martedì 25 agosto 2015

Il 20 settembre: che senso ha 145 anni dopo?






Risposta del Capogruppo di Unione Italiana, Pierluigi Gilli, ad Antonio D'Eramo, che propone al Sindaco, alla Giunta ed al Consiglio Comunale di intitolare una strada di Saronno alla data del 20 settembre 1870 (presa di Porta Pia)

"Caro D'Eramo,
come ricorderà, Le ho già espresso anni fa le mie considerazioni in merito alla Sua proposta.
Nonostante il trascorrere degli anni, ritengo tuttora pleonastico dedicare una strada alla data del 20 settembre 1870, sia per ragioni pratiche (non mi risulta che ci siano strade disponibili, mentre il cambiamento di denominazione di una strada esistente comporterebbe troppi e notevoli disagi ai cittadini), sia per opinioni personali.
Paolo VI, nel 1970, ebbe modo di definire come frutto della Provvidenza la debellatio dello Stato Pontificio e la fine del potere temporale dei Papi: rifletteva il Pontefice che, da allora, la Chiesa si è liberata degli impacci e degli impicci dell'amministrazione concreta e si è potuta dedicare più intensamente alla sua missione metafisica.
La questione romana, che ha inquinato la vita politica del Regno d'Italia per quasi 60 anni, è stata definitivamente composta con i Patti Lateranensi, richiamati espressamente dall'art. 7 della Costituzione repubblicana, modificati ed attualizzati con l'Accordo di Villa Madama del 1984.
La laicità dello Stato - non dichiarata in modo espresso dalla Costituzione - è stata definita in modo esemplare dalla Corte Costituzionale, in particolare con la sentenza n. 203 del 12 aprile 1989, secondo la quale il principio di laicità «implica non indifferenza dello Stato dinnanzi alle religioni ma garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale»; infatti «l'attitudine laica dello Stato-comunità… risponde non a postulati ideologizzati ed astratti di estraneità, ostilità o confessione dello Stato persona, o dei suoi gruppi dirigenti, rispetto alla religione o ad un particolare credo, ma si pone a servizio di concrete istanze della coscienza civile e religiosa dei cittadini».
Ritengo, personalmente, che in nessun altro Paese al mondo vi sia un sistema giuridico più rispettoso della libertà religiosa (che comprende ovviamente anche la libertà di areligiosità) di quello italiano, in cui appunto il sistema della separazione collaborativa costituisce un unicum di equilibrio de facto e di normativa de jure, che - per gli ottimi risultati che ne sono scaturiti - potrebbe essere usato come modello di democrazia anche in altri ordinamenti.
La Corte Costituzionale, mèmore degli articoli della Costituzione che trattano del fenomeno religioso vi ha saputo riconoscere la ratio che i padri costituenti vi vollero immettere, seppure nella molteplicità delle opinioni - da cui derivò uno stabile compromesso tra culture divergenti.
Nell'interpretazione della Consulta, la Costituzione è ricognitiva:
i. della peculiare storia e cultura italiana, da due millenni legata al Cristianesimo;
ii. della profondità della tradizione popolare italiana, ampiamente intrisa di religiosità;
iii. della tolleranza del popolo italiano, da secoli abituato ai contatti con popoli stranieri e caratterizzato da uno spirito universalistico d'origine romana e fomentato e vivificato dalla Chiesa cattolica;
iv. della religione come forma di aggregazione sociale meritevole di tutela e di sostegno per il concorso dei culti al progresso dell'uomo       e del cittadino.
Tutti questi elementi concorrono alla libertà religiosa più ampia, che nessuno - se non animato da spirito oltranzista o giurisdizionalista - mette in dubbio nel nostro Paese, anche in questi momenti di difficile convivenza derivante dall'immissione numericamente elevata di fedeli di culti non propriamente tradizionali in Italia.
Il 20 settembre 1870, quindi, a mio avviso, deve essere inserito in una chiave di lettura molto più larga di quella dell'inesausta contrapposizione tra cattolici e laici, che aveva una sua ragione di esistenza 145 anni fa, ma che oggi, in un mondo secolarizzato, appartiene alla storia passata, superata dall'equilibrato sistema cui ho sopra fatto cenno.
Mi domando, quindi, che senso abbia, nel 2015, riproporre ancorché simbolicamente un elemento di divisione che ha molto pesato sulla storia d'Italia, mentre - piuttosto - ci si dovrebbe dedicare con tutte le energie a riscoprire e ad attuare i valori comuni e fondanti della nostra convivenza.
Lei lamenta che la Chiesa cattolica si ingerisca nella politica nazionale: mi duole non essere d'accordo; la Chiesa cattolica, al pari di qualsiasi altra forma aggregativa, ha il diritto costituzionalmente garantito a chiunque (cfr. l'art. 21 della Costituzione) di esprimere le proprie opinioni, che possono anche essere contrastanti con il comune sentire che si è formato nel tempo nel popolo italiano (i due referendum sul divorzio e sull'aborto sono molto significativi in proposito); nondimeno, esprimendosi pubblicamente, la Chiesa cattolica richiama la propria legittima, millenaria dottrina, né ciò le potrebbe essere impedito se non in un regime illiberale.
A conclusione, ritengo inutile ed inattuale la dedicazione di una strada al 20 settembre, soprattutto perché sarebbe ulteriormente divisivo e rispecchierebbe una mentalità non laica, ma laicista, con uno strascico di disagio in molti, di cui non si sente - a mio parere - proprio il bisogno.
L'argomento meriterebbe ben altri approfondimenti, ai quali mi dedico abitualmente con i miei studenti di diritto ecclesiastico; l'occasione di una e-mail non è adatta all'uopo; resto, comunque, a Sua disposizione per un'eventuale continuazione del rispettoso dialogo in punto.
Con viva cordialità.

