lunedì 25 maggio 2015

Sbarchi



Il 25 febbraio 2011, su questo blog (http://pierluigigilli.blogspot.it/2011/02/fughe-di-massa.html) scrivevo:

"L’esplosiva aria rivoluzionaria che, con molta violenza, sta spazzando iregimi dell’Africa settentrionale sembra destinata ad avere, tra le più importanti conseguenze, quella di una fuga di massa da quei Paesi verso l’Europa, tramite il ponte naturale costituito dalla Penisola italiana: si parla dicentinaia di migliaia di persone in procinto di dirigersi verso le nostre coste.
La prospettiva è inquietante per molti motivi, ma per due in particolare:
-  l’ostile, comoda e cinica posizione dei Paesi nordici dell’Unione Europea, che si rifiutano di collaborare con i Paesi dell’Europa mediterranea, direttamente coinvolti in questo esodo: un brutto colpo all’ideale europeo e alle sue istituzioni, dimostrativo delle riserve mentali di alcuni Stati, solitamente così zelanti nel difendere – con i paroloni - i diritti umani e pronti a bacchettare l’Italia, che avrebbe leggi troppo restrittive sull’immigrazione;
-  la solitudine in cui si viene a trovare il nostro Paese, che non può certo far fronte da sé ad un fenomeno così diffuso (epocale, è stato definito), con problemi pratici di enorme rilevanza non solo di natura economica: i soldi, anche se l’Unione Europea ne stanziasse, non bastano; si tratta di ben altro, di dare un’accoglienza civile ed umana.
Ma prima ancora di queste amare riflessionistento a capire per quale ragione migliaia di persone aspirino ad abbandonare i loro Paesi dopo aver fatto una rivoluzione per abbattere regimi dittatoriali e conquistare libertà e democraziaperché, finalmente liberi, soprattutto i più giovani, non s’impegnano nella ricostruzione delle loro patrie, non si rimboccano le mani da protagonisti di società nuove, affrancate dai limiti di sistemi polizieschi?Perché non si rendono autori del loro futuro, della redistribuzione delle ricchezze depredate dai regimi corrotti che hanno concorso a distruggere?Da che cosa fuggono, ora che hanno l’occasione di vivere più dignitosamente e senza il peso di governanti feroci e repressivi, con l’orgoglio di averli sconfitti?
Certo, in questa situazione rivoluzionaria, i migranti diventano profughi per il diritto internazionale, sicché non sarebbe giuridicamente lecito non dare loro asilo.
Forse che, allora, queste rivoluzioni  si trasformino in un ben congegnato grimaldello per lo stravolgimento degli assetti politico-storico-sociali-religiosi dei Paesi europei mediterranei?"

Da allora, la situazione si è evoluta in peggio (guerre, persecuzioni di cristiani e di altre minoranze religiose, fanatismo crudele e distruttivo del famigerato califfato), ma il problema di fondo è rimasto lo stesso: l'Italia è lasciata da sola, i Comuni - delegati dalle Prefetture - non sanno più come ricoverare decorosamente gli sbarcati; gli Italiani in difficoltà si vedono posposti ai nuovi arrivati, con l'insorgenza di una nuova, temibile guerra tra poveri.
Sembra che l'Unione Europea incominci a riconoscere il problema, per farsene carico collettivamente; ma ancora diversi Stati sono riluttanti ad accogliere le quote di immigrati che sarebbero loro proporzionalmente assegnati.
Il risultato non cambia: da una parte, una schiera innumerevole di disperati e di illusi; dall'altra un Paese che - ancora in preda alla crisi economica - non ce la fa più ad essere accogliente.
Con devastanti conseguenze a livello locale.
Urge una seri presa di coscienza dell'Unione Europea, che non può richiedere soltanto rigidità e severità economico finanziaria, ma deve dimostrare di essere veramente un'unione e non soltanto una mascherata monetaria, che non dà alcuna sicurezza.
 

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