sabato 30 gennaio 2010

Contorsionismi in salsa padana

La Lega Nord saronnese mi ha onorato della sua attenzione, dedicandomi un manifesto comparso in questi giorni in città.
L’affiche è davvero simpatica e mi fa sorridere: complimenti; peccato che ricopi quasi completamente lo stesso disegno con cui, nel 2004, sull'allora giornale di Forza Italia, si salutava il dott. Tettamanzi, ricandidatosi a Sindaco, anche lui ritenuto propositore della "solita minestra" (la “minestra tuttimanzi”); molte analogie anche con il mio “calderone” del 13 luglio 2009 su questo blog.
Niente di nuovo sotto il sole delle Alpi, dunque; questa volta nulla di originale, tra l'altro; ci vo-leva un po’ più di peperoncino (che però appartiene alla tradizione mediterranea, un po’ troppo sudista per il ricettario della Lega, che si è fermata al più sciapo pesto alla genovese nella versione senza aglio, salsa padana).
Mi compiaccio, tuttavia, che sia stata utilizzata una mia fotografia molto datata (risalente al mio primo giuramento il 7 luglio 1999!); gli amici della Lega mi vogliono ringiovanire e li ringrazio. In effetti, in questi tempi, mi sento molto motivato e pieno di spirito giovanile.
I leghisti, da bravi osservatori (perché abituati dal 1990 ad osservare con il binocolo il Governo cittadino, di cui non sono mai riusciti a fare parte) avranno altro da osservare nelle prossime settimane; speriamo che non si limitino alle goliardate, per quanto gradevoli, ma – trascorso il Carnevale - incomincino a dimostrare di essere davvero maturi per assumersi responsabilità amministrative in una città dove - politicamente - finora il fallimento l'hanno provato solo loro, sulla loro pelle di facili e comodi oppositori a vita.
Se guardassimo dove governano loro, da più di dieci anni, noteremmo un gran fiorire di piccole Hong Kong, esempio esotico imitato con milioni di metri cubi edificati nella nostra provincia: basti guardare ai confini occidentali di Saronno o spingersi a Tradate, che ne è la Mecca insuperabile. Ma, si sa, se il mattone è verde fa bene, come la Coca Cola con le bollicine di Vasco Rossi.
Forse che l’alleanza stretta dalla Lega a Saronno con il centro-destra ufficiale sia cementata da questi precedenti così vicini a noi? Eppure gli amici leghisti saronnesi ci avevano abituati a tonitruanti dichiarazioni contro i costruttori, oggi disinvoltamente racchiuse in archivio per il passaggio alla nuova comitiva; per certo, sono animati da vero spirito costruttivo, dietro cui cercano invano di celare i loro contorsionismi.
L'unica cosa che mi ha sorpreso nel divertente manifesto è il barattolo del "buco di bilancio": è un ingrediente che non conosco e di cui nemmeno loro si sono mai accorti, nonostante la metodica attenzione con cui pretendono di avere svolto i loro còmpiti di controllori; ho il dubbio che, se si comincia a parlare di cose che non esistono, si dimostrino nervosismo, incompetenza ed approssimazione.
Ma ci penseranno i loro nuovi alleati ad erudirli e dirozzarli; questi, d'altronde, nei dieci anni di presunto fallimento (e anche molto prima), stavano con me, nelle stesse stanze, sugli stessi banchi (e non sono né ciechi, né muti, né sordi).
I Saronnesi non sono affetti da amnesie selettive.
Buon lavoro agli amici della Lega; s'impegnino con diligenza per passare l'esame elettorale; io l'ho passato già due volte senza aver bisogno di loro; vedarèmm s'hinn bun da fà.

venerdì 29 gennaio 2010

Ancora sull'immigrazione


Il problema non è l’immigrazione in sé, ma l’immigrazione sregolata.
Da sempre esistono i fenomeni migratòri; anche gli Italiani ne sono stati protagonisti nel secolo scorso.
Per evitare che diventino una scomposta disgrazia, a pena soprattutto di chi si è fatto trasportare da aspettative illusorie, è necessario per il bene di tutti che i flussi siano regolamentati seriamente.
Per certo, la configurazione geografica italiana, che rende la Penisola un grande ponte verso l’Europa continentale, e le maglie larghe del nostro sistema hanno favorito l’ingresso incontrollato nel nostro Paese di migliaia di persone, inevitabilmente costrette alla clandestinità.
Dalla clandestinità proviene il bracciantato per la delinquenza; anche in questo àmbito, spesso, la malavita nostrana ha girato le incombenze più sporche a stranieri clandestini, facilmente ricattabili per la loro condizione; di qui viene gran parte della prostituzione, che trova tanta domanda tra i nostri connazionali (peraltro distintisi all’estero con personaggi come Al Capone… Ma anche Fiorello La Guardia).
Le leggi sull’immigrazione, che si sono succedute nel tempo, hanno fallito, in un modo o nell’altro; servirebbe, piuttosto, una politica di ordinata accoglienza, collegata agli effettivi bisogni della nostra economia e ad adeguati mezzi per impedire l’illegalità, accompagnata da una concreta e ben programmata politica di interventi di solidarietà internazionale per rendere sempre più autosufficienti e in loco le popolazioni del mondo più povero, da non sradicare dalle loro terre native.
L’eccesso di indiscriminata apertura (pelosamente caritatevole), da una parte, ed il minaccioso ricorso alla forza (esperimento muscolare destinato all’insuccesso), dall’altra, hanno dato cattiva prova ed hanno messo in dubbio la dignità di ogni persona umana che non può essere oggetto di giudizio e pregiudizio, come insegna Benedetto XVI.
Una politica, dunque, tutta da ripensare, ripartendo dal centro.

