lunedì 17 maggio 2010

Un nuovo Editto di Milano?


Uno dei miei Maestri, cui devo una buona parte della mia formazione, soleva dire che “la prova che la Chiesa sia un’istituzione di natura divina sta nel fatto che essa continua ad esistere da duemila anni nonostante il clero”. Una sentenza apparentemente dura nei confronti dei presbiteri, animata invece da grande affetto, perché ne riconosce la fragilità umana, ancor più accentuata dalla delicata funzione che essi ricoprono e che li pone alla ribalta quotidianamente.
Queste parole mi sono tornate alla mente vedendo alla televisione piazza San Pietro colma di una folla numerosa, radunatasi ieri in un corale gesto di testimonianza di fede e di vicinanza al Santo Padre “desiderosi di sostenerlo nel suo impegnativo ministero, esprimendogli affetto e gratitudine per la sua passione per Cristo e per l’umanità intera” (come scritto nel comunicato della C.E.I.)
Mi sarebbe davvero piaciuto essere là anch’io ed ascoltare le sagge parole di Benedetto XVI: ''Il vero nemico da temere e da combattere è il peccato, il male spirituale, che a volte, purtroppo, contagia anche i membri della Chiesa. Viviamo nel mondo, ma non siamo del mondo. Noi cristiani non abbiamo paura del mondo, anche se dobbiamo guardarci dalle sue seduzioni. Dobbiamo invece temere il peccato e per questo essere fortemente radicati in Dio, solidali nel bene, nell'amore, nel servizio''. E ancora: ''È quello che la Chiesa, i suoi ministri, unitamente ai fedeli, hanno fatto e continuano a fare con fervido impegno per il bene spirituale e materiale delle persone in ogni parte del mondo. È quello che specialmente voi cercate di fare abitualmente nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti: servire Dio e l'uomo nel nome di Cristo. Proseguiamo insieme con fiducia questo cammino, e le prove, che il Signore permette, ci spingano a maggiore radicalità e coerenza".
Ubi Petrus, ibi Ecclesia
: io sto con il Papa.Non si tratta di un’autoassoluzione tempestiva dopo la tempesta abbattutasi sulla Chiesa per le vergognose notizie sugli abusi perpetrati da taluni sacerdoti che, invece di essere “datori del sacro”, come dice la parola, hanno inflitto dolore ed umiliazione; è una presa di coscienza perché da questo letame possa nascere il fiore del pentimento e dell’impegno a non ripetersi.
Non può la colpa di alcuni minare o distruggere il mare di bene che un esercito sterminato di credenti, consacrati e laici, riesce a portare nel mondo, il più delle volte in modo silenzioso: sono queste le “divisioni del Papa”, quelle dell’impegno diuturno per la pace, la fratellanza, la carità, le virtù, quelle di cui i mass-media non parlano mai.
Oggi, in un mondo dalla comunicazione diffusa e sempre più urlata, votata alla scandalo, la Chiesa cattolica rimane un baluardo, anche se colpita da velenosi schizzi di fango; nelle prove sa ancora distinguersi con l’umiltà e la reazione, nonostante tutto, nonostante le insidiose campagne di stampa.
Tempi difficili per i cristiani del nuovo millennio; riflettevo – mentre ero dedito alla scrittura di alcune lezioni di diritto ecclesiastico – che forse ci vorrebbe un altro Editto di Milano, come quello del 313 d.C.: “Trovandoci noi, Costantino Augusto e Licinio Augusto, felicemente assieme in Milano, per trattare i vari affari relativi al bene e alla sicurezza pubblica, tra le cose che più ci sembrano di utilità generale, credemmo di dover innanzi tutto regolare la questione che concerne il culto della divinità, concedendo così, tanto ai Cristiani quanto a tutti gli altri, di seguire liberamente la religione che più loro aggrada, affinché la divinità che ha la sua sede nel cielo, qualunque essa sia, possa guardare con occhio benigno e propizio noi e chi è sotto la nostra autorità”.

Ma c'è in giro un nuovo Costantino?

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