lunedì 26 aprile 2010

25 APRILE A RISCHIO


Già è difficile rassegnarsi all’idea che, dopo sessantacinque anni, si debba ancora invocare la pacificazione tra gli Italiani, quando ormai tutti – m’illudo – si abbeverano della libertà e del rispetto per la pluralità delle opinioni, anche quando ci si confronta aspramente (meglio un confronto aspro che un’unanimità imposta); diventa insostenibile, invece, che taluni, con prepotenza e superficialità, attizzino le divisioni e si rendano protagonisti di diseducative sceneggiate, che colpiscono la libertà garantita a tutti dalla Costituzione e dalla liberazione, frutto delle fatiche e del sangue di chi ci ha preceduti.
La festa del 25 aprile, festa di tutti gli Italiani di questo tempo, è a rischio: minoranze chiassose e fumogene, la cui autoreferenzialità è segnale di disagio, di incapacità a stare con gli altri, d’insofferenza per un’Italia plurale in ogni senso, fanno di tutto per allontanare i cittadini da una ricorrenza che, anno dopo anno, con l’inevitabile venire meno dei protagonisti per motivi di età, appare sempre più astratta, retorica, lontana, quasi una mera occasione da week-end.
Appartiene, invece, al bagaglio minimo di ogni Italiano contemporaneo, che deve conoscere la sua storia e, da essa, trarre gli insegnamenti indelebili ed i valori di democrazia che ci accomunano: qui stanno le nostre radici, come il 2 giugno, come il 4 novembre, le feste nazionali che ci uniscono e che ci danno senso di appartenenza al popolo italiano, non smemorato e raccolto all’ombra della sua legge fondamentale.
Chi scientemente disturba o manipola questa ricorrenza procura un danno grave a tutta la comunità nazionale, concorre a disaffezionarla e a renderla distante dal senso civico e dalla maturità storica, al punto che si deve invocare una nuova resistenza nei confronti di chi, con le sue intemperanze, ci vuole negare la nostra storia, con le sue luci e con le sue ombre.
Perché gli Italiani non dimentichino e non sostituiscano la consapevolezza delle loro radici con effimeri e banali surrogati o con l’arroganza giovanile di chi crede di tutto sapere, è necessario uno sforzo comune e determinato di tutte le Istituzioni; questo c’insegna il 25 aprile, senza il quale non avremmo la Costituzione e ci divideremmo mortalmente in fazioni in lotta perenne.

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