lunedì 4 maggio 2009

Patacche e patacas


Timeo Danaos et dona ferentes: ho paura dei Danai anche quando portano doni.
Detto che si attaglia perfettamente alla sarcastica condiscendenza con cui il candidato più à la page alla carica di Sindaco, per una volta mi dà ragione.
Non ne abbiamo bisogno, soprattutto quando, con un’eleganza non consona al suo snobbistico stile di nostrano maître à penser, conclude con l’insulto davvero sopra le righe e privo di qualsiasi senso di rispetto: dandomi dello spacciatore di patacche (reato, tra l’altro, punito dall’art. 453 del codice penale, come Lui ben sa): che cosa somministri Lui al pubblico, nella mia pochezza io non l’ho ancora capito; molto fumo, molto volare alto, molto compiacimento aristocratico da primo della classe.
La pataca è la moneta in uso nel territorio di Macao, valuta ufficiale. Non ho mai visitato questo lembo di terra già portoghese alle porte della Cina sterminata; per curiosità, sarà bene che vi ci faccia un giro, in compagnia dell’esimio contraddittore - se si degnerà -, il quale perfezionerà così, dal vivo, la sua conoscenza della pataca e se ne riempirà il portafogli, per completare la parte economico-finanziaria del suo superbo programma.
Da anni sopportato in casa, a casa mia rientro sereno e tranquillo, con la coscienza di avere adempiuto i miei doveri istituzionali; dopo due elezioni vinte col voto dei miei Concittadini, non dopo tanti e variegati tentativi di elezione mai andati a buon fine perché carenti di suffragi.
Forse perché non si è mai stati messi veramente alla prova si è così proclivi a criticare gli altri: con insuperabile albagìa, per di più. Si tratta, suppongo, di training autogeno di un perenne a riéccolo!
Infine, pericolose sono le idi di marzo; ignoravo che aprile fosse il mese più crudele: anche per il genetliaco – nello stesso giorno – del mio implacabile osservatore, di Adolfo Hitler, di Napoleone III, di Massimo D’Alema?

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