giovedì 23 dicembre 2010

mercoledì 22 dicembre 2010

La luna di miele è finita



Un brutto Consiglio Comunale, ieri sera, che ha segnato una svolta.
Una delibera, riguardante il teatro, è apparsa come al solito molto pasticciata e superficiale, nonostante la gelida ed ingessata rassicurazione data dalla nuova Cassazione nostrana, l’organico Segretario Comunale ed una santo assessore, con una visione molto sui generis e stiracchiata delle norme.
Un’altra, sulle rette degli asili-nido, sbandierata come potente presidio dell’equità, fortemente voluto dall’Amministrazione come segnale di inversione di tendenza, si è rivelata una burla: per indorare la pillola di aumenti generalizzati, si è deciso di accrescere notevolmente la retta degli utenti più facoltosi; principio di per sé comprensibile, ma di alcun significato nella pratica, per una previsione di maggiore entrata di € 10.000,00 su una spesa a carico del Comune di quasi 1,1 milioni di €; pura demagogia.
Una terza, sulla riduzione del 50% dei contributi per l’assistenza domiciliare agli anziani, molto dolorosa per tutti, ma superabile con il reperimento di altre risorse (una cifra nemmeno impossibile, basterebbero 40-50.000,00 €), come – p.es. – il rinvio di opere non indispensabili (quale l’ormai famosa tettoia attrezzata per il ricovero delle biciclette dei dipendenti comunali, di cui una maggioranza con l'ossessione del velocipede mena vanto).
Naturalmente, la causa delle ristrettezze è stata comodamente individuata dalla maggioranza nel Governo e nell’Amministrazione precedente, quasi che l’attuale situazione mondiale sia florida.
Siamo perfettamente consapevoli della gravità del momento; sappiamo benissimo che sarà già una cara grazia riuscire a mantenere adeguato il livello quali-quantitativo dei servizi sinora erogati dal Comune, lo abbiamo ripetuto sino alla nausea durante la campagna elettorale; riconosciamo che l’attuale Amministrazione naviga in acque perigliose, come tutti gli Enti Locali, né vogliamo tirarci indietro.
Riteniamo, tuttavia, che si debba anzitutto cercare – nel limite del possibile – di privilegiare il settore sociale, realisticamente, rinunciando a qualche operazione di facciata o ideologica, a qualche costoso esperimento salino, a qualche allestimento di nuovi uffici nel palazzo municipale a beneficio assessorile: dobbiamo tutti rimboccarci le maniche.
Ecco perché sono suonate stridenti le entusiastiche dichiarazioni di una Consigliera di maggioranza, che ha proclamato orgogliosamente che “ci stiamo riuscendo” a cambiare le cose; come pure sono apparsi fuorvianti e di molto sopra le righe alcune incursioni verbali del Sig. Sindaco, di cui nessuno mette in dubbio l’impegno e la buona fede nelle difficoltà, ma che si è cimentato in prediche moralistiche e minacciose, irrispettose se non a tratti personalmente offensive, dimostratrici di una non creduta e sorprendente intolleranza per le opinioni altrui (peraltro spalleggiato da una conduzione sempre più federzoniana dei lavori dell’assemblea).
La luna di miele è dunque malinconicamente terminata; rimaniamo responsabilmente pronti a dare tutti i contributi possibili per l’amministrazione della città, anche dai banchi dell’opposizione; ma non a prendere schiaffi, ma non a trangugiare beveroni demagogici, ma non a farci mettere in istato d’accusa da revanchisti  inaspettatamente vendicativi, che affrontano in modo incompetente una situazione che dovrebbe unire, non dividere, ma non a sopportare omelie populistiche pronunciate con insofferenza da chi (forse) si è reso conto di quanto sia più complicato amministrare che sognare, dopo dieci anni di confortevole panchina in minoranza.
La maggioranza rivendica (legittimamente) di decidere? Decida, è il suo còmpito; senza pretendere, però, che l'opposizione le batta sempre le mani e che le si accodi come un docile cagnolino.
Le minoranze hanno una testa, un pensiero, un'etica (e discrete competenze) e sono libere di condividere, di suggerire, di non essere d'accordo: senza l'incubo di essere ripresi come scolaretti da maestri che tali non sono.
Buon Natale, nonostante tutto.

