lunedì 1 febbraio 2010

Le confessioni di un italiano - Seconda puntata


Nella notte tra il 14 e il 15 maggio 2008, inviai per posta elettronica una lunga e circostanziata relazione ai Segretari dei partiti di maggioranza: “Tali deliberazioni, come è stato fatto notare da un Consigliere di opposizione, non sono altro che l'esecuzione dell'indirizzo vòlto alla vendita di quei beni già contenuto nel bilancio di previsione, ampiamente discusso in maggioranza ed approvato dal Consiglio Comunale: di ciò i Capigruppo di Maggioranza sono parsi del tutto ignari, in quanto hanno sostenuto la necessità di "approfondimenti", sicché gli argomenti sono stati espunti dall'o.d.g.”.
Aggiungevo: “Le obiezioni dei Capigruppo citati costituiscono una vera e propria provocazione, l'ennesimo atto di sabotaggio nei confronti del Sindaco e dell'Amministrazione, in quanto basate sul NULLA: si tratta, infatti, di argomenti che ogni Consigliere Comunale dovrebbe conoscere perfettamente, perché plurimamente illustrati e, ora, riportati al Consiglio per le necessarie delibere esecutive del bilancio. Non possono (a meno che improvvisamente se ne sia offuscata la memoria) costoro ignorare che il compendio di Via Parini deve essere venduto all'asta, per usarne il ricavato, come mezzo proprio, al finanziamento di opere di ordinaria manutenzione; non possono ignorare che la foresteria del già Seminario sarà oggetto di concessione in diritto di superficie all'ALER che vi realizzerà una quarantina di minialloggi e pagherà al Comune il cospicuo importo di un milione di €; non possono costoro ignorare che Comune ed ALER hanno partecipato con successo ad un bando regionale, che ha finanziato in buona parte questo importante intervento; non può il Capogruppo di F.I., a questo punto, supporre che tale operazione sarebbe dovuta essere fatta da Saronno Servizi, dando prova di ignorare che al bando regionale potevano partecipare solo enti pubblici (ALER lo è, Saronno Servizi è una s.p.a. di natura commerciale!)”.
Non nascondevo la gravità del momento: “è evidente l'impossibilità di collaborazione tra Amministrazione e Capigruppo anche su argomenti noti, stranoti, discussi, conosciuti e già approvati. Tali delibere sono ESSENZIALI per il buon andamento dei conti del Comune: pertanto, a termini di regolamento, ho chiesto al Presidente Mariani di inserirli comunque nell'o.d.g. del Consiglio del 26 p.v.; cosa che il Presidente ha tosto fatto, integrando l'o.d.g. stesso. Da tutto ciò traggo conclusioni inevitabili: ormai i rapporti tra Amministrazione e Capigruppo di maggioranza sono compromessi ed inemendabili, come purtroppo da quattro anni, in cui ho dovuto sopportare la mancanza di rispetto e l'ostilità anche personale di costoro, pronti solo a rallentare e vanificare il quotidiano lavoro che Sindaco ed Assessori continuano a compiere. Avviso che questa situazione è giunta all'apice, sicché i Signori Capigruppo (ove numericamente possibile) devono essere sostituiti al più presto, come richiedo esplicitamente; in difetto, le mie dimissioni seguiranno come un fulmine”.
Sull’espressione “come un fulmine” si scagliò il sarcasmo di alcuni, che non ne avevano inteso il significato: “la facile ironia del Capogruppo di Forza Italia – il cui elaborato trasmesso per e-mail me lo fa scoprire come un fine conoscitore del giure, costatata l’abilità endogena ed esogena con cui discetta di regolamenti e di legittimità – sulla vana attesa delle ore dodici di venerdì scorso mi induce a ritenere che da parte Sua – e di altri – non si sia prestata attenzione al significato della parola fulmine. Orbene, i rappresentanti politici della maggioranza, con differenti modalità, mi hanno dato riscontro e pregato di attendere il loro confronto interno, esigenza che ho accolto volentieri. Ciò non toglie che il fulmine non arrivi a tempo prestabilito, ma è incombente, improvviso, soprattutto se a ciel sereno: perché, nell’amministrare una città, non si gioca, non si fanno partite; non ci sono games, che richiamano attività ludiche come la roulette; non c’è nessun big ben, c’è solo la serietà che, mi duole, mi è difficile riscontrare in simili baruffe” e annotavo: “soprattutto, quando si amministra, non si confondono i ruoli e le funzioni; il cambiamento di Capigruppo non consegna la città al Commissario Prefettizio; il venir meno del Sindaco sì: ci sarà una ragione, nevvero? Forse perché il Sindaco è eletto direttamente dal popolo e ci mette tutti i santi giorni la propria faccia, senza trabocchetti e imboscate?”.
Le segreterie dei partiti – malvolentieri, ma incapaci di motivare in modo convincente il siluramento anticipato del loro Sindaco - ci misero una pezza, provvisoriamente (attendevano un’altra occasione per proclamare l’ostracismo: la scadenza naturale del mio secondo mandato, con il divieto di legge di una mia terza candidatura; così tutto si sarebbe risolto da sé e io avrei dovuto togliere il disturbo, anche per compiacere i nuovi alleati leghisti); ma intanto, con la segretezza di Pulcinella, auspice l’odierno confidente, partì il tentativo di raccolta delle firme per la sfiducia; ne ebbi sentore, ma non volli muovere un dito, ero pronto a documentare pubblicamente quali rovinose conseguenze avrebbero apportato all'interesse della città i comportamenti sconsiderati ed immotivati di persone che non avevano esitato a ridicolizzare l'Amministrazione ed a mettere a repentaglio entrate per milioni di euri nelle casse comunali. D’altra parte, mi giungevano messaggi di incoraggiamento; anche da chi – oggi – mi taccia di vecchio; li conservo gelosamente per me nel cassetto, come dimostrazione della mutabilità delle persone a seconda delle convenienze.
Fallito il tentativo, si aprì un periodo di pace armata, che diede qualche risultato al Consiglio Comunale del 26 maggio 2008: assenti (senza plausibile giustificazione) due Capigruppo di maggioranza, dopo estenuanti discussioni, in cui la minoranza sguazzò con gran gusto e dispetto per la non riuscita del golpe, due dei tre punti di cui avevo preteso l’inserimento nell’o.d.g. furono approvati; il terzo lo ritirai io stesso, per un breve differimento, allo scopo di spazzare via voci allarmistiche e contraddittorie, pervenute nel frattempo da sinistra, che avevano confuso le acque a bella posta.
L’Amministrazione, nel breve prosieguo, visse una vita grama, risentendo di una situazione politica sgangherata e sleale, donde nacque una campagna elettorale disgraziata, su cui sarà bene ritornare in altre occasioni.
Con qualche malinconia, il 29 marzo 2009 scrivevo su questo blog l’apologo della pianta di limoni (http://pierluigigilli.blogspot.com/2009/03/lapologo-della-pianta-di-limoni.html): rileggendolo, mi sembra proprio di avere avuto ragione: "fra sé e sé, quell’uomo capì la lezione, cambiò gli amici ed imparò a distribuire con avvedutezza i suoi limoni agli altri: per pochi, ma buoni”.
Ma ormai è un’altra storia; gli equivoci sono finiti e ognuno va liberamente per la sua strada: s'è fatta chiarezza, i dissenzienti di allora e chi li soccorreva dall'esterno (?) non fanno più lobby, stanno insieme apertamente nel "centrodestra ufficiale" allargato alla Lega. Meglio così: a ciascuno il suo.

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