sabato 3 dicembre 2011

Il Ragionier Monti: l’Italia salvata dagli yacht


Le anticipazioni del contenuto dell’ennesima manovra gettano nello sconforto, accompagnato da profonda delusione.
Sconforto non per le misure draconiane, che tutti ci aspettavamo con rassegnazione, vista l’aria che tira; bensì per la “banalità” dei provvedimenti, che riguardano in gran parte l’entrata (con nuove o maggiorate tasse e imposte) e non incidono sulla struttura: sacrifici notevoli, che immoleranno  a diktat berlinesi (da Parigi non arrivano più, anche lì hanno capito finalmente di stare male, nonostante i vezzi della grandeur) altri miliardi tratti dalle tasche degli Italiani; sacrifici probabilmente inutili, inadatti a cambiare realmente le cose, forieri di altre future “manovre” dissanguanti.
Delusione per la pochezza dimostrata dal tanto celebrato Governo dei Professori: questi tecnici, così competenti ed abili, non hanno saputo fare di meglio dei tanti governicchi di politicanti. Aumentano ed inventano tasse! Il compito a casa assegnatogli dai maestri gallo-germanici è venuto male…
Sembra che nell’atmosfera rarefatta in cui operano i superni reggitori tecnici si sia insinuato il virus dell’immobilismo, della narcosi inventiva, della banalità: forse che l’Italia sarà salvata dai balzelli sugli yacht?
Nuove tasse e tributi deprimeranno ancora di più i consumi in tutti i ceti dei cittadini (per non dire dell’umore…); infatti, la quirinalizia equità si è risolta nel colpire nel mucchio, tutti – indipendentemente dai redditi -, con una modesta progressività, ridicole tasse sul lusso, minipatrimoniali sulle seconde e terze case,  con un’ampia zona  franca per l’evasione fiscale e per l’esportazione di capitali all’estero (nel Canton Ticino le banche pare siano costrette al lavoro anche domenicale).
Siamo alle solite; il Ragionier Monti ha sostituito il Professor Monti, con buona pace per le riforme vere, di cui non v’è traccia (salvo i cambiamenti nel settore pensionistico, di portata rilevante ma sopportabile; sempreché i sindacati – ed i partiti loro connessi – non li impediscano).
Rassegnato a riconsiderare la mia personale situazione pensionistica ed a qualche anno in più di lavoro, non sopporto, tuttavia, che per un’altra volta (ed in presenza di un’apparente maggioranza bulgara in Parlamento) si sia perso il treno  per mettere mano a provvedimenti seri ed ineludibili nei confronti delle famiglie.
Il Rag. Monti non ha pronunciato la parola famiglia nei suoi discorsi; ma la famiglia è la cellula fondamentale di ogni società, ancor di più nella nostra tradizione italiana.
Possibile che, insieme a tante nuove entrate, non si sia pensato ad introdurre il quoziente familiare nella tassazione dei redditi? Possibile che, nella smania provinciale di voler imitare gli esempi stranieri a tutti i costi, ci si dimentichi di come la famiglia sia correttamente trattata – p.es. – dalla legislazione fiscale francese (dove non hanno problemi di diminuzione demografica e i bambino sono tanti)?
La famiglia, i figli in Italia sono un lusso e come tali sono tassati; il nucleo formato da genitori e due o più figli è trattato né più né meno che come i single, sebbene le differenze di condizione di vita e di costi siano intuitivamente diverse; il single quando pensa per sé ha finito; in famiglia bisogna pensare al plurale ed utilizzare il reddito dei genitori (o dell’unico che lavori) per far fronte ai costi di tutti i familiari.
Si tratta di un concetto elementare che, se non capito o trascurato, ci condurrà alla vera rovina; senza figli, pronti ad entrare in futuro nel mondo del lavoro, chi sosterrà il sistema pensionistico? È mai possibile che il nostro paese di venti un enorme gerontocomio, poiché le nuove generazioni sono talmente meno numerose di quelle in età di quiescenza, che non potranno essere sostituite (se non dai figli degli immigrati, i quali, in punto, sono molto, molto più aperti alla vita di noi)?
Una seria politica tributaria, che riconosca alla famiglia il suo ruolo insostituibile anche in termini economici, dovrebbe essere improntata ad un trattamento fiscale favorevole, da cui – tra l’altro – deriverebbe un aumento dei consumi, con la riapertura di un ciclo favorevole: anche se crescessero le imposte indirette, come l’IVA, le famiglie aumenterebbero la propensione ai consumi se le imposte dirette (IRPEF) fossero equamente applicate con il quoziente familiare e la conseguente riduzione delle stesse (con il riconoscimento del valore sociale intrinseco della famiglia, peraltro affermato solennemente dalla sacra Costituzione, art. 29).
Ma noi, invece, ci balocchiamo con la cultura della morte (basti vedere la mozione presentata al Consiglio Comunale di Saronno dai civilissimi socialisti: ma non pensano ad amministrare?), facciamo assurgere a valore il decesso programmato, l’eutanasia, il diritto della donna (gli uomini non c’entrano?) all’aborto (pudicamente ribattezzato “interruzione volontaria della gravidanza"), i diritti affettivi di ogni genere di sesso e così via.
Il Governo dei ragionieri è sordo, non ha sensibilità sociale, guarda solo ai mercati, alla finanza, alla contabilità; dietro la demagogia della tassa sul’ormeggio degli yacht, si nascondono ben altri attentati, come la riduzione del fondo sanitario nazionale (perché non si dispongono metodi di stretta sorveglianza della spesa sanitaria, invece, con l’abbattimento degli sprechi?).
Il Ragionier Monti ha scelto la via più comoda e più facile, la leva fiscale aggressiva, senza consultare nessuno (se non Berlino e Parigi); se ascoltasse la casalinga di Voghera e il mitico Fantozzi Rag. Ugo sicuramente avrebbe qualche idea sana in più ( persino deputati e senatori potrebbero dare prova di inventiva).
Ma costoro non sono à la page, non hanno invidiabili curricula accademici, non frequentano prestigiosi club internazionali; e in più hanno il difetto di tenere famiglia…
Peggio per loro; tie’, paga e affidati agli esperti tecnici, sotto l’usbergo del Colle più alto; sono lì per salvarci, come la Merkel; già che ci siamo, rinnoviamo i fasti della tassa sul macinato; intanto, spendiamo 15 (quindici) miliardi di euri per l’acquisto di 131 bombardieri  F135, come leggo su “Il Manifesto”: sono lontano le mille miglia dalle idee di questo giornale; tuttavia – se la notizia è vera – mi domando con angoscia se sia proprio il caso di impiegare una somma simile (i tre quinti dell’annunciata manovra) per  comprare dei bombardieri; servono? Sono indispensabili? Mi sembra una follia.
Ma i Ragionieri non se ne accorgono: meglio i bombardieri che il quoziente familiare.

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