giovedì 7 luglio 2011

Abolire le Province


Unione Italiana promuove una proposta popolare di legge costituzionale per abrogare le Province: a partire da settembre, inizierà la raccolta delle almeno 50.000 firme di cittadini elettori, necessarie per la presentazione all'una o all'altra Camera della proposta stessa.
Ritengo l'iniziativa meritevole di successo, per una pluralità di ragioni, non soltanto economiche (notevolissimi risparmi), ma soprattutto pratiche e ricognitive della'antichissima tradizione italiana fondata sui Comuni.
Il venir meno di un ente territoriale intermedio, che impiega la maggior parte delle proprie risorse per mantenere il suo apparato burocratico-amministrativo, consentirebbe ai Comuni, in proprio o per delega regionale, di svolgere le identiche funzioni in modo sicuramente più vicino ai cittadini ed alle loro esigenze.
Ma v'è di più: se - come significativamente prevede l'art. 10 della proposta, cui non sono estraneo - l'indirizzo sarà quello di consentire ai Comuni di gestire insieme, in forma di aggregazioni spontanee, alcuni servizi, si darebbe un vero impulso al federalismo, autentico: non per obbligo di circoscrizioni provinciali rigide, ma per affinità, concordanza di obiettivi, tradizione, i Comuni potrebbero costituire entità "contrattuali" finalizzate di dimensioni medio piccole, anche per tempi limitati e definiti, sulla base di patti territoriali ad hoc, destinati alla risoluzione comune di alcuni precisi problemi; si sceglierebbero tra loro, a seconda delle necessità, purché all'interno di un'unica Regione, senza dover costituire nuovi apparati burocratici ed istituzionali. Starebbero insieme per reciproca convenienza, con risparmi di tempi, personale e denaro pubblico, sottoposti al vigile controllo delle loro popolazioni.
Quindi, ripartendo dalle comunità storiche originarie, i Comuni, orgogliose delle loro autonomie risalenti a secoli addietro, si potrebbe decisamente far evolvere la nostra architettura costituzionale verso nuove ed originali forme di  cooperazione tra Comuni e addirittura di fusioni volontarie (esistono troppi piccolissimi Comuni, di meno di 200-200 abitanti!), senza inutili sovrastrutture rappresentative, da grande costo e pressoché sconosciute ai cittadini.
Le province nacquero dai départements imposti dal centralista Napoleone quali  circoscrizioni  governative affidate ad un Prefetto, senza meditati e storici legami con un territorio omogeneo: basti pensare alla nostra città, Saronno, che - nonostante in tutto e per tutto graviti su Milano - costituisce dal 1927 una sorta di enclave della Provincia di Varese, a cui non è unita da alcun motivo storico-economico, relitto di confini tracciati con la penna su una mappa geografica, che ha condotto al vero e proprio dramma di un Comune, come il nostro, di soli 11 kmq, confinante con addirittura 4 Province (oltre a Varese, Milano, Como e da poco anche Monza e Brianza). 
Situazione che è fonte di enormi problemi amministrativi e ben lontana dalla realtà del c.d. "Saronnese", così com'è percepito dalla popolazione dei Comuni delle 4 Province che gravitano, appunto, su Saronno per molti servizi (sanitari, scolastici, amministrativi, commerciali); situazione assurda, come, p.es., per la gestione del ciclo integrato delle acque: Saronno appartiene al bacino imbrifero del torrente Lura, ma sulla base della normativa è costretta a far parte dell'ATO della Provincia di Varese, con cui non ha nulla a che spartire, mentre, insieme ai Comuni Comaschi rivieraschi del Lura, da anni aveva spontaneamente dato vita a Lurambiente per la gestione comune della depurazione per il bacino di utenza ideale per l'erogazione e per il coordinamento di questo servizio; per non dire del trasporto pubblico interurbano!
Gli esempi potrebbero essere citati a iosa; ma mi fermo qui, per ora.
Di sicuro, in un'epoca in cui tutti si sciacquano la bocca con la fatale parola federalismo, l'abolizione delle Province (inutile livello territoriale costoso e fonte di spesa) ci porterebbe per mano, tramite il sano decentramento, all'attuazione dei princìpi federalistici di natura non solo fiscale, ma soprattutto di responsabilizzazione delle popolazioni e dei loro rappresentanti elettivi e di corrispondenza tra istituzioni territoriali e tradizionali ripartizioni popolarmente sentite.
Nonostante il caldo estivo, prepariamoci, dunque, dopo le vacanze, ad uno sforzo popolare e genuino per segnalare, con una firma, la volontà di riforma del nostro sistema, visto che lo scorso 5 luglio la Camera dei Deputati ha rigettato due proposte di legge costituzionale per l'abrogazione delle province presentate da Italia dei Valori e da U.D.C.: contrari P.D.L. e Lega, astenuto il Partito Democratico (né carne, né pesce: ma sostanzialmente contrario).
A presto!

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