giovedì 8 settembre 2011

Ricami (50): Saronno Servizi divorata dalla "politica"


Siamo portati per natura a supporre che gli aspiranti alla santità e chi l’abbia già conseguita per ragioni onomastiche siano scrupolosamente veritieri e dediti alla trasparenza.
D’altra parte, per habitus professionale, abbiamo l’abitudine di fondare ogni giudizio su documentazione provata.
Proprio dal confronto di documenti e dichiarazioni, spesso spuntano – inesorabili – le discrepanze.
A comprova, la lettura delle esternazioni sindacali ed assessorili in merito alla situazione di Saronno Servizi s.p.a. ci ha portato a smentire la nostra supposizione iniziale.
Com’è noto, ben tre Consiglieri su cinque del Consiglio d’Amministrazione di Saronno Servizi s.p.a. – nominato nemmeno un anno fa – si sono dimessi, sicché l’intiero Consiglio viene travolto dal venir meno della maggioranza dei suoi componenti (tutta riferibili all’attuale provvisoria maggioranza).
Secondo il Santo, Assessore al Bilancio, infatti, «tale scelta era stata presa per razionalizzare i costi della politica e delle strutture amministrative»: insomma, un gesto encomiabile e di grande significato.
Il Sig. Sindaco, per contro, imporporito dall’imbarazzo, non ha osato negare che ci fossero incomprensioni tra i Consiglieri (tutti di maggioranza) del C.d.A., sicché, pudicamente, ha comunicato che «per il bene della società, dopo diverse discussioni si è ritenuto di chiedere ai componenti di rimettere il mandato». E motiva ambiguamente: «D'accordo con gli altri comuni che fanno parte della società contiamo di avere presto un nuovo consiglio di amministrazione, forse anche di tre membri, in maniera di tagliare ulteriormente i costi».
Dunque, le massicce dimissioni sono state date per il bene della società: se ne deve dedurre, quindi, che quel C.d.A., per dissidi interni, si dedicava più a lotte intestine che all’amministrazione seria e proficua della società, per il suo bene?
Per capire meglio, ci siamo immersi nella lettura dei verbali delle sedute del C.d.A. nouvelle vague di Saronno Servizi, ammirati per il linguaggio sontuosamente tecnico e difficile, infarcito di termini inglesi oggi alla moda, degno di veri manager; al di là di ciò, abbiamo capito, direttamente e senza la mediazione delle interpretazioni sindacal-assessorili.
Dunque, lo sbandierato taglio dei costi è la foglia di fico che non riesce a nascondere una litigiosa realtà, che appare in tutta la sua crudezza dagli stessi verbali delle riunioni del dimesso Consiglio; eccone una piccola cernita, tratta dai verbali stessi:
-          16 febbraio 2011: approvazione del nuovo organigramma aziendale e riorganizzazione: la proposta del Presidente viene approvata a maggioranza, tre contro due (di cui uno «dichiara il proprio dissenso rispetto ad un organigramma all’interno del quale siano affidate attribuzioni a soggetti che egli ritiene non qualificati  e sostiene che l’organigramma risulta squilibrato»);
-          7 marzo 2011: il verbale della seduta precedente è approvato a maggioranza, tre contro due (di cui uno si astiene e l’altro «chiede che venga messa a verbale una propria dichiarazione di voto, il cui testo, dattiloscritto e sottoscritto, consegna contestualmente al segretario», scontento di quanto verbalizzato);
-          15 aprile 2011: approvazione del bilancio di esercizio al 31.12.2010: un Consigliere «dichiara di dissentire rispetto all’assoggettamento dell’approvazione del bilancio a procedura di controllo analogo»;  il Presidente «riafferma la piena legittimità del proprio operato»; un altro Consigliere «esprime le proprie riserve in ordine alla perdurante mancanza, alla data, di un bilancio di previsione che rappresenti il tendenziale andamento aziendale per l’anno 2011». Il bilancio è approvato con un’astensione;
-          28 giugno 2011: 4° punto all’o.d.g.: un consigliere «esprime una decisa censura in ordine all’operato del Presidente e dichiara di avere preso personalmente contatto con (omissis) al fine di ottenere chiarimenti e di avere acquisito dallo stesso un documento»; il Presidente «dichiara la propria perplessità circa il fatto che la richiesta di chiarimento non fosse stata richiesta dal Consigliere allo stesso Presidente e soprattutto circa il fatto che il Consigliere, essendo entrato in possesso di documenti che sarebbero stati prodotti ad uso della società, abbia omesso di protocollarli, trattenendoli in via personale ed esclusiva»; il medesimo Consigliere «reitera la censura, di cui chiede venga messa a verbale espressa menzione».
Basta così! Ne emerge un clima di sospetto, di sfiducia reciproca, di invasioni di campo, di dissensi sugli atti fondamentali della società che non ha impedito, tuttavia, di introdurre una nuova consulenza per il controllo di gestione del costo di € 30.000,00 annui (più oneri di legge) e di ampliare un’altra consulenza, raddoppiandola ad € 50.625,00 annui (più oneri di legge), nonché di mantenere quelle già in corso (sedute del 13 e 23 dicembre 2010, periodo natalizio, di cadeaux e cotillons).
