lunedì 15 giugno 2009

Rigirare la frittata: il neo-podestà


Mancano pochi giorni al ballottaggio e le analisi “politiche” stanno raggiungendo vette sublimi di contraddittorietà: per avvalorare la propria ansia di rivincita, non mancano nemmeno clamorose conversioni a favore della legge 81/1993, che ha sancito l’elezione diretta del Sindaco.
Il Segretario del Partito Socialista, con dolcissima souplesse, ha avuto il coraggio di affermare perentoriamente: “A chi disquisisce di legittimità della rappresentanza, vale la pena ricordare che la forma di governo assunta dagli enti locali si fonda sull’idea di governo monocratico. Il sindaco ha un programma, conquista il consenso e nomina i suoi tecnici, il consiglio controlla”.
Non volevo credere ai miei occhi, al punto che ho riletto più volte l’importante asserzione.
Dunque, adesso è tardivamente chiaro anche al Partito Socialista che la legge 81/1993 “si fonda sul governo monocratico”? Ed è talmente chiaro che “il Sindaco ha un programma, conquista il consenso e nomina i suoi tecnici, IL CONSIGLIO CONTROLLA”.
Ritengo che nessuno possa negare che io sia da sempre stato un forte sostenitore della legge di cui trattasi, che nei miei due mandati ho cercato di applicare il più possibile alla lettera, avendone condiviso lo spirito e la ratio. Basti vedere che cosa ho scritto, in tempi non sospetti, nel mio messaggio di congedo ai Concittadini, che risale a pochi giorni prima delle elezioni.
Ora, però, mi avvedo – senza stupore, avvezzo come sono alle contorsioni irrazionali – che gli ultimi arrivati estimatori della legge 81/1993, travolti dalla foga di dare una base normativa alla loro rivincita, vanno addirittura oltre la legge stessa, che tentano senza successo di piegare alle loro tesi di comodo.
Non è vero, infatti, che il Consiglio Comunale “controlla” e basta; l’art. 42, 1° co. del T.U.EE.LL., infatti, dice anzitutto che il Consiglio “è l’organo di indirizzo politico-amministrativo”, oltre che di controllo.
Indirizzo che si manifesta nell’atto annuale fondamentale, che è l’approvazione del bilancio preventivo, il quale distribuisce le risorse secondo la volontà del Consiglio Comunale, che può modificare la proposta di bilancio del Sindaco e può addirittura non approvarla, con la conseguenza che l’Amministrazione cade.
Dunque, il sistema non è monocratico, ma duale, perché attribuisce al Sindaco ed alla Giunta la competenza generale e al Consiglio la competenza su alcuni atti fondamentali, i più importanti per la vita della comunità, che senza l’approvazione consiliare non possono entrare in vigore.
Lo scopo della legge 81/1993 era di snellire le procedure, dare maggiori responsabilità al Sindaco e favorire l’adozione rapida di decisioni, non restaurare il podestà.
Lo so bene io che, in dieci anni, mi sono sentito continuamente rimproverare dai Consiglieri Comunali di essere troppo decisionista e di avere assunto troppe iniziative senza averli prima adeguatamente informati: peccato che io abbia sempre esercitato solo le mie funzioni attribuitemi dalla norma ed abbia sempre rispettato le funzioni del Consiglio Comunale, ma solo quelle che la legge gli aveva riservato.
Obiezioni che mi sono state mosse, come una tiritera ripetitiva, ad ogni seduta del Consiglio, in cui prevaleva – da ogni parte – la nostalgia per il vecchio sistema, che faceva del Consiglio il padrone assoluto.
Quindi, le argomentazioni odierne del Partito Socialista smentiscono apertamente quanto sostenuto con implacabile costanza e coerenza dal suo rappresentante (confermato) in Consiglio Comunale e spingono ad un’interpretazione inammissibile e sgangherata della legge, a favore di un messianismo di comodo.
“La sfida è qui. Staremo a vedere se il consiglio vorrà mettere il sindaco dei saronnesi nell’impossibilità di amministrare la città”,
termina il comunicato del Sig. Segretario socialista, il quale parla con accenti commossi del Sindaco dei Saronnesi. Peccato che, quando questa espressione veniva usata per me si alzassero alte grida di sdegno e preoccupazioni per la tenuta democratica dell’ordinamento…
Adesso, invece, si invoca il podestà.
Potenza delle tardive e non convinte conversioni di comodo, che la dicono lunga sull’abitudine mentale di taluni di rigirare la frittata a piacimento, senza il minimo rispetto per le istituzioni e per l'intelligenza dei Cittadini.
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"Questa è la posta, di somma importanza per la nostra comunità; ne sono talmente consapevole da dichiarare apertamente che ripeterei questi medesimi concetti anche se le parti fossero invertite: non si scherza con le Istituzioni democratiche e con la rappresentanza della volontà popolare; Saronno viene prima e deve vincere sugli egoismi ed i particolarismi".

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