sabato 23 gennaio 2010

Echi dalla stampa

Istruttiva lettura della stampa odierna, caratterizzata dal fiorire di vecchie e nuove testate in connessione con le prossime elezioni amministrative.
Tre riflessioni piccole piccole:
1) sorpresa, nel centro-destra “ufficiale” non fanno che occuparsi di Unione Italiana, di me e della candidata a Sindaco dello scorso anno; in modo ruvido e indispettito. Magari si occupassero di programmi, seri e concreti… Segno di debolezza e di nervosismo; buon pro a loro.

2) Un noto commentatore, come sempre sicuro di sé, incorre in qualche errorino e in disinvolte dimenticanze selettive: secondo lui, io - Sindaco uscente – avrei appoggiato con tutte le mie forze e grande impegno l’allora candidata; magari! La verità è un’altra, come ben sanno i lettori di questo mio blog; io fui estraniato completamente dal PDL dalla scorsa campagna elettorale, mi restò solo lo sfogo del mio blog; avrei gettato infinite badilate di fango su chi, politicamente, mi ha mantenuto (sic) al potere per dieci anni: intanto, non mi ha mantenuto nessuno, semmai ho avuto il consenso degli elettori, che nel 2004 mi hanno gratificato con un sonoro 10% di voti a me, ad personam, non ai partiti della coalizione, senza i quali FI-AN-USC si sarebbero fermati al 40% mentre io ottenni più del 50% vincendo al primo turno; in secondo luogo, mi domando come definire il tentativo di sfiduciarmi mendicando le firme dei Consiglieri di minoranza (maggio 2008) da parte di chi oggi è candidato a Sindaco del centro-destra “ufficiale”, con il concorso attivissimo del noto commentatore; quello non fu una badilata di fango, nevvero? Fu un nobile gesto, ammirevole ed esemplare, per cui si ricevono oggi premi, cotillons e patenti di affidabile lealtà; perdere il rispetto di sé stessi è grave, ma il pulpito da cui viene l’odierna predica è davvero inadatto, posto che, dallo stesso pulpito, non più tardi di otto mesi fa, si invocava rabbiosamente di votare al ballottaggio per il candidato del centrosinistra e ci si vantava di avere contribuito in modo determinante alla sua elezione e al tentativo di evitare lo scioglimento del Consiglio Comunale. L’anno paolino è terminato, ma continua a dispiegare i suoi effetti: la conversione, in questo caso a 180 gradi; è proprio ora di andare a lavorare, come non ho mai smesso di fare nella mia vita.

3) Su un giornale molto ben fatto e di eleganza grafica, legittimamente critico verso le mie scelte politiche, una sola nota stonata ha attirato la mia attenzione; taluno – che è esperto navigatore parapolitico da decenni, avendo ricoperto con molta discrezione e da sopravvissuto importanti incarichi nei Consigli d’Amministrazione delle società del gruppo Ferrovie Nord per cooptazione politica risalente alla fine degli anni ‘80 ed oggi dà lezioni di novità verginale – parla di rumors nei miei confronti ed allude suggestivamente a penalizzazioni economiche subite dalla città per effetto di mie decisioni e ad alcuni altri provvedimenti che io avrei voluto “secretati”. Si parlerà altrove di questi rumors e di queste allusioni. Per ora, mi basta osservare che: a) non esistono, né possono esistere provvedimenti secretati nell’amministrazione pubblica (salvo che nella fase istruttoria e preparatoria, come una gara d’appalto eseguita esclusivamente dai funzionari, o per motivi di sicurezza ed ordine pubblico: terminata questa fase, diventano ovviamente pubblici); b) i provvedimenti assumono necessariamente la forma di atti scritti ad substantiam e chiunque può avervi accesso, altrimenti non esistono e non possono produrre alcun effetto; se chi aspira a diventare amministratore non conosce questa elementare realtà giuridica, c’è da preoccuparsi (tra l’altro, pare che ignori anche come la stragrande maggioranza dei provvedimenti appartiene alla competenza della Giunta, non del solo Sindaco; chi siedeva con me nella Giunta?); c) quanto alle penalizzazioni cui si fa cenno ambiguamente, credo di avere compreso a che cosa si riferisca, tanto che ne ho già pubblicamente parlato, interloquendo – tra l’altro – con il Dott. Luciano Porro; tuttavia… c’è una novità, che taluno evidentemente ignora: il Tribunale fallimentare di Milano ha respinto la domanda di insinuazione al passivo presentata dal Comune di Saronno, per un motivo semplicissimo: che possono essere richiesti al debitore (in questo caso un fallimento) solo i crediti certi, liquidi ed esigibili al momento della dichiarazione di fallimento e antecedenti: i crediti del Comune di Saronno non erano tali, non erano scaduti, non erano esigibili.

