giovedì 14 ottobre 2010

Eques


Oggi pomeriggio riceverò dal Sig. Prefetto di Varese il diploma con cui il Presidente della Repubblica, il 2 giugno scorso, Festa della Repubblica, mi ha nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Si tratta per me, inutile nasconderlo, di motivo di orgoglio e di onore, un segno pubblico che, riflettendo, penso sia legato all’impegno che ho dedicato alla mia città nel decennio 1999-2009.
La concessione dell’onorificenza non ha una motivazione dettagliata; la legge istitutiva dell’O.M.R.I. ed il suo Statuto si riferiscono genericamente allo scopo di "ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione (...) nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari (...)", dal che deduco che si siano riconosciute nelle mie attività i requisiti occorrenti per la decorazione.
Mi piacerebbe, tuttavia, poter credere che il Capo dello Stato, nel firmare il decreto di nomina, abbia avuto presenti la fatica, le ansie, i dubbi, la pazienza, la trascuratezza di sé e dei propri familiari, il tempo permanentemente dedicato alla comunità, le forti responsabilità che le migliaia di Sindaci e di Amministratori Comunali – le autorità più vicine ai concittadini, con i quali condividono la vita quotidiana – affrontano silenziosamente ogni giorno, al di là dell’apparenza degli apparati e dell’esercizio di funzioni spesso scambiate per esercizio del potere per sé stesso o per ricerca di privilegi.
Malgrado questi momenti di crisi della politica e di sfiducia montante nei confronti di essa, rimango convinto che gli Amministratori Comunali, seppure con le difficoltà derivanti dal loro carattere, dalla loro educazione, dalla loro cultura, siano nella massima parte una risorsa vera per il nostro ordinamento, poiché impegnano sé stessi nel fare, non tanto nel discutere, e sono costantemente sottoposti, con la loro faccia, al giudizio rigoroso dei loro cittadini: non da lontano, da un mondo ovattato e sovente astratto dove ci si chiama onorevoli, ma da vicino, gomito a gomito con i propri amministrati.
Se fosse così, sarei ancora più contento per un riconoscimento che sento diretto a me come “riassunto” degli altri Amministratori che – ciascuno con la propria funzione - mi hanno aiutato generosamente nello svolgimento dei miei còmpiti e dei miei doveri verso la Città a cui sono intimamente legato e gratissimo e di cui rimango a disposizione, senza pretesa alcuna,  per quanto abbia potuto imparare.
Adesso non mi resta che imparare ad andare a cavallo.

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