giovedì 19 novembre 2015

Tragico collage


Un elenco parziale delle stragi del solo 2015
per mano dei seguaci e degli alleati di ISIS.
Siamo tutti colpiti, uomini e donne del mondo.
E non dimentichiamo nessuna vittima,
neppure le migliaia di morti in Siria ed Iraq, occupate dall'ISIS,
in Libano, cristiani, musulmani sciiti e sunniti, jaziditi, ebrei:
impossibile documentarle per l'enorme quantità.
Un orrore infinito, a cui porre fine.
La morte non deve trionfare, ma la vita.

mercoledì 18 novembre 2015

Per non dimenticare




Pensieri nella nebbia




Pensieri nella nebbia.
Il Cardinal Giacomo Biffi, Arcivescovo di Bologna, definiva la nostra società "sazia e disperata": privi di motivazioni e quasi vergognosi delle nostre bimillenarie radici, senza senza del sacro e di tensioni e finalità teleologiche, incistati da un materialismo pervasivo, da un relativismo soccombente e snaturante, siamo spiazzati e deboli di fronte alla fede altrui, che con le sue certezze riempie i nostri vuoti abissali. 
Vale ancora la grande lezione di Benedetto Croce, laico pensante, che nel breve, ma intenso saggio "Perché non possiamo non dirci cristiani" (1942!) sottolineò che il cristianesimo è stata la più grande rivoluzione «che operò nel centro dell'anima, nella coscienza morale, e conferendo risalto all'intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fino allora era mancata all'umanità» che, per effetto e per merito di quella rivoluzione non può non dirsi cristiana.
Il testo in:

Pensiero di enorme attualità, nel momento in cui il terrore si sta insinuando nella nostra quotidianità.
In necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas ("unità nelle cose necessarie, libertà in quelle dubbie, carità in tutte") (Marco Antonio De Dominis).
Da meditare; la nebbia ci avvolge e ci disorienta.