Basta così; mi auguro sinceramente che si possa incominciare a trattare, in un clima di rispettoso confronto, delle soluzioni dei problemi della città; il resto non m’interessa.

Due giorni fa ho aderito con entusiasmo all’invito del Dott. Luciano Porro ad uno sforzo comune in tal senso; speriamo che non sia un’utopia.

Tutti in carrozza!

Il 31 gennaio 2003, con la firma di un accordo a Milano, si concludeva il lungo iter politico-amministrativo della nuova Saronno-Seregno; commentavo allora con soddisfazione l'esito positivo delle trattative riprese per iniziativa del Comune di Saronno con gli altri Enti territoriali coinvolti, insieme alle F.N.M., per la riqualificazione della linea fer-roviaria.
Il nuovo progetto, indubbiamente migliorativo di quello originario predisposto dalla Regione, costituiva un grande successo per la nostra città, che - con il nuovo tracciato approvato, in semitrincea - avrà ora, dopo i lavori di imminente inizio, lo sviluppo della stazione di Saronno-Sud, strappata ad un malinconico sottoutilizzo, e la fine della storica divisione determinata dall'attuale tracciato, inserito in zone fittamente urbanizzate.
Ricordo che l'Amministrazione era sempre stata favorevole al potenziamento della linea Saronno-Seregno, i cui benefici per la mobilità sono di intuitiva comprensione e, soprattutto, sono vòlti a circoscrivere il fenomeno del traffico, tramite il trasporto pubblico, convogliando numerosi pendolari sulle vetture dei treni, anziché in auto.
Il Comune, tuttavia, non aveva mancato di segnalare la persistenza di alcuni nodi di criticità del tracciato, sia per la sua limitatezza spaziale, sia per l'impedimento alla viabilità interna alla città in un asse fondamentale come quello nord-sud (Vie Piave-Miola-Larga); in particolare, aveva espresso riserve su un sottopasso in Via Piave, ritenuto insufficiente ed invasivo, potenzialmente idoneo a provocare la paralisi della circolazione e disturbo continuo ai residenti.
L'Amministrazione, investita del problema anche dalla lucida reazione dei cittadini residenti a confine con la ferrovia, riunitisi in un competente e battagliero comitato, si rese prontamente promotrice di ulteriori approfondimenti e miglioramenti del progetto, conclusisi con il consenso manifestato da Regione, Province e Comuni.
Con un metodo silenzioso e riservato e continui incontri persuasivi con gli altri Enti interessati, riuscimmo a raggiungere l'obiettivo della tutela della città e di molti nostri concittadini, dopo avere convinto i nostri partner della bontà della variante, della sua fattibilità e delle ricadute positive per tutta la linea, superiori ai maggiori costi comunque richiesti.
Un bel match, iniziato con forti polemiche, ma proseguito con attenzione e volontà collaborativa di tutti, anche dei c.d. non addetti lavori, i concittadini riunitisi spontaneamente in comitato, le cui riflessioni ed iniziative furono di decisivo sostegno e di incoraggiamento all'Amministrazione nella non facile trattativa: un bell'esempio di democra-zia applicata.
Mi auguro che i lavori, di cui oggi ci sarà l’inaugurazione da parte dell’ottimo Assessore Regionale Raffaele Cattaneo, si concludano in tempi brevi, per incominciare presto a godere dei benefici al trasporto pubblico e all'utilità generale, per i quali tante persone lungimiranti si sono spese anni fa.
Sicuramente per dar corso ai lavori nasceranno dei temporanei disagi per la circolazione (con chiusura di strade); per limitarne l’impatto, si aspetterà la creazione definitiva della rotatoria tra via Piave e viale Lombardia (in una gelida notte di primavera, ho assistito all’interramento del tunnel che manterrà il collegamento ciclopedonale tra la città e la Cascina Colombara).
Sacrifici temporanei per un’opera che darà grandi frutti.

