domenica 4 settembre 2011

Ricami (49): gli smemorati di Villa Gianetti

  
Dal sito del Comune apprendiamo che domenica 25 settembre 2011, dalle ore 16.00, in occasione delle giornate europee del patrimonio, si riscoprirà Villa Gianetti.
Nel volantino illustrativo della manifestazione, si ricostruisce la storia, anche la più recente, della Villa: “Dopo un periodo di sottoutilizzo, il complesso fu compiutamente ed adeguatamente restaurato, anche grazie alla passione e competenza, con cui seguirono i lavori tutti i funzionari del Settore Stabili dell’Assessorato alle Opere Pubbliche, e nel 2003 poté essere recuperato a nuove funzioni pubbliche”.
Parole lievi ed esornative: quello che viene ricordato come “sottoutilizzo”, in verità, va letto come “totale abbandono”, allorquando la Villa fu lasciata in balìa di chiunque, al punto che parte dei pregiati pavimenti di legno furono bruciati in allegri fuocherelli dagli sbandati che vi trovavano ricetto (senza nulla togliere al grande impegno dei funzionari comunali, davvero encomiabile, quei lavori sono orfani,  non si sa da chi furono voluti e seguiti con altrettale impegno e passione; non certo da chi oggi li esalta, che erano di tutt’altro avviso).
Nel 2000/2001, utilizzando parte del cospicuo lascito involontario dell’Amministrazione di sinistra (c’erano 7 miliardi di lire rimasti da anni inutilizzati nelle pieghe del bilancio), la mia prima Amministrazione decise di por mano ai restauri di Villa Gianetti.
Come non rammentare i sarcasmi dell’allora opposizione? Sinceramente, solo l’attuale Sindaco si distinse per onestà intellettuale parlando di “scelta coraggiosa”; ma i suoi compagni d’avventura, non la mandarono giù: con toni sdegnosi, qualcuno definì il progetto di basso profilo, tanto che sarebbe stato meglio lasciare la Villa così com’è (in rovina!); altri, oggi potentissimi, preconizzarono che, dopo i restauri, Villa Gianetti restaurata sarebbe stato uno scatolone vuoto.
Si è visto! Oggi, auspice l'ìnclita provvisoria Amministrazione (I.P.A.), Villa Gianetti è un gioiello del patrimonio, meritevole di visite popolari.
Finalmente se ne sono accorti… E magari non rideranno più, con la consueta albagìa di snob antropologicamente superiori, del lavoro fatto da altri o dei begli arredi liberty donati da un benemerito Concittadino (infatti, come si scrive nel cit. volantino, “la storica e nobile Casa, è divenuta degno luogo di rappresentanza della Città”).
Magari non si turberanno più se gli anni dell’abbandono di Villa Gianetti furono da me definiti colpevoli, come scrissi a bella posta nell’epigrafe commemorativa dell’inaugurazione avvenuta il 2 giugno 2003 (incluso il restauro della bella Madonna sulla facciata, che era stata oggetto di scherno e di sputacchiamenti, per i quali talune devote al centro-sinistra avevano sollevato un’indecorosa polemica nei miei confronti e non verso chi la Villa aveva così ridotto a furia di chiacchiere e di funambolici progetti…):

DOMUS  HAEC   PRAECLARA
MULTOS  PER  ANNOS  MUNICIPALES  AEDES
EX  HOMINUM  AC  TEMPORIS  INCURIA  EREPTA
SERONIENSIUM  CIVIUM  COMMODITATI
LARGE  EFFUSEQUE  RESTITUTA
ANNO  DOMINI  MMIII  MENSE  IUNIO  DIE  II
LVII  AB  ITALICA  REPUBLICA  CONDITA (*)

(*) “Questa nobile casa, per molti anni sede del Municipio, strappata all’incuria degli uomini e del tempo, con larghezza ed abbondanza fu restituita all’uso dei concittadini Saronnesi il giorno 2 giugno dell’anno 2003, nel 57° anniversario della fondazione della Repubblica Italiana”.

L’inaugurazione fu un vero evento, dei Saronnesi, più che degli Amministratori (si veda “Città di Saronno” – oggi il periodico non c’è più… - del luglio 2003). Fu anche l’occasione per inaugurare il piccolo, ma delizioso Centro Studi sul Chiarismo intitolato al saronnese pittore Francesco De Rocchi, alcune opere del quale, per la generosa munificenza della figlia Pier Rosa, sono tuttora esposte in comodato presso Villa Gianetti: così – oggi – lo descrive il cit. volantino con sorprendente entusiasmo:  Particolarmente significativo è stato l’insediamento di una struttura museale dedicata al movimento pittorico assunto a notorietà come Chiarismo e ciò per ricordare un importante esponente di tale espressione artistica: Francesco De Rocchi, nato a Saronno nel 1902 e ivi sepolto, nel cimitero maggiore”.
Villa Gianetti, dunque, è tornata a risplendere da qualche anno; i suoi giardini, a breve, a quanto si apprende, saranno anche dotati di un impianto wireless, ciliegina su una bella torta, di cui mi compiaccio: segno dei tempi e segno dell’importanza che la Villa ha riconquistato nel cuore dei Saronnesi.
Confortato da tante conversioni postume di illustri smemorati, concludo rinfrancato con le parole che scrissi nel 2003 per il recupero della Villa Comunale: “Tanti eventi si sono succeduti in questo edificio, da quando, acquistato nel 1923 per essere destinato a sede municipale, ha ospitato per quasi settant’anni il Comune, conquistandosi un posto d’onore nei riferimenti precisi dei Saronnesi; qui si sono alternate Amministrazioni ed Amministratori, qui si sono segnate le tappe fondamentali della nostra vita civica: questa vecchia Signora torna alle origini; abbiamo saldato un debito con le generazioni che ci hanno preceduto; tocca ai Saronnesi, d’ora innanzi, rendere viva e frequentata la loro casa. Non dubito che sarà così; personalmente, sono orgoglioso per quanto fatto, con spirito di… saronnesità e di affetto per la nostra città”.
L’orgoglio mi è rimasto (anche per Piazza Santuario, oggi ridotta a parcheggio; per Piazza San Francesco; per la Civica Sala Consiliare “Vanelli”; per i pennoni in piazza Libertà; per l’auditorium “A. Moro” restaurato; per il quadrato militare al Cimitero; ecc., ecc.).
Chissà quali sentimenti albergano in chi è di memoria corta e si deve accontentare di magnifiche realizzazioni, come un lussuoso ricovero per biciclette in Municipio e poco più: in un anno e mezzo, non s’è visto altro; tante parole, obamicamente ispirate, invece, sì. 

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