sabato 14 novembre 2015

Coincidenze letterarie e mercanti di sogni



Il film del Consiglio Comunale del 12 novembre induce ad arditi paragoni letterari.
Il Sig. Sindaco, in oltre quattro ore, non ha pronunciato una parola: surreale. “Il Sindaco inesistente”, come “il Cavaliere inesistente” di Italo Calvino. Davvero insondabile; chissà che cosa pensa della città… Ci pensa lo staff?
Per contro, vivaci, compatti e festanti tra il pubblico i “Popolari”, al ballottaggio freschi, sveltissimi, tollerati alleati di seconda mano della maggioranza, non presenti in Consiglio Comunale per carenza di voti, in attesa di incassare qualche sgabello nelle Commissioni, generosamente e graziosamente elargito dalla Lega (di per sé scarsa di truppe adatte): “i Popolari rampanti”, come “Il Barone Rampante”, sempre di Italo Calvino. O Esaù, classico del Vecchio Testamento. Appetito (parzialmente) soddisfatto.
Unico Consigliere del mio gruppo, al pari di Forza Italia, Tu@Saronno, M5S, Fratelli d’Italia, SAC, mi sono trovato d’ufficio ad appartenere a tutte le dieci Commissioni. Impensabile parteciparvi, sicché ho indicato i miei supplenti sia nelle 7 Commissioni Miste (membri esterni al Consiglio, individuati tra validi partecipanti ad Unione Italiana) e, per le 3 Consiliari: il regolamento concepito dalla maggioranza dava facoltà di indicare un Consigliere Comunale come sostituto, anche di altro Gruppo Consiliare (per i Gruppi unipersonali unica possibilità materiale).
Diversamente da altri gruppi monoconsiliari di maggioranza (SAC, FdI), forse malfidenti dei pur numerosi alleati, mi sono avvalso di tale facoltà, consapevole di non godere della capacità di bilocazione e di onnipresenza, giacché le sedute delle Commissioni si potranno tenere solo in due giorni, il martedì e il giovedì; al di là delle differenze politiche, ho così chiesto di fungere da mio eventuale supplente a Consiglieri di altri Gruppi (Forza Italia, PD e Tu@Saronno), competenti nelle materie e gentilmente disposti ad una collaborazione tra le opposizioni.
L’acuto Capogruppo leghista ne ha tratto conseguenze “politiche” divertenti: Unione Italiana sarebbe alleata al PD e dietro il proprio nome nasconde Scelta Civica. Lo ringraziamo per la sempre intelligente analisi; ci ha spiegato chi siamo e qual è la nostra identità politica; ha la vocazione dell’illuminatore, noi viviamo nell’oscurità.
In verità, Unione Italiana a Saronno era, è e rimarrà al suo posto tra i banchi della minoranza, come nel quinquennio precedente, quando i leghisti sedevano di fianco a noi e condividevano l’opposizione. Allora, andavamo bene così, eravamo spesso utili; oggi non siamo più graditi, perché dall’altra parte e fastidiosi, mentre loro – come ha ripetuto con nonchalance il cit. Capogruppo evergreen – hanno ora il possesso della città (concetto patrimoniale agghiacciante; ma almeno possiedono qualcosa, viste le magrissime dichiarazioni dei redditi pari a zero di molti loro amministratori; ma, si sa, sono “al verde”).
Personalmente, non nascondo affatto le mie opinioni, com’è ben noto, e sono Consigliere di Unione Italiana, non di altri partiti; ho il brutto vizio di ragionare con la mia testa e di non alzare la mano a comando (come i Consiglieri di maggioranza disorientati su un emendamento, che hanno alzato la mano dopo l’ordine del Presidente del Consiglio, che ha fatto ripetere la votazione!); sono nel Consiglio Comunale di Saronno, non in altri consessi elettivi, all’opposizione – come altri partiti e movimenti; appartengo ad una scuola politica di centrodestra moderato, che con l’urlata semplificazione della Lega si trova a disagio ed in condizione di alternatività; ed infatti il centrodestra a Saronno ha governato la città con me, tra il 1999 ed il 2009, senza la Lega e la Lega oggi governa senza Unione Italiana e senza di me: un raro esempio di coerenza per entrambe le forze politiche; di che si lamenta il Capogruppo leghista? Preferisce i pateracchi?
E si meraviglia pure della nostra contrarietà alla pseudo delibera di sostegno al futuribile referendum sulla maggiore autonomia lombarda? Noi pensiamo che non ci sia bisogno di alcun referendum, peraltro molto costoso, pare circa 50 milioni di euri; è già còmpito della Giunta Regionale negoziare maggiore autonomia con il Governo, lo dice la Costituzione, art. 116, 3° comma.
Il referendum è solo un grosso spot  propagandistico e fuorviante a beneficio della Lega, ma a carico di tutti i cittadini lombardi. Inutile spottone e molto caro, ridicola imitazione scoto-catalana-québecoise (ma là i referendum sono seri).
L’autonomia, quella vera, la si consegue con un negoziato intelligente tra Regione e Stato, ai livelli adeguati, tramite i legittimi rappresentanti dei cittadini, che li eleggono appunto per quello. Altrimenti, che ci stanno a fare?
Non condividiamo, quindi, questa deriva plebiscitaria, di nessuna rilevanza pratica, utile solo a chi illude i Lombardi che otterranno chissà quali benefici… Non dimentichiamo, infatti, che maggiori attribuzioni di funzioni corrispondono a maggiori spese (i servizi costano): qui sta la scommessa. Se la Regione saprà erogare servizi al posto dello Stato e lo saprà fare con migliore efficienza e con una diminuzione dei costi (cioè delle tasse), ne saremmo tutti felicissimi; maggiori attribuzioni, quindi, non significa affatto minori tasse…; sicuramente maggiori responsabilità.  

Attenzione ai mercanti di sogni (e ai loro supini alleati).