venerdì 22 gennaio 2010

Gentiluomini

Il Dott. Luciano Porro, candidato a Sindaco per il centro-sinistra, ha dichiarato alla stampa che, nell’imminente campagna elettorale, «serviranno coraggio e passione, ma soprattutto volontà e fi-ducia di poter cambiare, insieme, svelenendo un clima politico, anche locale, sempre più acceso e irri-spettoso degli avversari. Ognuno dovrà fare la sua parte, moderando i toni e confrontandosi sui progetti, non sulle persone e sugli slogan facili, per ridare senso e moralità alla politica. Utopia? Penso di no, se ci crediamo, da una parte e dall’altra, senza barricate ma con chiarezza e coraggio, con umiltà e grande senso di responsabilità verso i nostri concittadini».
Apprezzo senza riserve questo invito, che condivido, associandomene con un sospiro di sollievo ed interpretandolo come un ottimo segnale all’inizio di un confronto non breve.
Come tutte le liste ed i candidati, il lavoro ferve nel laboratorio politico della città; è un bene, perché significa che l’attenzione è concentrata sui problemi ed i bisogni di Saronno e sulla ricerca di proposte di soluzione da inserire in un programma.
L’inconsueta situazione verificatasi nel nostro Comune dopo l’anomala consultazione elettorale dello scorso anno ha consentito di far decantare un’animosità troppo accesa (giunta a toccare le persone – alla quale non mi sono sottratto nemmeno io – e di chiarire il panorama politico; è quindi con spirito di rispetto e di collaborazione fruttuosa che imposterò, insieme a chi sta lavorando con me, l’attività elettorale.
Con l’impegno, da parte mia e dell’Unione Italiana, di mantenere il più possibile lo stesso metodo anche nei ruoli che i cittadini assegneranno nel segreto dell’urna a tutti i competitori.
Per quanto mi concerne, sono anch’io convinto che non sia un’utopia: è ciò che chiedono i Saronnesi, disposti ad essere responsabili cittadini in un clima sereno di confronto tra altrettanto responsabili aspiranti amministratori.
Buon lavoro, dunque, a Luciano Porro ed a tutti gl’impegnati nella campagna elettorale, al cui termine spero si possa comunque salutare la vittoria di Saronno.

mercoledì 20 gennaio 2010

Così si fa! Dai brontosauri all’innovazione


Sul sito ufficiale del Comune di Saronno è apparsa una notizia, che forse ai più sembrerà secondaria: il Comune di Saronno ha avviato la prima gara d’appalto in forma telematica per tutte le varie fasi della stessa. In poche parole, la documentazione amministrativa e le offerte verranno presentate in una busta telematica di offerta e firmate digitalmente dalle società partecipanti alla gara, che sarà svolta tutta telematicamente.
Un altro passo avanti verso la modernizzazione della Pubblica Amministrazione, voluta da sagge riforme che aspettano solo di essere applicate.
Si tratta – è bene riconoscerlo – di una vera e propria rivoluzione, che finalmente ci farà uscire dalle secche di una burocrazia spesso ingiallita e polverosa come le carte di vecchi archivi; sembra un miracolo, posto che, fino a non molti anni fa, per fare un esempio eclatante, sui vaglia postali era riportata la dicitura “certificato di allibramento” per indicare la ricevuta di pagamento; “allibramento”, termine sorpassatissimo, che anche Nicolò Tommaseo, autore di un celeberrimo “Dizionario della Lingua Italiana” pubblicato tra il 1861 e il 1878, bollava come desueto, contrassegnandolo con il segno + delle parole ormai defunte e definendolo: “s.m., atto dell’allibrare e documento che lo attesta, scrivere a libro per memoria e documento”: una ricevuta, insomma.
I miei complimenti, quindi, al nostro Comune, che – tramite l’ottimo lavoro dei suoi funzionari - si sta aggiornando velocemente e procede su una strada di cui mi ero ben interessato da anni, tra le perplessità dei più, legati a comodi schemi à l’ancienne; sono sempre stato convinto, infatti, di questa opportunità necessitata, di cui nell’ultima fase della mia seconda Amministrazione si erano avuti i primi notevoli segnali, con l’introduzione di diversi servizi on line (rette asili nido, lampade votive, sanzioni da codice della strada, multe, rette pre e post scuola, tariffe delle sale comunali Aldo Moro e Villa Gianetti, sanzioni Ecologia/Ambiente, pagamento di Tarsu, Ici, Ipaff, Tosap tramite Saronno Servizi, richiesta e rilascio di certificati, ecc.), cui ora si aggiungono questi nuovi delle gare d’appalto e, prima, l’offerta dinamica sul quartiere Santuario nell’ambito del progetto “Saronno città al tempo” dei c.d. “Tempi della città”.
Il futuro è questo per il bene della città, il benessere dei cittadini e la democratizzazione dell’amministrazione pubblica; in proposito mi hanno colpito moltissimo le parole ascoltate dal vivo lo scorso maggio in un discorso del Ministro Brunetta, che ho più volte citato e che meritano di essere ribadite: “gli Stati e le P.A. esistono per i deboli, non per i ricchi; i forti possono comprare la sanità, la sicurezza, la scuola, persino la giustizia con gli arbitrati. La P.A. non è dei padroni, ma di tutti. Ci vuole l’alleanza dei pubblici dipendenti, che devono avere l’orgoglio di rendere soddisfatti i cittadini, a partire dai più deboli”. Ancora: “accade in un Paese che ci siano momenti magici; la gente è maturata, la tecnologia è maturata, c’è la consapevolezza di metterci la faccia. Questa è la rivoluzione che sta cambiando l’Italia, che si rivolge ai dipendenti pubblici che sono già bravi, che sono dei pionieri misconosciuti, "che non esistono" e invece sono la bandierina guida e meritano di essere premiati”.
Ecco un argomento concreto per cui vale davvero la pena d’impegnarsi nella vita politica; le polemiche di schieramento, le promesse da funàmbolo, gli steccati di appartenenza, le lotte correntizie svelano la loro natura di brontosauro; sono ferrivecchi, battute di frusti e lisi copioni démodés, che esperienza, competenza, autonomia, concretezza e desiderio di agire sconfiggeranno rumorosamente: i cittadini se ne sono accorti; Big Ben ha detto stop.

