mercoledì 13 maggio 2009

13 maggio


A mia moglie, che oggi compie gli anni, i miei auguri da lontano; ma siamo vicini, ormai quasi alle nozze d’argento. Lei sì che sa… resistere!
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Il 13 maggio è anche il giorno della Madonna di Fatima e dell’attentato a Giovanni Paolo II nel 1981.
Ho ricordi diretti di quel pomeriggio; mi trovavo all’Università Lateranense a Roma, all’annuale convegno di diritto canonico. Dopo la pausa per il pranzo, il Card. Pericle Felice (che la mattina aveva tenuto una prolusione in uno splendido latino aureo) sbiancò dopo aver letto un biglietto portogli da un assistente: ci annunciò trasecolato che il Santo Padre aveva subito un attentato.
Scoppiò il putiferio, il convegno fu interrotto; da una cabina telefonica di Piazza San Giovanni riuscii ad augurare buon compleanno alla mia allora fidanzata, che commossa al pari mio mi diede qualche notizia in più pervenuta dalla televisione.
Preoccupato e sgomento, guadagnai la metropolitana e giunsi a Via Lepanto in una città ormai deserta, negozi chiusi, finestre tappate; il silenzio irreale era rotto solo dal risuonare violento di lontane sirene.
Rientrai in pullman alla Scuola di Artiglieria a Bracciano dopo un viaggio rapido e muto; silenzio anche tra le centinaia dei miei commilitoni, raccolti tutti in un grande rispetto per il Papa.
La sera dopo, a decine, avuto il permesso straordinario di rientrare con mezz’ora di ritardo, ci precipitammo a Roma per partecipare al Rosario presieduto dal Cardinal Vicario Poletti, per impetrare la guarigione di Karol Wojtiła: piazza San Pietro era un’unica folla in preghiera, sotto un cielo sereno, di un incredibile blu, l’oscurità incipiente rotta solo da un largo raggio di luce azzurra.
Raramente ho avvertito un così profondo senso di partecipazione collettiva, che si esprimeva con compostezza e tensione verso il silenzio, a parte le parole del Rosario.
Un’assemblea spontanea, muta, addolorata, in ansia per un Uomo che stava lottando per la vita.

Le rondini, numerose ed alte nel cielo di maggio, continuavano a cantare le lodi a modo loro.

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