Dalla pietà a una reazione decisa



Nessun fiore, oggi.
Si, è vero, coi fiori si adornano le tombe.
Ma adesso i sepolcri sono ancora vuoti, ci solo solo 120 salme oltraggiate e disperse, che richiedono pietà e destano sgomento prima di essere ricomposte e degnamente riposte.  
Il male è tra di noi
Il puzzo di zolfo si è sostituito al profumo dell'incenso. 
Gli assassini nel nome di un dio inumano come i suoi truci missionari si beano con la falce della morte, seminano strage e terrore. 
Non sono dei folli, non sono fanatici: questa è la loro natura, questa è la loro idea di primitiva società, questa è la loro fede, che richiede sacrifici umani, spargimento di sangue, macellazione rituale. 
Un disegno tragico, brutale, contro cui reagire. 
Il male ha un nome, si chiama Stato Islamico.
Islamico.
Non cristiano, ebraico, buddista, induista, animista. 
Non c'è più tempo, il califfo redivivo dell'islam ha scatenato le truppe, che sono tra di noi e ci colpiscono a tradimento. 
La tolleranza ha prodotto le stragi. 
Adesso basta, non si può inneggiare al dialogo solutorio con chi ci vuole solo sottomettere e capisce soltanto la lingua della guerra. 
“Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi!” (Corano, 8:12).
Siamo in pericolo, ci considerano infedeli da abbattere. 
È l'ora della reazione, ci dobbiamo mobilitare per difendere la nostra sicurezza, la nostra pace, la nostra civiltà, il nostro futuro.
La pietà non basta più.
Questa è la fine per chi, come noi, crede nel Dio della misericordia o, comunque, nella pace, nell'eguaglianza, nella libertà:
“La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso.” (Corano, 5:33).
Li abbiamo già visti all’opera dove hanno preso il potere, senza remore e con cieca violenza, con trista coerenza: taglio di gole, crocifissioni, roghi, lapidazioni, frustate, riduzione a schiavitù, donne e bambine violate, vendute, costrette al matrimonio, conversioni forzate, insigni opere d’arte demolite, chiese e templi abbattuti, comunità disperse e incarcerate.
Noi aderiamo (ma lo sappiamo?) alla Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo dell’ONU, che all’art. 18 attesta: Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti”.
Ma ciò non è compatibile con l’Islam, la cui contrapposta  Dichiarazione islamica dei diritti dell'uomo, proclamata il 19 settembre 1981 (beffardamente) a Parigi, in proposito dichiara: “Art. 12 - Il diritto alla libertà di pensiero, di fede e di parola -  Ogni persona ha il diritto di pensare e di credere, e di esprimere quello che pensa e crede, senza intromissione alcuna da parte di chicchessia, fino a che rimane nel quadro dei limiti generali che la Legge islamica prevede a questo proposito. Nessuno infatti ha il diritto di propagandare la menzogna o di diffondere ciò che potrebbe incoraggiare la turpitudine o offendere la Comunità islamica: «Se gli ipocriti, coloro che hanno un morbo nel cuore e coloro che spargono la sedizione non smettono, ti faremo scendere in guerra contro di loro e rimarranno ben poco nelle tue vicinanze. Maledetti! Ovunque li si troverà saranno presi e messi a morte» (Cor., XXXIII:60-61)”.
Non illudiamoci, la differenza è ontologica, insuperabile; tertium non datur.
Oggi ci indigniamo, ma domani torneremo superficialmente alle comodità di una vita sazia e orba, tanto preoccupati di non discriminare, di tollerare, di essere comprensivi, aperti, “moderni”; con ciò negando le nostre radici, la tradizione di secoli che ha dato una fisionomia alla nostra civiltà.
Relativisti d’accatto, con il complesso di colpe non vissute, stiamo perdendo l’identità, che è un diritto per ogni individuo, per ogni comunità, per ogni popolo e che noi stemperiamo, attutiamo in nome di un incoerente rispetto per gli altri, al punto di negare le nostre origini e abitudini.
Ma questi altri, fortemente motivati e coerenti, non hanno rispetto; hanno uno scopo, peraltro definito sacro dalle loro increate scritture, che promettono premi eterni a chi combatte per quella finalità: la sottomissione universale.
Le stragi proseguono: si abbattono aerei, di uccidono giornalisti, si sparge il terrore in una tranquilla serata di novembre.
Fino a quando il “nostro” mondo resisterà?
Gli esempi sono sconfortanti: non dimentichiamo che le più antiche Chiese apostoliche dell’Africa settentrionale, da cui veniva Sant’Agostino, sono state spazzate via in pochi decenni dopo le conquiste islamiche dei secoli VII e VIII: chi se le ricorda?; al giorno d’oggi, i cristiani, dal 10% che erano con Saddam Hussein, sono praticamente spariti dall’Iraq e stanno sparendo dalla Siria, ridotti a profughi; i Copti egiziani, 25% della popolazione all’inizio degli anni ’50, si sono ridotti al 10% in un paese tra l’altro “moderato” e se ne vanno in esilio.
Adesso la minaccia è qui: a Parigi, in Europa; l’8 dicembre inizia il Giubileo a Roma.
Che aspettiamo? Siamo già rassegnati a scomparire?
Potrebbe essere una soluzione, comoda, anestetica…
Tutti sottomessi, senza più i problemi della democrazia, della libertà: omogeneizzati, sterilizzati, verso l’estinzione.
Piangere i morti a Parigi non basta; «un attacco alla pace di tutta l'umanità che richiede una reazione decisa e solidale da parte di tutti noi per contrastare il dilagare dell'odio omicida in tutte le sue forme» (Papa Francesco, tramite il portavoce p. Lombardi).
Urge pensarci.
Seriamente.
Con la consapevolezza di chi siamo, da dove veniamo, di quale futuro vogliamo per i nostri figli, per la nostra Patria, per la nostra civiltà.

