giovedì 27 giugno 2013

Sua Maestà il peperoncino


Sono un estimatore affascinato del peperoncino, di cui amo i colori, il portamento e, soprattutto, la piccantezza e l’effetto purificante.
Ne coltivo (rectius: tento di coltivare) una quindicina di varietà in un angolo del giardino, adattato a mini-orto, insieme ad altre erbe odorose: basilico, salvia, prezzemolo, timo, timo citroneo, santoreggia, origano, menta, mirto, elicriso, assenzio, sedano, aglio, maggiorana, erba cipollina, rosmarino, alloro, lavanda.
La mattina presto (o anche in pieno sole) mi dedico alla quotidiana manutenzione: innaffio, rimuovo le foglie secche, zappetto la terra, controllo i tutori e la crescita, concimo: un momento di vero relax per il corpo e per la mente.
Già penso al raccolto, che m’immagino abbondante, ed ai succosi e coloratissimi peperoncini, da mettere da parte per l’inverno, dopo averli fatti appropriatamente seccare e, in buona misura, ridotti in polvere.
Un guadagno anche per la pelle: senza accorgermi, mi sono pure abbronzato, stando a lungo chinato o in ginocchio davanti a Sua Maestà il Peperoncino.
Con una riflessione … antica: «minimeque male cogitantes sunt qui in eo studio occupati sunt»  («e coloro che si dedicano all'agricoltura non sono tratti a cattivi pensieri») (Marco Porcio Catone, “De agri cultura”, prefazione).

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