mercoledì 17 novembre 2010

Saronno: la ghigliottina sull'Università dell'Insubria?


Dopo gl’interventi sulla stampa del Sig. Sindaco e dell'autorevole Consigliere Proserpio in merito alla presenza dell’Università dell’Insubria a Saronno, interventi che hanno sollevato perplessità ed un dibattito sui giornali (si veda, ad es., il magistrale fondo di Rosy Brandi su “La Prealpina” di mercoledì 17 novembre 2010), non posso non osservare:
1) L’Università a Saronno costituisce una ricchezza, sicuramente ampliabile, che attribuisce un valore aggiunto della già consistente offerta formativa scolastica ed alla cultura in generale della nostra città, altrimenti destinata ad essere un mero grosso paese privo di ambizioni e di vivacità;
2) I costi sostenuti per la riqualificazione del complesso del già Seminario sono stati ben spesi perché l’importante proprietà comunale, acquistata in uno stato di fatiscenza, è stata resa agibile, confortevole ed usabile; per fortuna l’investimento è stato fatto in un’epoca in cui i soldi non mancavano, altrimenti oggi anche questo edificio farebbe la fine di Palazzo Visconti. In ogni caso, anche se se ne dovesse mutare l’uso, il complesso è pronto e funzionale, senza necessità di ulteriori spese; d’altronde, l’attuale confermato Segretario del PD nel 2000 pronosticò che la restaurata Villa Gianetti sarebbe stata uno scatolone vuoto: si è visto… Oggi c’è chi fa la fila per ottenerne l’uso…
3) L’Università paga un canone volutamente simbolico, ma si accolla tutte le spese per la gestione dell’edificio (riscaldamento, luce, acqua, gas, pulizie, ecc.); se fosse costretta ad abbandonare Saronno, tutte queste spese passerebbero a carico della spesa corrente del Comune, che difficilmente riuscirebbe a farsele rimborsare da eventuali nuovi inquilini (associazioni?) o vi dovrebbe provvedere in proprio se vi sistemasse uffici comunali o paracomunali (biblioteca, teatro, ecc.): con quali soldi, se l’Amministrazione continua a piangere miseria?
4) Altre città non capoluogo di provincia, come Busto Arsizio, non solo ospitano gratuitamente sedi distaccate dell’Università dell’Insubria (o prestigiosi musei di arte moderna), ma dànno notevoli contributi economici all’Università stessa, riconoscendone la valenza culturale, e sarebbero dispostissime ad accogliere agli corsi di studio;
5) Certamente la scelta di avere una sede universitaria costituisce un investimento a medio-lungo termine, che non è valutabile con il gretto provincialismo e l’ultraliberismo moralista di conteggi suggestivi, ma strumentali e presentati demagogicamente, come quelli letti sul periodico di Tu@Saronno, ove non si esita a definire l’Ateneo zavorra e spreco mortale . E poi e si propongono riusi alternativi, senza valutazione alcuna dei nuovi costi per le casse comunali; vi si vorrebbe forse spostare le uniche due scuole dell’infanzia che occupano locali condotti in locazione (Matteotti e Arcivescovile), quando – p.es. – c’è la scuola di Via Filzi vuota? Si vorrebbero mischiare bambini in tenera età con “altre scuole”? Quali? Elementari e medie inferiori, posto che le medie superiori sono di competenza della Provincia, che paga direttamente il canone di locazione per la sede distaccata del Liceo Scientifico (il Comune non c’entra). Si vorrebbero forse concentrare nel già Seminario scuole diverse per età e tipologia di corsi? E i problemi logistici e organizzativi?
6) Certamente l’Università deve fare a sua volta degli sforzi per radicarsi di più a Saronno; è notorio che norme restrittive impongono limiti alle Università sulle sedi distaccate e sulla creazione di corsi specialistici, come quello biennale in scienze motorie; si tratta di norme superiori, non facilmente contrastabili ed aggirabili. Nel 2008, la mia Amministrazione già sollecitò in tal senso il Magnifico Rettore, che non nascose i problemi derivanti dalla riforma universitaria. Tuttavia, l’Università potrebbe rendere la sede di Saronno un luogo privilegiato per l’organizzazione di master e corsi specialistici residenziali in ogni disciplina, approfittando della facilità di raggiungimento del già Seminario tramite i mezzi pubblici e, in un futuro non molto lontano, della possibilità di alloggiare temporaneamente i corsisti nella foresteria in fase di ristrutturazione;
7) Certamente l’Università – che non ha stipulato alcun contratto con il Comune per gli spazi di cui ai restauri del secondo lotto, quindi già ora nella disponibilità libera del Comune – dovrebbe rapidamente decidere se chiedere di espandersi anche in questi notevoli spazi; diversamente, il Comune potrebbe benissimo utilizzarli per altri scopi compatibili, senza alcun problema (ma ne è consapevole l’Amministrazione??); perché, p.es., non organizzare un servizio di mensa, aperta anche al pubblico generico, posto che esistono già ampi locali a ciò adibibili? A costo zero, basterebbe dare in appalto la gestione, magari al Centro Cottura del Comune; se ne ricaverebbero un canone di locazione e anche delle royalties a beneficio delle casse comunali e si fornirebbe la città di un servizio utile e a buon mercato!
Ma l’Amministrazione, nel suo immobilismo, vuole continuare scientificamente l’opera di smantellamento di quanto ricevuto in eredità, con evidente pregiudizio ideologico e spasmodico desiderio di darsi un’immagine ed un’identità (che non ha).
Mi sembra un vero errore; le Amministrazioni 1999/2009 non hanno deliberatamente smantellato nulla di quanto ho ereditato da Angelo Tettamanzi, anzi, hanno portato a termine alcuni suoi progetti incompleti (come ad es. la Scuola Elementare Pizzigoni, dopo aver ricondotto a sostenibilità il progetto, tecnicamente sbagliato e il Sindaco di allora ben si guardò dall’inaugurarla, non era idea sua); semmai, si può sempre migliorare, senza immaginarsi improbabili autori della palingenesi.
Saronno, nel cinquantenario del conseguimento del titolo di città, è una città, non un paese, men che meno uno strapaese. O no?
Per concludere, lo Sportello Immigrazione, altro presunto vanto dell’Amministrazione Porro/Valioni, tanto da aver conquistato un banner in prima pagina sul sito istituzionale del Comune: non è una novità, perché fu introdotto dalla mia Amministrazione di centrodestra  nel remoto 2001 (http://www3.varesenews.it/saronno_tradate/articolo.php?id=39646), prima in tutta la Provincia, ampliato agli altri Comuni circonvicini nel 2004, con ottimi risultati (http://www3.varesenews.it/saronno_tradate/articolo.php?id=580).
Oggi ci si vuol far credere che si tratti di un segno della nuova sensibilità dei nuovi Amministratori dopo anni di trascuratezza colpevole dei loro predecessori, beceramente di destra: l’unica novità, peraltro imposta dalle leggi Brunetta e in materia di immigrazione, è il servizio online, che nel 2001 era impensabile e privo di regolamentazione; il Comune ha semplicemente fatto il suo dovere, tramite il medesimo, ottimo funzionario.
Niente di nuovo sotto il sole, dunque, se non l’ennesima prova del tentativo di appropriarsi di iniziative altrui; per fortuna, i Saronnesi, come chi scrive, hanno buona memoria.

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