È un dovere, anche se costerà.

giovedì 5 novembre 2015

Tra slogan e realtà: l'occupazione




"Prima i saronnesi. Viva Saronno, viva la Libertà", così conclude il suo stizzito ed insofferente intervento su inno nazionale e fascia tricolore il Capogruppo della Lega Nord Lega Lombarda per l'Indipendenza della Padania.
Condividiamo pienamente l'invocazione; ma non possiamo non avvederci dell'intima contraddittorietà tra questo slogan (peraltro usato nella recente campagna elettorale, insieme al "cambio di musica") e l'azione concreta posta in essere dalla medesima Lega.
Prima i Saronnesi? 
Come mai, allora, un Vicesindaco e un paio di Assessori che Saronnesi non sono?
Come mai un capo dello staff - cui il Sindaco si affida ciecamente come motore dell'Amministrazione - di Tradate?
Come mai diversi Consiglieri Comunali di fuori Saronno?
Come mai consiglieri di amministrazione di Saronno Servizi non Saronnesi?
Come mai così tanti nullatenenti ed inoccupati tra i nuovi componenti dell'Amministrazione (basti vedere le dichiarazioni dei redditi pubblicate: imbarazzanti)?
Forse è il caso di modificare opportunamente lo slogan, che pure ha avuto tanto successo: "Prima la Lega" o, più propriamente: "Prima i leghisti (di provata fede o rimasti senza occupazione o senza reddito o parente o coniuge)".
In ciò, conveniamo, la Lega (non solo saronnese) è imbattibile: occupa tutto, con l'efficacia di una ruspa. 
Ovviamente, le indennità dei nuovi amministratori (per molti l'unico reddito!) continuano a provenire dalle casse comunali e statali: ma di ciò non ci si lamenta; in questo caso, anche Roma va bene.
Se questa è la sobrietà...
Se questa è nuova musica...
Meglio l'inno nazionale, meglio il tricolore: questi, almeno, appartengono A TUTTI.