lunedì 18 gennaio 2010

Acqua e riforme

È di attualità l’argomento dell’acqua, dopo che, alcuni mesi fa, si sono riscontrati problemi sulla potabilità del liquido del pozzo dell’acquedotto saronnese (Via Parini): le analisi ai limiti e le notizie sulla stampa del marzo 2009 hanno indotto a fornire acqua minerale alla scuola Pizzigoni ed alla parziale chiusura di quel pozzo.
Nonostante l’allarme destato, va chiarito però che non sono mai stati superati i limiti della potabilità in rete e nei punti di erogazione in città, sicché – come ha assicurato Saronno Servizi s.p.a., gestore dell’acquedotto – le analisi disposte ogni settimana confermano che il valore degli agenti inquinanti è risultato essere sempre al di sotto della soglia di allarme. Si riscontra, peraltro, un altro problema – in alcune zone della città – dovuto a pressione a volte inferiore alle necessità, con difficoltà di erogazione ai piani alti.
La situazione, tuttavia, non appare né compromessa, né insuperabile, come invece fanno intendere alcune voci allarmistiche, che non tengono conto né della pronta reazione della società gestrice, né dell’Amministrazione Comunale e del Commissario Straordinario.
Conviene, anzitutto, rammentare che l’Amministrazione Comunale, tra il 2002 ed il 2003, aveva promosso l’approntamento di un nuovo pozzo a Cassina Ferrara e di un nuovo pozzo sostitutivo in Via Novara, con una spesa di oltre € 500.000,00=, mentre Saronno Servizi s.p.a. ha costantemente provveduto, nel corso degli anni, alla manutenzione ordinaria e straordinaria della rete ed al monitoraggio delle acque.
È stato infine annunciato che, nel primo trimestre del 2010, saranno appaltati i lavori per la realizzazione di un nuovo pozzo ed interventi di approfondimento in altri, per il che la Commissaria Straordinaria ha già disposto l’assunzione di un mutuo.
Si può quindi ragionevolmente concludere che, in tempi brevissimi, la situazione sarà soddisfacente ed adeguata sotto il profilo sia quantitativo, sia qualitativo.
Tuttavia, ciò non basta ed induce a riflessioni di carattere più ampio.

Anzitutto, condivido senza alcun dubbio il concetto che l’acqua, elemento essenziale per la vita, sia un bene primario fondamentale di interesse esclusivamente pubblico, che non deve essere sottoposto a manipolazioni legislative tendenti alla privatizzazione.

