martedì 31 marzo 2015

Progressione



Molto spesso i programmi elettorali sono dei libretti dei sogni: vi si trova di tutto, quasi si trattasse di rivoluzionare il mondo: sforzi inutili di retorica.
Gli errori più insidiosi sono quelli di confondere i sogni con la fattibilità; di elencare i bisogni  e tradurli in promesse; di promettere ciò che non serve; di ingenerare aspettative di grande effetto, ma palesemente irrealizzabili.
Ne abbiamo un esempio illustre nel programma del 2009-2010 dell'uscente Amministrazione, caratterizzato da ben grandi dieci progetti, dei quali purtroppo (e lo dico sinceramente, perché qualcuno era meritevole di attenzione) nemmeno uno è stato realizzato.
Per non parlare di chi avrebbe voluto l'interramento delle ferrovia...
Ecco esempi da non seguire, per non illudere né se stessi, né gli elettori.
Certamente, occorre anche dell'entusiasmo, altrimenti le elezioni non servirebbero: basterebbe lasciar fare ai burocrati, che si presume siano competenti; ma giustamente la legge assegna agli eletti - come espressione dei cittadini - il còmpito di dare gli indirizzi ai funzionari, che devono svolgere la parte tecnica dell'amministrazione.
I programmi elettorali, poi, sono sovente molto simili tra di loro, tanto simili da sembrare fotocopie: non c'è da stupirsene, sono rivolti alla stessa materia, alle stesse persone, alla stessa comunità.
Chiunque, infatti, vorrebbe vivere in un città sicura, ordinata, solidale, tranquilla, pulita, con le strade e gli edifici ben mantenuti, illuminata, dall'aria non inquinata, con ampi spazi verdi, abbondanza di offerta educativa, di attività culturali e sportive, imposte e tasse leggere e proporzionali e senza evasione, lavoro, commercio, burocrazia ridotta al minimo, buona salute, viabilità moderata, attenzione per tutti i bisogni, e così via.
Si è mai sentito che qualcuno odii la propria città e ne auspichi il declino? Direi proprio di no. 
Dove stanno, dunque, le differenze?
Nelle priorità; nella distribuzione delle risorse; nella capacità di decisione, nell'efficienza dell'esecuzione.
Quattro domande da avere in mente quando leggeremo i programmi dei candidati: consapevoli della limitatezza delle risorse disponibili, ci si dovrebbe domandare:
1) qual è l'ordine degli interventi che si promettono?
2) quali sono le risorse da utilizzare?
3) in quanto tempo e in che modo si assumeranno le decisioni?
4) in quanto tempo si darà esecuzione alle decisioni prese?
Alle prime due domande si può rispondere semplicemente leggendo i programmi.
Alla terza ed alla quarta si può rispondere solo valutando la competenza acquisita e dimostrata di chi sarà chiamato a governarci, verificandone la capacità decisionale ed i risultati ottenuti.
Proporre è facile; ancor di più promettere; amministrare è difficile; improvvisare è da incoscienti.
Mi auguro, dunque, che l'imminente campagna elettorale sia finalmente caratterizzata dalla partecipazione dei Saronnesi - che durante la campagna stessa si sentano coinvolti nel dare suggerimenti, consigli, indirizzi ai candidati nella definizione dei loro programmi - e dal leale realismo dei candidati e delle forze politiche - che si confrontino seriamente sul da farsi, come e con che mezzi -.
Programmi in progressione, condivisi dai cittadini, chiamati ad essere coautori del proprio governo municipale insieme a chi eleggeranno tra persone che, con esperienza, pensino più alle cose pratiche ed al benessere generale e un po' meno alle beghe ideologiche ed agli scontri tra partiti, liste e listerelle.
  

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