, ma – nel Consiglio – si è chiusa con un secco 1 a 0 per il centrodestra.
Che cosa accadrebbe, quindi, nel caso (teorico) di una vittoria al ballottaggio del Candidato delle sinistre unite e compattate? Un pasticcio, ossia un Sindaco di sinistra che non ha la maggioranza in Consiglio Comunale.
Non è certo ciò di cui ha bisogno la città in questo momento di per se stesso difficile per la crisi che stiamo faticosamente attraversando: Sindaco e Giunta, invero, non potrebbero governare, né farsi votare il bilancio, né eleggere il Presidente del Consiglio Comunale.

Lo spettro della paralisi ex se è a portata di mano.

Nessuna persona di buon senso, che guardi principalmente alla buona amministrazione del proprio Comune, può sperare in un risultato consimile, che non sarebbe solo un paradosso legale, ma una iattura pericolosa.

A meno che, come già favoleggiano irresponsabilmente a sinistra, alla disperata ricerca di una vittoria di Pirro, ridicola rivincita, non si desideri un qualche colpo di scena, ossia si confidi che alcuni neoeletti Consiglieri Comunali di centrodestra cambino subito casacca (anche in modi ambigui) e sostengano con la stampella del loro voto – difforme dal mandato ricevuto dagli elettori! - una minoranza di sinistra ed il Sindaco di sinistra.
Sarebbe la più squallida manifestazione di trasformismo, di cui è stato esempio il secondo Governo Prodi che, privo di maggioranza al Senato, ha potuto vivere quasi due anni, stentatamente e con disprezzo per la volontà popolare, grazie alla transumanza di alcuni Senatori, corsi ansiosamente ad accomodarsi sul carro del provvisorio vincitore cambiando partito, e di quasi tutti i Senatori a vita (che, non eletti da nessuno, nessuno rappresentavano).

È questo l’obiettivo dei seguaci del metodo Prodi saronnesi? Sembrerebbe di sì, da quel che si sussurra; alla faccia dell’autodefinizione di essere persona leale, di cui si è fregiato il Candidato Porro.

Una cosa, infatti, è certissima: la stragrande maggioranza dei Saronnesi (59,66% - quasi il 60%) non ha votato a sinistra, che risulta ampiamente minoritaria; ribaltare questo risultato, che è di tutta evidenza, è impossibile; non riconoscerlo è l’ammissione di ritenersi superiori alla volontà popolare così largamente espressa e di amare il cavillo, i ribaltoni, la corsa agli “acquisti”.

È notorio che io non sia mai stato molto tenero verso anche recenti manifestazioni di divisioni all’interno del centrodestra; è parimenti notorio che – con onestà e lealtà – non ho nascosto le mie perplessità su talune scelte di alleanze (e mi sono sorbito attacchi pesantissimi).
Nonostante ciò, ritengo di primaria ed assoluta importanza che Saronno, dopo il 21-22 giugno, abbia un’Amministrazione stabile, con la sua vera maggioranza decretata dal voto dei cittadini, non frutto di vergognosi trasformismi e di passaggi da uno schieramento all’altro.
I cittadini di centrodestra, che sono la stragrande maggioranza, non si meriterebbero una fine simile; non si sarebbero meritati, a dire il vero, nemmeno la proliferazione di liste nello stesso àmbito, dettate da personalismi ora non più consentiti, che hanno prodotto la forzatura dei meccanismi della legge 81 del 1993, così da costringere al ballottaggio.

Gli elettori sappiano che la ricreazione è finita; lo sappiano soprattutto i politici, ai quali dev’essere ben chiaro che l’interesse comune di tutta la città è quello di essere ordinatamente amministrata senza sotterfugi, trabocchetti ed instabilità.

Questa è la posta, di somma importanza per la nostra comunità; ne sono talmente consapevole da dichiarare apertamente che ripeterei questi medesimi concetti anche se le parti fossero invertite: non si scherza con le Istituzioni democratiche e con la rappresentanza della volontà popolare; Saronno viene prima e deve vincere sugli egoismi ed i particolarismi.

Non ho partecipato alla campagna elettorale e non sono candidato a nulla; da cittadino, però, mi aspetto che gli elettori si rendano conto che un pasticcio, in cui qualcuno confida maliziosamente, è solo l’anticamera dell’arrivo del Commissario Prefettizio, che la città non ha mai fortunatamente sperimentato dal 1945 in avanti, magari preceduto da un periodo breve in cui assisteremmo a scene di indecoroso mercimonio (ovviamente spacciate per falsissime manifestazioni di “responsabilità”) già viste recentemente con orrore in campo nazionale.

Per questo, anche se le mie parole ormai contano ben poco, invito alla chiarezza e, soprattutto, a guardare all’interesse generale dei Saronnesi, dimenticando (in quanto inutili) le rigide prese di posizione contro Candidati della stessa parte: meglio è essere contro i trasformisti e a favore dell’ordinata stabilità; se si volevano mandare “segnali”, l’obiettivo è già stato raggiunto; adesso è il tempo di far prevalere le ragioni che accomunano, non le differenze.

D’altronde… non si può essere simpatici a tutti (chi meglio di me non lo sa?); però, un “antipatico” messo alla prova, spesso si rivela una gradita sorpresa.
Diàmole il modo di dimostrarlo. Oltretutto, non sarà sola.

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