mercoledì 4 novembre 2015

E la piazza diventò cortile



Nell’ultimo Consiglio Comunale è stata definitivamente approvata una variante del Piano di Lottizzazione residenziale in corso di edificazione alla Cascina Colombara; la variante era già stata adottata con delibera del Consiglio Comunale del  28 gennaio 2015.
Potrebbe sembrare un atto dovuto, giacché tra la prima e la seconda deliberazione non sono nemmeno pervenute osservazioni dai cittadini.
Invece, pur nella secondarietà del punto all’ordine del giorno, si sono registrate alcune interessanti e, per certi versi, sorprendenti situazioni: sia nel merito, sia nelle valutazioni politiche.
Nel merito: “in sostanza, le modifiche riguardano la trasformazione di un'area prevista a piazza in un'area verde con all'interno una pista ciclabile”, così spiegava l’allora Assessore Campilongo e così ha ripetuto diligentemente la neo Assessora Pellicciotta. Con nonchalance, poiché evidentemente una piazza pubblica (che avrebbe peraltro avuto la denominazione di “Piazza Paolo VI”) ed un bel cortile a verde sono intercambiabili…
Una piazza è pubblica, è un luogo aperto a chiunque, per l’aggregazione e per il passaggio; un’area a verde, seppur arricchita da una pista ciclabile (comunque non incompatibile con una piazza), rimane un’area “aperta”, nominalmente, ma quando è collocata – come nella fattispecie – all’interno di un complesso edificato condominiale si trasforma di fatto in un cortile a beneficio dei residenti , che ne custodiranno gelosamente l’uso; un’area verde, si sa, aumenta il valore degli immobili; un’area verde attrezzata sarà inevitabilmente la corte comune dei residenti.
C’è poi un risvolto economico non indifferente: della manutenzione di una piazza pubblica si sarebbe dovuto occupare, a proprie cure e spese, il Comune, com’è logico. Non si è detto, invece, nella deliberazione approvata, a chi spetterà la manutenzione dell’area verde attrezzata; dovrebbe spettare, quindi, ancora al Comune.
Bella forza: dove si trova un condominio il cui cortile verde viene mantenuto non dai condòmini, ma dal Comune? Sarebbe un assurdo, sicché ci auguriamo che, come annunciatomi fuori onda dalla gentile Assessora Pellicciotta, l’Amministrazione riesca a chiarire questo punto ed a porre le spese di manutenzione a carico dei condomìni beneficiari dell’area verde. Magari ci si sarebbe dovuti svegliare prima dell’adozione e dell’approvazione di questa variante… Non è un dettaglio di poco conto.
Se, dunque, una piazza si è convertita in cortile, ancor più clamorose sono le conversioni delle forze politiche su questo punto all’ordine del giorno.
Su mia richiesta, l’Assessora Pellicciotta mi ha precisato che la delibera di adozione della variante fu approvata dal Consiglio Comunale del  28 gennaio 2015 con i voti favorevoli del Partito Democratico, della scomparsa Italia dei Valori, di Tu@Saronno, del Partito Socialista. Astenuti: Lega Nord Lega Lombarda per l’Indipendenza della Padania e Unione Italiana.
In propòsito, il Consigliere leghista Veronesi  dichiarava: “Per quanto riguarda invece il Piano di Lottizzazione residenziale via Boccaccio via Don Sturzo Torres, il Gruppo Consiliare della Lega Nord Lega Lombarda per l'indipendenza della Padania in passato si era dimostrato molto dubbioso per quanto riguarda la nuova edificazione di quest'area verde, che c'è in Cassina Colombara, per cui ovviamente non possiamo certo essere a favore oggi dopo che avevamo votato contro diverso tempo fa, ormai si parla mi sembra del 2006 quindi sono passati diversi anni. Mentre il Piano di Lottizzazione di cui si parla è un Piano che effettivamente non viene approvato questa sera perché è semplicemente una variante però riguarda veramente un aumento di costruzioni in una zona tranquilla, un'area verde e quindi sostanzialmente sarà un aumento di cemento molto massiccio su un’area che attualmente è verde. Quindi sicuramente siamo perplessi per questa proposta di variante”.
Al Consiglio Comunale di giovedì 29 ottobre, invece, abbiamo assistito ad un vero e proprio ribaltamento: Lega Nord Lega Lombarda per l’Indipendenza della Padania e Fratelli d’Italia hanno votato a favore (assente l’unico Consigliere di SAC Saronno al Centro, che non avrebbe comunque potuto partecipare al voto per  notorio conflitto di interesse); il Partito Democratico si è astenuto.
Potenza della conversione sulla via della Colombara, una riedizione minimale della via di Damasco:
-           il Partito Democratico ci ha ripensato, ripudiando il suo primigenio atteggiamento favorevole, forse memore degli schieramenti realizzatosi durante la campagna elettorale ed al ballottaggio, in particolare, senza il soccorso di liste su cui aveva forse fatto conto;
-          la Lega Nord Lega Lombarda per l’Indipendenza della Padania ha abbandonato le sue sicure perplessità e l’astensione ed ha compattamente votato a favore, senza alcun intervento a spiegazione del mutato suo orientamento. Ma la nuova maggioranza, dominata dall’autosufficiente Lega, sa essere benevola con gli alleati, specie se assenti. E non si trattava di un atto dovuto (come l’approvazione del conto consuntivo della passata Amministrazione, fatto tecnico).
Solo Unione Italiana ha mantenuto le sue posizioni contrarie al provvedimento.
Piegarsi alle convenienze “politiche” del momento, abbandonando un minimo di decente coerenza, non è certo un bel segno: questo realismo è capace di condurre a chissà quali contorcimenti e ribaltoni…

