martedì 13 dicembre 2011

Ipse dixit (9): la sobrietà dell'albero


La sobrietà! 
Nuova parola fatale, simbolo del Prof. Monti (sobrio), dell’Italia della crisi; nuovo termine à la page, che sostituisce l’altrettanto fatale e abusato solidarietà.
E così, per sobrietà, abolite le  luci anche sull’albero di Natale in piazza.
Suppongo per un èmpito di morigeratezza, non certo per risparmiare (i consumi sarebbero comunque modestissimi e non inciderebbero sulla bolletta energetica del Comune, che la corrente la paga à forfait).
Nozze coi fichi secchi, dunque; e Natale al buio; le luci, secondo l’Augusto Reggente,  sarebbero sfoggio di opulenza e questo non è il momento di frizzi e lazzi (non sapevo che le innocenti lucine rientrassero in questa categoria).
Già depressi per un’amara congiuntura, votiamoci  - per ordine superiore – a sobrietà e austerità e prepariamoci a pagare, il 1° gennaio, € 34,00 di bollo sui conti correnti (100,00 per i soggetti diversi dalle persone fisiche), con cui il sobrio ed austero Governo tecnico ci dà il benvenuto nel nuovo anno (obbligando un paio di milioni di pensionati ad aprire un conto corrente per avere la carta di credito: un favore alle banche, giacché i pensionati sono notoriamente dei… grandi evasori e serve la tracciabilità di quanto spendono!).
Anno che sarà ricchissimo: di imposte e tasse (IMU, addizionali IRPEF regionali e comunali, imposte di bollo dappertutto, ecc.).
Meglio il buio, quindi: con poca luce, si vede meno e il mondo sembra meno brutto. 
Come al buio amano girare di notte i gatti e  i ladri di speranze.

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