In tal senso, invece, si sono spinte alcune direttive dell’Unione Europea, che in nome della presunta maggiore efficienza, hanno indotto i singoli Paesi dell’Unione ad introdurre provvedimenti che contemplano la possibilità per società private di gestire servizi pubblici, tra cui la distribuzione dell’acqua.
Nel nostro ordinamento si sono susseguite diverse norme, nazionali e regionali, di cui – da ultimo – il D. Legge 25.09.2009, n. 135, convertito nella Legge 20.11.2009, n. 166, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, in forza del quale la gestione dei servizi pubblici locali sarà conferita “in via ordinaria” attraverso gare pubbliche a società miste e la gestione in house (a totale capitale pubblico) sarà consentita soltanto in deroga “per situazioni eccezionali” e dietro parere preventivo dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Peraltro, in attuazione di leggi nazionali e regionali, il servizio idrico integrato è attribuito ad un Ambito Territoriale Ottimale, che in Lombardia coincide con il territorio di ogni Provincia, sicché anche nella nostra, dopo anni di incertezze e polemiche, si è costituito il 17.12.2008 in forma di consorzio obbligatorio l’A.T.O. 11 Varese, comprendente tutti i Comuni della Provincia, che hanno quindi obbligatoriamente devoluto al nuovo consorzio tutte le competenze sull’acqua.
I Comuni, nonostante il funzionamento dell’ATO sia ben lungi dall’essere definitivo e completo, non hanno più alcuna competenza diretta nella gestione dell’acqua. Se ne è ben compresa la drammaticità in occasione della difficoltà recentemente registrata nella nostra città: l’Amministrazione e la Commissaria, infatti, non erano abilitati ad assumere impegni economici in via diretta senza la preventiva autorizzazione dell’ATO – che, però, attualmente non ha ancora i mezzi economici occorrenti per attuare interventi su acquedotti ed impianti di distribuzione.
In altre parole, il Comune di Saronno ha dovuto assumere un mutuo per la realizzazione di un nuovo pozzo ed altri necessari interventi, a carico del proprio bilancio, perché l’ATO – che sarebbe l’ente competente - non ha i fondi; ma ha dovuto richiedere a Varese un’autorizzazione, altrimenti si sarebbe trattato di una distrazione di fondi da portare alla Corte dei Conti!
Una situazione incresciosa e di stallo, che dura da anni, quelli che sono stati necessari per costituire l’ATO tra ostilità e mugugni, destinato ad essere abolito se sarà adottato dal Parlamento il disegno di legge di riforma degli Enti Locali (art. 19) predisposto dal Ministro Calderoli qualche mese fa e già approvato dal Governo.
C’è davvero da domandarsi se in una situazione schizofrenica come questa – che perdura da anni - sia stato possibile per anni e sia possibile adesso per i Comuni adottare, com’è logico, una lungimirante politica dell’acqua, quando le competenze sono state spostate altrove – ma magari saranno loro restituite – e la gestione delle reti e l’erogazione, tuttora precariamente in mano per prorogatio agli attuali gestori, non si sa in che mani finiranno: infatti, come detto, solo in casi eccezionali e dopo un complesso iter autorizzativo, le società comunali pubbliche (ex municipalizzate, come Saronno Servizi s.p.a.) potranno mantenere l’incarico gestionale.
Come si vede, l’intreccio confuso di direttive dell’Unione Europea (che ha perso di vista il senso comune e le preoccupazioni legittime dei cittadini, in omaggio a criteri di efficienza molto opinabili), di sentenze della Corte Europea di Giustizia, di pasticciate norme nazionali e regionali di adeguamento a tali direttive, di innamoramento improvviso di molti per la privatizzazione hanno condotto a complicazioni inutili, di cui i Comuni ed i loro cittadini scontano le incertezze e le criticità (ed i probabilissimi futuri aumenti di costo e tariffe).
Ribadisco, dunque, che in una materia come l’acqua la competenza pubblica è essenziale e che è altrettanto auspicabile che sia approvata l’abolizione degli ATO prevista dalla riforma Calderoli degli Enti Locali. In tal modo, i Comuni potrebbero tornare ad essere protagonisti in questo fondamentale aspetto e sarebbe rispettata localmente la volontà dei cittadini, particolarmente sensibili alle vicende concernenti l’acqua.
Nel nostro caso, è fortemente auspicabile (e in tal senso sono determinato ad operare) che Saronno, insieme ai Comuni dello stesso bacino imbrifero (che – ovviamente – non rispetta i confini politici delle Province!), tramite società totalmente pubbliche, quali sono Saronno Servizi s.p.a. e Lurambiente s.p.a., possa ritornare a avere la gestione autonoma del servizio idrico integrato, con il riconoscimento della sussistenza di una situazione eccezionale richiesta dalla legge 166/2009, determinata in modo evidente dalla posizione idrotopografica della città e del suo circondario, suddiviso in ben quattro Province (quindi… quattro ATO!), ma unico ed indivisibile per la natura (che dei confini amministrativi si fa un baffo).

giovedì 14 gennaio 2010

Il "nuovo"


