mercoledì 21 aprile 2010

Il natale di Roma: 2763!


Ai miei piedi, l’alma mater si risveglia, come da millenni.
Gli occhi percorrono il profilo dei tetti, dei campanili, delle cupole, di monumenti che sono la storia, avvolti dai pini.
Una bellezza che prende alla gola; le vecchie pietre che parlano, sussurrano la vita, richiamano l’eterno, loro che hanno conosciuto il fluire lento del tempo, i grandi del mondo.
È il bello, assoluto, senza aggettivi, ancora intatto prima dell’imminente aggressione del quotidiano, così fragoroso e meccanico.
Questo senso travalica il contingente, si traduce in muta preghiera, in un sillogismo: et super hanc petram aedificabo…
Costruirò.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.