giovedì 17 novembre 2011

Nuovi politici-amministratori


A margine del mio ultimo intervento, un'interessante riflessione di Lorenzo Guzzetti, Sindaco di Uboldo, che mi induce ad una replica:
"Solo una provocazione e una riflessione che faccio anche a me: ma non è che serve questa gente perché l'Italia non riesce più a partorire politici seri, preparati e capaci? Sfiderei l'80% del governo precedente a sapere la differenza tra una determina e una delibera...e non vado oltre. Per me che tento di fare politica è molto deprimente questo stato delle cose, ma confido in un risveglio deciso, serio e concreto delle persone appassionate dalla politica. O meglio, lo spero".

E già, caro Lorenzo, hai còlto il nòcciolo del problema: la crisi della politica
Quando si forma un vuoto, qualcuno lo riempie subito, è una regola... fisica, che si applica anche in questo campo. 
La "politica" si deve coniugare necessariamente con l' "amministrazione", a mio avviso. Non ci si può improvvisare amministratori senza aver un minimo di conoscenza delle regole dell'amministrazione; altrimenti, il "politico" è in balìa dell'apparato tecnico, che è immutabile e sa districarsi benissimo nella palude del nostro complicatissimo ordinamento. 
Ecco perché, apparentemente, un buon "tecnico" è potenzialmente un buon "amministratore": ne conosce tempi e modi, regole ed organizzazione, sicché parla con i funzionari nella stessa lingua. 
Tuttavia, il "tecnico-amministratore" corre il serio rischio di essere un teorico (un "professore") che agisce nel presunto interesse dell'amministrazione tout-court e non ha la sensibilità sociale che, per contro, dovrebbe essere la molla che spinge un "politico". 
L'amministrazione "tecnica" può anche essere perfetta secondo le regole scientifiche; ma siamo sicuri che sappia interpretare e cogliere i bisogni, le aspirazioni ed anche i sogni degli amministrati? 
Purtroppo, anche per esperienza personale, mi sono reso conto dell'approssimazione, della superficialità e delle velleità di molti "politici"; altrettanto devo dire dei "tecnici", rigidi e fermi al cavillo e all'applicazione maniacale delle norme, anche se astruse. 
Il politico deve dare gli indirizzi da seguire nell'amministrazione, ma deve pure valutare se le sue direttive siano compatibili con l'ordinamento, con la legittimità, con la realtà. 
Nei giorni presenti, l'affidarsi con aspettative quasi miracolistiche a dei tecnici, per quanto bravi e preparati, significa riconoscere espressamente che la classe politica è incapace di governare: non disturbate il manovratore... lui sì che sa come tirarci fuori dalle secche della crisi... 
Ma allora a che cosa serve la democrazia rappresentativa? 
Basterebbe dare il còmpito di governarci a tecnici scelti con severi concorsi pubblici e saremmo a posto...
È un'idea pericolosa, anche nelle emergenze; concorre ad infondere sfiducia nei cittadini, che piano piano si abituano ad affidarsi all'uomo provvidenziale di turno
Invece, non abbiamo bisogno di salvatori della Patria, ma di persone preparate e fortemente motivate che si dedichino al servizio dei cittadini nell'àmbito di una visione "politica" positiva, produttiva e concreta.
Già qualcuno parla di rottamazione dei gerontosauri della c.d. politica; credo che abbia ragione; noi siamo ingessati in un sistema paleolitico, in cui i politici o sono ancora quelli di decenni fa (soprattutto in una parte risparmiata sorprendentemente dalla decimazione di tangentopoli), o sono "nuovi" (quelli ormai stagionati da un ventennio, frutto della discesa in campo di un imprenditore geniale che credeva di poter applicare all'amministrazione gli stessi sistemi di un'azienda). 
Entrambe le categorie hanno fallito, salvo qualche eccezione. Si sono disperse in una defatigante lotta muro contro muro, nella delegittimazione reciproca, nell'annullamento delle decisioni dell'altro, così creando un vuoto, in cui la crisi mondiale e le banche sguazzano a loro piacimento.
Occorre, dunque, lasciare spazio ad una nuova generazione di "politici-amministratori", disposti a studiare scienza dell'amministrazione, oltre che ad aderire ad un impianto ideologico. 
Sennò, dopo i Monti arriveranno altre "risorse della Repubblica", in una sclerotizzazione a-democratica del nostro, come di altri Paesi democratici.  

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.