venerdì 4 giugno 2010

Riflessioni di Gianfranco Librandi e di Unione Italiana


Interessante l’intervista di “Italia Oggi” (numero odierno)
http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1661714&codiciTestate=1&sez=giornali&testo=&titolo=Librandi:%20deluso%20da%20Berlusconi,%20scelgo%20Fini
a Gianfranco Librandi, presidente di Unione Italiana, imprenditore di punta nel settore dell'alta tecnologia per illuminazione, uomo che tiene alto il nome dell'Italia all'estero, da un anno ha fondato un nuovo partito, Unione Italiana, che ha l'ambizione di contrastare, prima al Nord, poi in tutto il paese, lo strapotere della Lega e raccogliere il meglio dell'esperienza di Forza Italia.
In Lombardia alle ultime elezioni ha ottenuto un lusinghiero 20% di media (unico dato in contro tendenza, togliendo consensi al Carroccio), e poi recentemente ha incontrato anche Gianfranco Fini, guadagnandosi il ruolo di (la definizione è del quotidiano Libero) «terzo-polista dinamico».

"D. Perché ha incontrato Fini, cosa c'è dietro l'angolo?R. Un ragionamento molto semplice: l'attuale bipartitismo, basato su Pdl e Pd, si è rivelato fallimentare. Non è stato capace di rappresentare le idee, la società civile, le migliori energie dei territori. Non c'è stato un vero ricambio della classe dirigente. Insomma, non siamo ancora riusciti a costruire davvero la seconda Repubblica. Vedo Fini, come il simbolo di una destra repubblicana e costituzionale che va oltre il Pdl e che scompaginerà molti equilibri.
D. Cosa rimprovera a Berlusconi?
R. Di aver disatteso i valori su cui ha fondato Forza Italia: la competenza, la meritocrazia, il libero mercato, la tutela delle Pmi, la modernizzazione. Io voglio portare a livello nazionale la protesta degli imprenditori, dei professionisti, degli artigiani, dei contadini e dei lavoratori, stanchi della sinistra ideologica e di una certa destra che ormai fa rima con le caste e le cricche. E poi, rimprovero al Cavaliere di aver ceduto tutto alla Lega. Noi di Unione Italiana vogliamo unire gli italiani del Sud, del Centro e del Nord. Attenti al falso federalismo.
D. Un suo giudizio sulla manovra di Tremonti.
R. È un pannicello caldo. Si comincia a tagliare qua e là, ma mancano interventi strutturali. I politici non ne risentiranno. E gli enti locali aumenteranno le tasse. E poi, non dimentichiamo un fatto: è vero che la Ue, il Fmi e Mario Draghi hanno apprezzato le scelte di Giulio Tremonti; ma è altrettanto vero che già chiedono un'ulteriore manovra. Segno che questa è insufficiente".

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C’è poco da aggiungere, se non che gli Enti Locali territoriali (Regioni e Comuni, le Province lasciamole perdere) rimangono in condizioni drammatiche, aggravate dai nuovi pesantissimi tagli governativi, che li ridurranno alla mera sussistenza.
Situazione seria, a cui il tanto strombazzato federalismo fiscale – nel medio e lungo periodo – non potrà dare più di tanto; anzi, con queste difficoltà, è altamente dubbio che possa essere attuato concretamente e senza danni.
Occorrono riforme strutturali, che nessun governo di mera maggioranza potrà mai fare; scelte anche impopolari, che riparino i guasti di un paio di generazioni-cicala, dispensatrici di insostenibili pensioni-baby, di invalidità a pioggia, di decine di migliaia di guardie forestali, di un apparato pubblico elefantiaco, di auto blu à gogo, che non hanno avuto il coraggio di chiudere una volta per tutte enti inutili come l’Ente Monopolio Banane e l’Ente di assistenza degli orfani garibaldini (l’ultima guerra cui parteciò Garibaldi fu quella d’indipendenza del 1866…) – per citarne solo due -.
Occorre un patto di concordia nazionale, l’union sacrée di tutte le forze politiche responsabili, in cui ciascuno si prenda la sua parte, al di là di barriere ideologiche che fanno a pugno con la storia.

Forse è bene cominciare dal basso. Come tenta di fare Unione Italiana.

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