venerdì 10 dicembre 2010

Sta come torre ferma in mezzo ai venti



Il benemerito Club Don Luigi Sturzo di Saronno con il Comitato per la Cultura Cattolica e gli Amici di Padre Monti - méntore l'attentissimo amico Dott. Carlo Mazzola - hanno organizzato per lunedì 13 Dicembre 2010, ore 21,00, presso l’Auditorium "Aldo Moro" - Viale Santuario, 13 – Saronno, la presentazione del libro “Luce del mondo” con l'intervista di Peter Seewald a Benedetto XVI: “Il Papa, la Chiesa, i Segni dei Tempi”; relatore il Prof. Alberto Torresani, storico, filosofo e docente di Storia della Chiesa nella Pontificia Università della Santa Croce in Roma.
Non mancherò a questo evento, ancor più significativo nell’imminenza delle Sante Feste.
Mi auguro che molti, come me, vi parteciperanno: un’occasione privilegiata per conoscere più a fondo Benedetto XVI, un Papa che non cessa di stupire per la mite fermezza con cui spiega ed attualizza la fede, un Sommo Pontefice la cui umanità è sorprendente.
Nel desolante panorama mondiale odierno (per tacere delle ridicole prove muscolari della politichetta à l'italienne), il Santo Padre resta una roccia salda nel mare del relativismo, un “grillo parlante” che tanti, sempre di più, ascoltano, amano e rispettano, non solo papalini come me, ma pure non credenti e laicissimi, come guida morale dell'oggi.
“Vien dietro a me e lascia dir le genti, sta come torre ferma che non crolla già mai la cima per soffiar di venti”, direbbe Dante (Purgatorio, V, 13-15).
Per fortuna la Provvidenza ci ha dato un Papa così, la conferma che ubi Petrus, ibi Ecclesia.
Il resto è proprio povero povero: miserrimo, con un bel superlativo irregolare alla latina.

giovedì 9 dicembre 2010

Le virtù teologali e cardinali



Rompo un intimo silenzio, per me inconsueto, durato molti anni, per un evento privato e familiare: il 18° compleanno del mio terzogenito.
Per noi, è un evento davvero straordinario, dopo le ansie vissute dal momento della sua nascita e successivamente in un lungo iter di correzioni chirurgiche ad un cuore formatosi solo a metà: la maggior età è una conquista che, nel 1992 nemmeno avremmo osato immaginare.
Eppure ci siamo arrivati, con fiduciosa determinazione e con l’aiuto infaticabile di medici lungimiranti e valorosi e quello, non meno prezioso, di familiari ed amici che ci hanno incoraggiato e che hanno compartito con noi i momenti difficili.
Così scrivevo l’anno scorso, per il Santo Natale:
"Diciassette anni fa, l’enorme fabbrica dell’ospedale milanese era appena avvertibile nella nebbia densa; l’umidità colava dai rami spogli, lunghi portici, dalle alte volte, illuminati da luce fioca, non certo invitante.
Ma appena si sbarcava dall’ascensore, un altro mondo: caldo, luce violenta, rumori metallici, suoni striduli incoerenti con le movenze pacate e morbide di medici ed infermieri.
Dopo un atrio minuscolo, un corridoio con una parete di cristallo: fuori la bruma, là – dietro il divisorio trasparente – luce abbagliante, che si riflette sulle superfici metalliche, lucide, pulite, di macchinari votati alla custodia di piccole creature in lotta per la vita, appena iniziata e già in battaglia.
Dentro l’incubatrice, avviluppato da fili e tubicini, sei sdraiato, una gamba sull’altra – gesto tuo tipico, che conservi da sempre -, occhi spalancati che ancora non sanno distinguere.
Sei bello, volitivo, sembri affaccendato; mi dicono che respiri autonomamente, che fai sei pasti con gusto, che i tuoi parametri sono nella regola; nulla fa sospettare che ti manchi una metà del cuore.
Non riesco a capire perché, nella cartella clinica, dopo la diagnosi, abbiano scritto: “condizione incompatibile con la vita”; si sussurra di una ventina di giorni, poi non ti sveglierai più, coperto dalla terra amara.
Un giovane medico, pressoché coetaneo, anche lui tre volte padre, mi prende da parte, mi sprona ad uscire dalla rassegnazione che si comincia a leggere sul mio volto: “Insista, indaghi, non desista, una soluzione ci deve pur essere!”.
Ritorno a casa – la nebbia mi rallenta – con un pensiero fisso; una bimba, alla scuola materna, col cuore ammalato, in cura da un famosissimo e telegenico medico lontano.
Mia moglie, nella sua doppia tristitia puerperae post partum, amorevolmente mi asseconda; un breve colloquio con la madre di quella bambina, un numero di telefono romano, che compongo incerto, perché ormai è la notte di una domenica ben poco festosa.
Mi passano il cardiochirurgo di turno; racconto la vicenda, per come so fare; è gentile, didascalico, mi dà spiegazioni; mi dice che, da qualche anno, si sperimenta dagli Stati Uniti una correzione chirurgica del problema, anche se tuttora di scarsissimo successo.
Mi dà appuntamento all’indomani, per un colloquio con una celebrità medica.
Adesso so; so che si può tentare; so qual è il mio dovere. L’incubo persiste, però un sottilissimo filo di speranza incomincia a farsi vedere.
Dormo: domani incomincia l’avventura, devo essere in ottime condizioni per capire, per agire, per crederci.
Qualche giorno prima, in un lampo ero corso da te, a Como, appena avvisato delle tue condizioni.
Sembravi destinato a non rivedere la luce del giorno seguente.
Sguardi compassionevoli di medici ed infermiere; mi domandano se hai ricevuto il battesimo: bisogna far presto.
Una ciotola d’acqua nella mia sinistra, si apre l’incubatrice: verso alcune gocce sul tuo capino, sfioro i capelli; con la destra, tre dita riunite nel segno della Trinità, ti benedico e fermo pronuncio le arcane parole che ti fanno salvo e cristiano: “Ego te baptizo Albertum, in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti”.
Ora sei uno di noi, ma romano, come il rito che ho celebrato; morto alla colpa d’origine, sei pronto ad affrontare la vita: “Io sarò sempre con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo”.
Arrivano i nostri parenti più cari: legami forti, che già ti stringono nell’abbraccio affettuoso della tua famiglia.
Mi hai svuotato; mai avrei immaginato di rendermi ministro del sacramento; ora capisco fino in fondo il significato di essere pro-creatore: mi hai dato il dono straordinario di essere anche strumento della vita eterna.
Sei esigente, non cambierai mai, lo avverto come un presagio”.
E oggi compi diciotto anni, l’età maggiore, a dispetto delle infauste diagnosi, con la forza della speranza, delle fede e della carità (le tre virtù teologali): stai bene e sei coraggioso e felice di vivere con tua sorella, tuo fratello, i tuoi genitori, sei la prova tangibile anche delle virtù cardinali: la prudenza (nel valutare i giudizi), la giustizia (il buon esito delle correzioni di ciò che ingiusto ha fatto la natura), la fortezza (la fermezza e la costanza nell’affrontare l’avversità), la temperanza (che rende capaci di equilibrio e di realismo).
Il Cielo continui ad assisterti, insieme alla tenera Madre di tutti.
Auguri a te e grazie a chi ti ha ricondotto alla vita.
Perché – non ho e non ho mai avuto il minimo dubbio - la vita è sempre sacra e tutti gli esseri umani - soprattutto i più deboli - hanno il diritto nativo alla vita, il bene più prezioso che per nessun motivo può essere interrotto, dal concepimento alla sua fine naturale.
Così è, così sia. Sempre.