Ma i contrasti non si limitavano a quelli tra consiglieri; ce n’era un altro, radicale e di metodo, con il Comune di Saronno, socio di pressoché totale maggioranza; infatti, la filosofia consiliare era ben espressa nel verbale del 16 febbraio 2011, in cui si dichiarava perentoriamente che «il Consiglio, nella sua composizione collegiale, resta sempre il dominus (sic) dell’azienda, come tale titolare di un potere di indirizzo, supervisione strategica, verifica della corretta gestione degli assetti strutturali e del loro funzionamento»; ci permettiamo di notare che il dominus di una persona giuridica qual è un società per azioni è l’assemblea dei soci, che sono i proprietari della società, massime quando i soci sono dei Comuni, i cui rappresentanti sono solo quelli legittimamente eletti dai cittadini; il C.d.A. è un organo esecutivo; qualcuno l’avrebbe dovuto dire ai Signori Consiglieri...
Per l’appunto, l’ìnclito Assessore Santo, all’assemblea della società del 19 maggio 2011, si esprimeva così: «circa le difficoltà presenti all’interno del Consiglio, come segnalate dal Presidente, precisa che la disciplina della società ed il rapporto della stessa con l’Amministrazione Comunale sono influenzati dagli artt. 2497 e ss. del codice civile, riguardanti la direzione e il coordinamento di società, oltre che dalle regole sul controllo analogo previste dalla normativa pubblica». Proseguiva: «vi è dunque, in determinate situazioni, una necessitata prevalenza delle scelte dei soci su quelle dell’Organo Gestorio, stante che, attraverso l’obbligatoria previsione statutaria del controllo analogo, la relazione tra i soci e la società risulta riconducibile ad una forma di delegazione interorganica». Pertanto, concludeva piamente: «Tale peculiare modalità di conduzione della società ha creato un confronto molto serrato all’interno del Consiglio d’Amministrazione, che ci si augura possa presto sfumare» e chiosava: «resta il fatto che occorre che la società sia messa in grado di funzionare nell’interesse dei soci ed a tal fine è necessario che il problema venga risolto in radice sul piano politico (sic!)».
Al di là del linguaggio semiesoterico, in altre parole si riconosceva apertamente il contrasto all’interno del C.d.A.; il contrasto di questo con il Comune-socio; la rivendicazione del Comune-socio di dire al C.d.A. che cosa fare; altro che Consiglio = dominus dell’azienda! Mera cinghia di trasmissione di decisioni prese altrove, dalla politica, perché il Consiglio doveva ancora «essere messo in grado di funzionare»….
Il cit. Assessore, comunque, ha pure trovato il tempo di «dichiarare la propria soddisfazione per il risultato di bilancio (2010), che presenta un utile dopo due anni di chiusura in perdita che avevano creato difficoltà al bilancio comunale».
E qui pecca di omissione e di guasconeria (pensieri, opere ed omissioni), reiterate in altre dichiarazioni alla stampa rese con il turibolo fumigante pro se ipso: dimentica, infatti, l’ìnclito, che il “suo” C.d.A. ha “gestito” la società per pochi mesi nel 2010 (occupandosi di organigrammi, studi, approfondimenti, consulenze e… contrasti) e che il bilancio previsionale del 2010 era stato approvato dal precedente C.d.A., che aveva, appunto, già previsto un utile di circa € 40-50.000,00!
La previsione altrui è stata dunque rispettata, non certo per merito dei nuovi arrivati; ma l’Assessore ne mena vanto, anche se, il 19 maggio 2011, deve riconoscere che «occorre che la società sia messa in grado di funzionare nell’interesse dei soci», mentre il Sig. Sindaco, come riportato all’inizio, ha ammesso che «per il bene della società, dopo diverse discussioni si è ritenuto di chiedere ai componenti di rimettere il mandato».
Bellissimo risultato di questa Amministrazione e di questo C.d.A. presentato come «una squadra di esperti, preparati e non politici» (sicuramente un ex segretario cittadino dei D.S. – di per sé degnissima persona - non rientra nella categoria dei politici…..):  siamo a 11 a 1; il precedente Presidente ha amministrato Saronno Servizi per 11 anni, raddoppiando più volte il fatturato; l’attuale è durato neanche un anno, come il suo superbo, intellettuale e manageriale C.d.A., che non ha fatto nulla di originale e, tra l’ansia di epurare il pregresso e la litigiosità inerna, si è limitato all’ordinaria amministrazione per fortuna affidata a capaci funzionari.
Siamo tornati ai governi balneari, alla faccia della stabilità.
Saronno Servizi s.p.a può aspettare e schiacciare un pisolino, mentre i nostri (provvisori) strateghi e reggitori di sinistra si perdono in discussioni poiché, secondo il Sant’uomo, «è necessario che il problema venga risolto in radice sul piano politico».
Impressionante.
In che mani siamo finiti?

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