Chiacchierando amabilmente con alcuni conoscenti, mi si è posto il problema se considerare vecchio o nuovo l’impegno politico che ho ritenuto di assumere nell’imminente competizione elettorale cittadina.
Non si tratta, certamente, di un fattore anagrafico; ho un’età di mezzo e ricordo esempi di grandi vecchi (a cui ovviamente non posso paragonarmi, nemmeno in piccolo) che in età avanzatissima hanno dato il meglio di sé: chi non ricorda il Presidente Pertini?
Si tratta, invece, di un fattore politico: da anni, infatti, mi suggeriscono alcuni, ho riempito la cronaca amministrativa cittadina, sicché la mia candidatura non riveste logicamente il profumo primaverile del nuovo.
Verissimo. Ne sono talmente conscio che, nel presentare su questo blog le mia candidatura, ho scelto l’autoironico titolo “a riéccolo”.
Battute a parte – che spero siano percepite nel loro valore sdrammatizzante e terra terra -, sono tuttavia convinto che questa mia riesumazione, al di là del consenso elettorale che otterrà, abbia in sé dei motivi sia di novità, sia di continuità.
La novità sta, a mio modo di vedere, nello spiccato senso locale e saronnese che attribuisco alla candidatura; memore della non ricambiata fiducia nella forza di progetti politici legati ad appartenenze nazionali e della fatica di separare l’interesse locale da equilibri partitici rispondenti ad altri livelli, ho maturato la convinzione che, in un momento di grave difficoltà come l’attuale, sia necessario riflettere anzitutto sulla nostra città, sul suo futuro, sul suo destino, che appartiene in prima battuta solo ai Saronnesi.
Non è un addio alla politica più generale, ma la consapevolezza che, in attesa di chimeriche svolte federali, si debba difendere e consolidare l’identità di questa nostra città; non per campanilismo, ma per dare un senso alla nostra comunità, altrimenti condannata ad essere una delle tante gocce che compongono la nazione. Per farlo, è necessario adattarsi alla contingenza e rinnovarsi, aggiornarsi continuamente, alla luce delle profonde riforme in atto nella pubblica amministrazione.
La continuità, per contro, che a taluni può apparire come ritorno al vecchio, non è – a mio modesto avviso – un disvalore per definitionem. L’esperienza maturata in anni di amministrazione, la conoscenza della realtà cittadina e dei suoi bisogni, come dell’apparato burocratico e delle norme che lo reggono, i risultati ottenuti e – soprattutto – gli errori valutativi fatti costituiscono un bagaglio ancora più utile quando occorre ricominciare dopo la brusca sospensione delle istituzioni democratiche che stiamo vivendo con il commissariamento del governo cittadino.
Probabilmente la continuità ispira meno fascino e aspettative della novità, ha sapore di concretezza e di notorietà anticipata di quel che ci si può attendere.
Ma – mi domando - c’è, almeno finora, tra gli annunciati competitori all’impegno di Sindaco un homo novus del tutto digiuno di amministrazione? Non mi pare; il confronto, dunque, è tra diverse, tutte rispettabili esperienze ricavate da lunghi itinerari politici in cui ci si è saggiati.
Ancora: l’aspirazione al nuovo per il nuovo è razionale o è solo un comodo slogan coniato per ricoprire altre velleità o, peggio, altri, inconfessabili vuoti?
Il mio neovecchio o veteronuovo - come Giano bifronte - ha comunque un pregio, a mio sommesso giudizio: in dieci anni di attività amministrativa pubblica e alla luce del sole ho mostrato me stesso nelle mie capacità e nelle mie limitazioni; non posso nascondere né le une, né le altre, sicché i Concittadini non… comperano al buio.
La novità, invece, difficilmente costituisce il criterio discretivo definitivo nelle scelte: è riduttiva e lontana dalla concretezza razionale, con cui vanno affrontati i problemi; la passione non basta e non si può supplire la forza dell’esperienza con l’onirica buona volontà.
Ma mi sto spingendo troppo avanti; attualmente, infatti, il nuovo in senso assoluto risulta latitante nella politica e tra i politici saronnesi, sicché il confronto riguarderà altre importanti caratteristiche, conoscenze e capacità di chi aspira ad entrare in Municipio.

In questo senso, ritengo prudentemente di avere ancora qualcosa da dire e da dare.