mercoledì 8 dicembre 2010

venerdì 3 dicembre 2010

Ricami (20): terapia d’urto



La salute è il bene più prezioso; senza salute si fatica; lo sa bene chiunque.
L’argomento è di attualità, visto il clamore del gossip derivante dalla pubblicazione di documenti riservati da parte di Wikileaks, da cui esce un’immagine malata del Presidente del Consiglio (speriamo che, invece, stia bene).
L’inverno è cominciato in anticipo, stagione di facili indisposizioni.
Ne è già stata colpita anche la sinistra maggioranza obamica saronnese: viste le pessime figure nelle ultime due, recentissime sedute del Consiglio Comunale, il bollettino medico riguardante la sua salute volge decisamente al pessimismo: una maggioranza con la febbre alta e in istato confusionale.
Un’aspirina non basta; occorre una terapia d’urto, un forte ricostituente: il Sig. Sindaco-medico (che sembra il più sano, almeno per l’indubbia buona volontà) prescriverà alla sua compagine sbandata una fleboclisi di competenza, di cui si è dimostrata sinora l’assoluta carenza?
Anche un ciclo di cure idropiniche termali con la somministrazione di Acqua Santa di Chianciano sarebbe utile e benefico per il sollievo del fegato e dell'apparato gastroenterico della maggioranza, tormentata da acuti mal di pancia.
Si attende la ricetta prescrittiva; non ci sono costi, ci pensa il Servizio Sanitario Nazionale.