Pierluigi Gilli  
Capogruppo di Unione Italiana, Saronno"  

Di seguito il testo della lettera di Antonio D'Eramo, cui si risponde:


Data: 23/08/15 20:25

Oggetto: Re: Il XX Settembre a Saronno ... non c'è!


Spettabile signor Sindaco, signori consiglieri e assessori, organi di stampa, amici socialisti,
scrivo per la prima volta a questa nuova amministrazione e non posso che, anzitutto, augurare buon lavoro, per il bene della nostra città.
Come sta diventando mia consuetudine in questo periodo, desidero sollecitare una discussione sull'argomento in oggetto. Il Sindaco uscente non ha mai avuto la benevolenza di inviarmi il benché minimo cenno di riscontro, cosa che mi è sinceramente dispiaciuta, soprattutto perché ero abituato alla sempre pronte e articolate risposte del precedente Sindaco Gilli, che ringrazio ancora una volta. Spero che lei non voglia, in questo, ricalcare le orme del suo predecessore.
Non ripeto le cose che, se ha la pazienza di leggerle, ho scritto nelle volte precedenti: non sono "passate di moda". Sono ancora tutte valide, rese anzi più urgenti dalle tristi notizie di cronaca di quest'ultimo anno. A queste aggiungiamo le continue dichiarazioni, su tutti i fronti, del Vaticano e della stessa Chiesa, che non sono la semplice espressione di opinioni, ma una vera e propria ingerenza.
Manca ancora qualche anno al 2020, che sarà il 150° anniversario di Porta Pia, ma i temi della laicità devono essere difesi da oggi (sarebbe stato meglio se fossero stati difesi da molto tempo fa!) e ce ne rendiamo tristemente conto ogni giorno di più. I segni, i simboli hanno una forza latente che può e deve essere tenuta in considerazione. Intitolare una piazza al "XX Settembre 1870" non è una perdita di tempo: anzi, mi consenta il gioco di parole, non dovremmo perdere tempo nel procedere.
Cordialmente.
Antonio D'Eramo

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