sabato 16 maggio 2009

Ironia difensiva


Le campagne elettorali sono difficili per chiunque vi partecipi da concorrente; stancano fisicamente, richiedono tempo, passione, attività. Sono esigenti, perché coinvolgono anche la propria vita personale, che – uscita dalla privacy e divenuta pubblica – ne viene condizionata.
La prima regola per ogni aspirante a questa dimensione pubblica è… imparare a mandare giù: gli attacchi alle opinioni, alle idee, ai programmi, all’orientamento ideologico ciascuno li mette in conto come una cosa inevitabile.
Meno facile è convincersi che gli avversari (mai usare il termine “nemici”) sono anche proclivi ad osservazioni di carattere personale, spesso pungenti, che a nulla servono ai fini del confronto dialettico, ma sanno innervosire ed alzare la tensione, specie se sono provocazioni studiate a tavolino per misurarne l’effetto.
La risposta ironica, a mio avviso, è l’unica strada percorribile; una battuta spiritosa stempera gli animi, dimostra capacità reattiva senza il ricorso all’ascia.
L’ironia, soprattutto su sé stessi, non è da tutti; riderci sopra fa bene e svela l’umanità, al di là di apparenze seriose, competenti, direi quasi professionali.
In tal senso, ho ammirato il Ministro Renato Brunetta – vittima privilegiata di battute anche di pessimo gusto -, che sa reagire in modo avvincente; l’ho sentito dire, nel bel mezzo di un discorso: “a queste cose pensavo già fin da piccolo”; pausa; conclusione: “be’, dopo non sono cresciuto più di tanto”; risata liberatoria dei presenti ed applauso, anche di chi non lo stava ascoltando con particolare condiscendenza.
Un modo brillante per continuare il dialogo, attraverso la simpatia personale, che non significa abbassare la guardia sulle proprie idee o cedere all’avversario.
Diffido, dunque, di chi si prende troppo sul serio e, tutto d’un pezzo, si presenta come il salvatore della patria, possessore della bacchetta magica e della panacea senza dubbi; è destinato prima o poi a volare in alto, gonfio come un dirigibile.
Quando se ne accorgerà, si risveglierà penosamente piagnucoloso.


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