martedì 23 giugno 2009

L’arte difficile di governare


Un primo commento sull’esito del ballottaggio è semplice: senza se e senza ma, occorre riconoscere che la candidata del centrodestra ha ottenuto un brutto risultato e ha perso. Punto.
Da domani, si sprecheranno le analisi, gli approfondimenti, le riflessioni del post voto; saranno utili se non si convertiranno in una miscela esplosiva di rancori, incolpazioni, di “ma io l’avevo detto”, bensì nella presa di coscienza di una sconfitta a cui le divisioni interne ed esterne hanno fornito un formidabile aiuto (mentre è necessario convergere su ciò che unisce).
Riconosco sinceramente alle sinistre una certa abilità tattica, che – tramite un’apparente divisione al primo turno – ha consentito di erodere, sul piano meramente locale, un consenso ancora larghissimo per la vera maggioranza dei Saronnesi, che alle elezioni europee ha gratificato di un sonoro 61% le liste del centrodestra; divisi, dunque, per poi unirsi subitamente in una riuscita operazione del tipo “marciare separati, per colpire insieme”; complimenti ammirati agli astuti tattici avversari.
C’è, però, anche la strategia, che rende insufficiente la vittoria al ballottaggio: il Consiglio Comunale è dominato da una larga maggioranza di centrodestra, 17 Consiglieri, a cui ritengo si possa aggiungere – se la coerenza è una virtù – il Consigliere patron di Saronno si-cura.
Il neoeletto, dunque, può contare solo su 12 Consiglieri su 30: una palese minoranza.
Come si possa governare saldamente in questa situazione è una domanda a cui nessuno si può sottrarre, a partire dal comprensibilmente euforico ma nondimeno precario neosindaco, il quale si ripromette di “parlare con i Consiglieri a uno a uno, non alle forze politiche”; espressione sorprendente se detta da chi ha da sempre rispettato con zelo i riti dell’appartenenza politica.
Siamo quindi già alle prime battute di un copione già noto: le lusinghe, le pressioni sugli eletti, i richiami al senso di responsabilità, i mercanteggiamenti, quasi che i Consiglieri Comunali della maggioranza si trovino lì per caso, a rappresentare solo sé stessi e non perché eletti con le preferenze all’interno di una lista – forza politica – che li ha presentati e condotti all’elezione, con un mandato politicamente preciso ed eticamente impegnativo.
Iniziano le manovre del trasformismo, che altro non è che una forma subdola di aggiramento della volontà popolare (non mi riferisco al fatto che al ballottaggio abbia votato un solo elettore su due; chi non si è presentato alle urne patisca le conseguenze della sua omissione; la democrazia è fatta di numeri, che sono sinceri; tutto il resto appartiene al regno dell’opinabile; basta un solo voto per prevalere).

Che fare, quindi?

A mio personale avviso, c’è una sola strada da imboccare: la dissoluzione immediata del Consiglio Comunale con le dimissioni da parte dei Consiglieri della maggioranza di centrodestra.
La coerenza – che è una virtù – impone da subito questa decisione, ricognitiva di una divisione non componibile; imperdonabile coltivare illusioni: alleanze estemporanee, tattiche provvisorie, appoggi esterni, assenze causali per mantenere in vita un organo esecutivo privo del suggello della volontà popolare sono solo espedienti per mascherare un terremoto persistente, che induce alla paralisi.
La chiarezza e l’onestà intellettuale impongono che accordi di larghissima portata tra forze politiche divergenti in tutto, con programmi alternativi vengano fatti alla luce del sole e proposti agli elettori prima delle elezioni, non dopo.
Un anno di amministrazione retta da un Commissario straordinario non sarebbe una tragedia, ma solo un periodo di decantazione, nel corso del quale le forze politiche (ed anche i Saronnesi) potrebbero darsi una regolata e, magari, trovare delle convergenze oggi impensabili, da sottoporre ai concittadini in un ravvicinato turno elettorale: i Saronnesi rimarrebbero i sovrani, senza delegare al buio il proprio voto, senza tradimenti, cambi di casacca, pateracchi, inciuci, spallate. E' accaduto in tanti Comuni, nulla di strano.
Anche questo è senso di responsabilità; molto di più di precarie rivincite, in cui il fattore personale ed i veleni hanno giocato brutti scherzi, senza rispetto per le persone.
Ne riparleremo, seguendo l’evoluzione dei fatti sino alla prima e ultima seduta del Consiglio Comunale.
-----------------------------------------------------------------------------
I miei complimenti, infine, al mio successore Dott. Luciano Porro - tra l'altro mio coetaneo, classe 1956 -, a cui non mancherò privatamente di portare il mio cordiale saluto.
Un pensiero gentile ed affettuoso all'amica Anna Lisa Renoldi, di cui conosco bene le fatiche e le prove sopportate con forza e dignità non solo negli ultimi mesi; stia tranquilla, anzitutto con sé stessa: il tempo è galantuomo più di tanti gentilshommes.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.