martedì 12 gennaio 2010

A proposito di integrazione


Gli allarmanti fatti in Calabria hanno gettato l’ombra di un presunto razzismo latente in Italia, accompagnato da indegni e criminali episodi di sfruttamento schiavistico della mano d’opera di immigrati irregolari.
Certamente gli organi pubblici deputati al controllo dell’ordine, della polizia, della sicurezza sul lavoro hanno trascurato un piaga endemica, che è difficile pensare si sia potuta sviluppare senza che molte autorità abbiano girato lo sguardo da un’altra parte.
Gl’Italiani, tuttavia, non sono xenofobi per carattere, la loro storia è impregnata dall’attitudine all’accoglienza, forse atavica derivazione dell’universalismo romano, cui è succeduto quello cattolico; come pure è contrassegnata dal fenomeno – doloroso per molti versi – dell’emigrazione degl’Italiani in tutto il mondo, dove si sono integrati ed hanno raggiunto livelli altissimi.
Se qualcosa sta cambiando, in un’involuzione pericolosa, occorre assumere rapidamente i provvedimenti necessari per il ripristino sia dell’ordine, sia della dignità delle persone, conformemente alle nostre tradizioni di ospitalità (ancor più dovuta allorquando si caricano gli ultimi arrivati dei lavori che nessun italiano, anche disoccupato, vuole fare).
Volenti o nolenti, non si può sognare ad occhi aperti un’Italia solo monoetnica (ammesso che esista); persino la vicina, gelosa e sbrigativa Confederazione Elvetica, protesa a salvaguardare le venerande istituzioni cantonali, ha una popolazione che per il 20% (uno su cinque) è di origine straniera .
Se anche uno straniero naturalizzato può diventare libero e svizzero, non si vede per qual ragione uno straniero che lavori, rispetti l’ordinamento, impari e conosca la lingua e la cultura italiana non debba poter diventare, un giorno, libero e italiano, date le dovute dimostrazioni per acquistarne la cittadinanza.
La parola integrazione non deve fare paura
; è un fenomeno irreversibile, che risorge continuamente come un fiume carsico nella storia: non è forse vero che i barbari, alla fine, si integrarono nel mondo romano e post romano (da cui noi discendiamo, dopo esserci amalgamati con i tanti altri popoli, inclusi gli arabi, che ci hanno dominato politicamente)?
Mi sembra, dunque, sotto questo aspetto, una bella notizia che il nostro Prevosto, Mons. Maurizio Rolla abbia celebrato, domenica sera, per la prima volta, una speciale S. Messa dei nuovi cittadini, nell’amatissima chiesa di San Francesco, per coinvolgere i fedeli stranieri nella comunità religiosa cattolica saronnese; mi auguro, anzi, che l’iniziativa prosegua e si amplii.
Non è invece una buona notizia l’intervento del Governo egiziano sul Governo italiano per difendere i diritti inviolabili dei cittadini immigrati e la libertà di religione; al di là del linguaggio diplomatico, in questo caso ampiamente stravolto, c’è da domandarsi con quale coraggio e credibilità quel Governo si renda paladino dei diritti umani e della libertà di religione, quando il 7 gennaio, Natale ortodosso, sette cristiani copti ed una guardia giurata musulmana – nel silenzio della politica egiziana e dell’opinione pubblica internazionale - sono stati barbaramente uccisi nei pressi di Luxor durante la funzione natalizia da fanatici islamici.
Non si tratta, purtroppo, di un caso isolato, ma dell’ennesima persecuzione in atto in quel grande Paese contro gli ammirevoli cristiani copti, che negli anni ’50 del secolo scorso superavano il 20% della popolazione e ora sono ridotti in ghetti di paura a meno del 10%, mentre la loro presenza risale al I secolo dopo Cristo, quasi cinque secoli prima della conquista musulmana: ne ho rivisitato la scorsa estate le splendide chiese mimetizzate, ammirandone la fortezza rocciosa nella loro fede – che sento così prossima – e la perseveranza nonostante la loro condizione di inferiori in patria.
Quando il Governo egiziano abolirà l’obbligo barbaro di scrivere sulla carta d’identità dei suoi cittadini la confessione religiosa cui ciascuno di essi appartiene – una vera e propria schedatura palese, che a noi suona inammissibile, altro che la privacy – ed offrirà agli Egiziani la possibilità di lavorare e di campare dignitosamente in patria, senza doversene allontanare per disperazione, allora potrà forse salire sulla cattedra ed impartire lezioni.
Ugo Grozio, nel sec. XVII, propugnava il consenso di tutti gli uomini verso alcuni fondamentali ed indiscutibili principi di umanità, che chiunque, in ogni tempo, condizione e luogo dovrebbe riconoscere e rispettare anche se Dio non esistesse: un diritto naturale, di cui tanto scrisse Maritain, in buona parte raccolto nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo.
Certo, fino a quando, p.es., qualcuno sosterrà che l’inferiorità della donna all’uomo o la superiorità di un’etnia sulle altre sono precetti divini (con ciò offendendo Dio stesso!) e non ammetterà che l’uomo, in quanto uomo, ha la sua intrinseca e coessenziale dignità individuale, non ci sarà pace e anche l’integrazione sarà una chimera.
Il proverbio popolare, insegnatomi dalle mie sagge nonne, sostiene che chi gà ’l bun séns, cha l’adupéra: incominciamo da Italiani; l’esempio potrebbe essere contagioso.