Il
film del Consiglio Comunale del 12 novembre
induce ad arditi paragoni letterari.
Il
Sig. Sindaco, in oltre quattro ore, non ha pronunciato una parola: surreale. “Il Sindaco inesistente”, come “il Cavaliere inesistente” di Italo
Calvino. Davvero insondabile; chissà che cosa pensa della città… Ci pensa lo staff?
Per
contro, vivaci, compatti e festanti tra il pubblico i “Popolari”,
al ballottaggio freschi, sveltissimi, tollerati alleati di seconda mano della
maggioranza, non presenti in Consiglio Comunale per carenza di voti, in attesa
di incassare qualche sgabello nelle Commissioni, generosamente e graziosamente elargito
dalla Lega (di per sé scarsa di truppe adatte): “i Popolari rampanti”, come “Il
Barone Rampante”, sempre di Italo Calvino. O Esaù, classico del Vecchio Testamento. Appetito (parzialmente)
soddisfatto.
Unico
Consigliere del mio gruppo, al pari di Forza Italia, Tu@Saronno, M5S, Fratelli
d’Italia, SAC, mi sono trovato d’ufficio ad appartenere a tutte le dieci
Commissioni. Impensabile parteciparvi, sicché ho indicato i miei supplenti sia
nelle 7 Commissioni Miste (membri esterni al Consiglio, individuati tra validi
partecipanti ad Unione Italiana) e, per le 3 Consiliari: il regolamento
concepito dalla maggioranza dava facoltà di indicare un Consigliere Comunale
come sostituto, anche di altro Gruppo Consiliare (per i Gruppi unipersonali
unica possibilità materiale).
Diversamente
da altri gruppi monoconsiliari di maggioranza (SAC, FdI), forse malfidenti dei
pur numerosi alleati, mi sono avvalso di tale facoltà, consapevole di non
godere della capacità di bilocazione e di onnipresenza, giacché le sedute delle
Commissioni si potranno tenere solo in due giorni, il martedì e il giovedì; al
di là delle differenze politiche, ho così chiesto di fungere da mio eventuale
supplente a Consiglieri di altri Gruppi (Forza Italia, PD e Tu@Saronno),
competenti nelle materie e gentilmente disposti ad una collaborazione tra le
opposizioni.
L’acuto
Capogruppo leghista ne ha tratto conseguenze “politiche” divertenti: Unione
Italiana sarebbe alleata al PD e dietro il proprio nome nasconde Scelta Civica.
Lo ringraziamo per la sempre intelligente analisi; ci ha spiegato chi siamo e
qual è la nostra identità politica; ha la vocazione dell’illuminatore, noi
viviamo nell’oscurità.
In
verità, Unione Italiana a Saronno era, è e rimarrà al suo posto tra i banchi
della minoranza, come nel quinquennio precedente, quando i leghisti sedevano di
fianco a noi e condividevano l’opposizione. Allora, andavamo bene così, eravamo
spesso utili; oggi non siamo più
graditi, perché dall’altra parte e fastidiosi, mentre loro – come ha ripetuto con nonchalance il cit. Capogruppo evergreen – hanno ora il possesso della città (concetto
patrimoniale agghiacciante; ma almeno possiedono
qualcosa, viste le magrissime dichiarazioni dei redditi pari a zero di
molti loro amministratori; ma, si sa, sono “al
verde”).
Personalmente,
non nascondo affatto le mie opinioni, com’è ben noto, e sono Consigliere di
Unione Italiana, non di altri partiti; ho il brutto vizio di ragionare con la
mia testa e di non alzare la mano a comando (come i Consiglieri di maggioranza
disorientati su un emendamento, che hanno alzato la mano dopo l’ordine del
Presidente del Consiglio, che ha fatto ripetere la votazione!); sono nel
Consiglio Comunale di Saronno, non in altri consessi elettivi, all’opposizione –
come altri partiti e movimenti; appartengo ad una scuola politica di
centrodestra moderato, che con l’urlata semplificazione della Lega si trova a
disagio ed in condizione di alternatività; ed infatti il centrodestra a Saronno
ha governato la città con me, tra il 1999 ed il 2009, senza la Lega e la Lega
oggi governa senza Unione Italiana e senza di me: un raro esempio di coerenza
per entrambe le forze politiche; di che si lamenta il Capogruppo leghista? Preferisce
i pateracchi?
E
si meraviglia pure della nostra contrarietà alla pseudo delibera di sostegno al
futuribile referendum sulla maggiore
autonomia lombarda? Noi pensiamo che non ci sia bisogno di alcun referendum, peraltro molto costoso, pare
circa 50 milioni di euri; è già còmpito della Giunta Regionale negoziare
maggiore autonomia con il Governo, lo dice la Costituzione, art. 116, 3° comma.
Il
referendum è solo un grosso spot propagandistico e fuorviante a beneficio della
Lega, ma a carico di tutti i cittadini lombardi. Inutile spottone e molto caro, ridicola imitazione scoto-catalana-québecoise (ma là i referendum sono seri).
L’autonomia,
quella vera, la si consegue con un negoziato intelligente tra Regione e Stato,
ai livelli adeguati, tramite i legittimi rappresentanti dei cittadini, che li
eleggono appunto per quello. Altrimenti, che ci stanno a fare?
Non
condividiamo, quindi, questa deriva plebiscitaria, di nessuna rilevanza
pratica, utile solo a chi illude i Lombardi che otterranno chissà quali
benefici… Non dimentichiamo, infatti, che maggiori attribuzioni di funzioni corrispondono
a maggiori spese (i servizi costano): qui sta la scommessa. Se la Regione saprà
erogare servizi al posto dello Stato e lo saprà fare con migliore efficienza e
con una diminuzione dei costi (cioè delle tasse), ne saremmo tutti felicissimi;
maggiori attribuzioni, quindi, non significa affatto minori tasse…; sicuramente
maggiori responsabilità.
Attenzione
ai mercanti di sogni (e ai loro supini alleati).
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