Facciamocene una ragione: una piazza in meno, un cortile in più; dov’è finito l’interesse pubblico? 

IV NOVEMBRE


IV NOVEMBRE
IIIC ANNIVERSARIO DELLA VITTORIA
CENTENARIO DELL'ENTRATA IN GUERRA MCMXV
GIORNATA DELL'UNITA' NAZIONALE
FESTA DELLE FORZE ARMATE ITALIANE

Un commosso pensiero di gratitudine
ai generosi Caduti di tutte le guerre,
il cui sacrificio ha dato agli Italiani
la pace ininterrotta da settant'anni,
vegliata dalle nostre Forze Armate,
presidio dell'unità della Patria italiana,
all'ombra del Tricolore. 

Ci auguriamo che domenica 8 novembre, quando sarà celebrata la festa patriottica, si tornino a vedere a Saronno i tricolori italiani e si possa ascoltare l'Inno Nazionale, nella giornata dell'Unità Italiana.
Ci auguriamo anche di vedere il Sindaco, che rappresenta tutti i Saronnesi, con la fascia tricolore a tracolla, quella che sinora ha omesso di indossare anche nei momenti più solenni, sostituita da lugubri tenute nere e vistosi accessori verdi.
Ci auguriamo che il Sindaco, primo cittadino, sia fisicamente presente alla celebrazione in onore dei Caduti di tutte le guerre, dell'anniversario della Vittoria, che portò a compimento l'unità italiana, delle Forze Armate, costante presidio della nostra sicurezza.
Presente personalmente, non per delega a qualche volonteroso Assessore: un'assenza - anche se egregiamente sostituito - sarebbe uno sfregio ai sentimenti dei Saronnesi che si sentono di appartenere alla grande comunità degli Italiani e si riconoscono nella Costituzione della Repubblica, a cui il Sindaco ha giurato fedeltà.
Ci auguriamo di ascoltare un suo discorso, che si concluda - come da sempre - con l'invocazione "Viva l'Italia, viva la Repubblica!".
Non ci sembra di chiedere nulla di strano; solo il rispetto per le tradizioni nazionali e per i Saronnesi che non le hanno dimenticate.

Pierluigi Gilli, Capogrupo di Unione Italiana