martedì 3 maggio 2011

Ricami (40 ): nel post-Osama, evviva il Pakistan


Osama bin Laden è stato individuato ed eliminato a circa 60 km da Islamabad (“città dell’Islam”), capitale del Pakistan, definito nazione indispensabile per il controllo dei terroristi, alleato in prima linea degli USA.
Un bel Paese, in cui, l’intento discriminatorio nei confronti degli infedeli è esplicito: in Pakistan infatti, dove la minoranza cristiana e induista rappresenta il 5%, ossia circa 9 milioni di persone (milioni, non bruscolini), è stata imposta la shar’ia, la legge coranica, come unica fonte del diritto, a cui sono soggetti anche i non musulmani, con conseguenze aberranti:
  •  alle elezioni, i non islamici possono votare solo per i pochi seggi loro riservati;
  •  per la celebrazione dell’Eucarestia cristiana, i sacerdoti devono munirsi di permesso della Polizia per usare il vino, altrimenti proibito e punito;
  •  in tutte le scuole pubbliche è obbligatorio seguire l’insegnamento della religione musulmana anche per gli alunni appartenenti ad altre fedi;
  • la legge contro la “blasfemia” (art. 295 del Cod. pen.) prevede pene durissime, fino alla pena di morte, per chi sia sospettato d’aver offeso l’islam (circa 700 cristiani sono stati imprigionati per tale ragione, senza possibilità di difesa, poiché la testimonianza dei musulmani prevale d’ufficio su quella dei cristiani); 
  • tutte le cause civili e penali sono decise secondo il Corano, nei tribunali guidati da religiosi musulmani, anche se le parti non sono musulmane.

Il paese sognato da Osama, dunque, che l’alleato ai pakistani Obama ha fatto togliere di mezzo.

Chissà come la prenderanno i Pakistani pii, devoti e pacifici: così?

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