giovedì 2 dicembre 2010

NON ABBIAMO BISOGNO


Pio XI, di v.m., saronnese per parte di madre, promulgò il 29 giugno 1931 una celebre enciclica in difesa dell’Azione Cattolica dalle aggressioni fasciste, a dispetto del Concordato del 1929: “Non abbiamo bisogno” (http://www.vatican.va/holy_father/pius_xi/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_19310629_non-abbiamo-bisogno_it.html).
Queste parole mi hanno accompagnato nelle mie riflessioni sulla seduta di ieri sera del Consiglio Comunale.
All’ordine del giorno – dopo il ritiro di un paio di importanti delibere, mal preparate, peggio scritte (ma dove si sono perse le competenze dei funzionari comunali?) – restava l’istituzione delle Commissioni consiliari e non, a compimento di un lavoro di preliminare della conferenza dei Capigruppo.
Evidentemente, qualcosa non funzionava e, probabilmente, maggioranza e minoranza non si erano intese, ciascuna scambiando per realtà (meno gravemente che il Santo Assessore) le proprie proposte: il compromesso apparente raggiunto, infatti, non ha retto alla prova del Consiglio per le troppe riserve mentali
A dire il vero, il testo delle delibere istitutive delle Commissioni era largamente deficitario ed ambiguo; nella sua laconicità, infatti, si limitava a prevedere il numero dei commissari di maggioranza (p. es. 5) ed il numero dei commissari di minoranza (p. es. 3).
Poiché il nostro Gruppo Consiliare è composto di due persone (su 12 Consiglieri di minoranza), abbiamo dunque domandato se il Consigliere Capogruppo fosse almeno facultizzato a partecipare istituzionalmente anche alle Commissioni Consiliari in cui il Gruppo non avesse un proprio rappresentante eletto: ciò al fine di consentire la preventiva conoscenza degli argomenti da portare in Consiglio, così da snellire l’iter procedurale.
A quel punto, il Presidente di turno, il Consigliere Dott. Gilardoni, Segretario del partito di maggioranza relativa (un po’ troppo strabordante rispetto al Sig. Sindaco), dava l’interpretazione autentica della proposta di delibera, nel senso che ogni Gruppo Consiliare, di maggioranza e di opposizione, sarebbe dovuto essere rappresentato in ogni Commissione; per rafforzare tale interpretazione, egli stesso chiedeva al Segretario Generale di predisporre un emendamento chiarificatore seduta stante.
Le dichiarazioni del Consigliere Dott. Gilardoni provocavano il putiferio: come se fosse scoppiata una bomba, PDL e Lega Nord urlavano al trucco, al cambiamento delle carte in tavola, al tradimento degli accordi: essi, invero, avevano interpretato il compromesso della Conferenza dei Capigruppo nel senso che la minoranza fosse libera di scegliere al proprio interno i rappresentanti dei Gruppi Consiliari di opposizione da inserire nelle Commissioni, secondo il principio della proporzionalità, con il risultato che ad Unione Italiana sarebbe spettato un solo posto tra i nove posti disponibili nelle tre Commissioni Consiliari; gli altri otto sarebbero stati ripartiti tra PDL e Lega Nord.
Anche noi, nel silenzio confusionario delle proposte di delibere portate dall'Amministrazione, eravamo stati indotti a ritenere che questa fosse la soluzione raggiunta; anche se non ci era molto gradita, avremmo fatto buon viso a cattiva sorte, non essendo particolarmente affamati di poltroncine; oltretutto, eravamo convinti che il nostro Capogruppo avrebbe comunque potuto partecipare ai lavori delle Commissioni, con riconoscimento istituzionale, con diritto di parola anche se con la limitazione di non poter votare.
Preso atto della diversa volontà della maggioranza – che insisteva perché ogni Gruppo fosse effettivamente rappresentato – ci siamo resi conto che il panorama sarebbe di molto cambiato, oltretutto a nostro vantaggio (tre poltroncine anziché una); tuttavia, ho subito dichiarato che Unione Italiana non avrebbe preteso tanto; tutt’al più, la presenza dei suoi Consiglieri (due) in solo due Commissioni Consiliari, lasciando volentieri il terzo posto a disposizione del resto della minoranza. Suggerivo anche la sospensione della seduta per un chiarimento definitivo.
Chiarimento che non c’è stato perché – da una parte – la maggioranza insisteva nel sostegno del principio della rappresentanza di tutti i Gruppi Consiliari in ogni Commissione, PDL e Lega Nord, dall’altra, si trinceravano dietro il principio della proporzionalità.
L’intento del PDL (con la Lega Nord docilmente a rimorchio) non era quello di rispettare le proporzioni della consistenza dei tre gruppi di minoranza (come strumentalmente fatto credere); il vero scopo, che è apparso chiaro a chiunque non fosse accecato da pregiudizi, era (ed è) quello di relegare Unione Italiana ad una funzione marginale, con la “benevola concessione” al nostro Gruppo di un solo posticino (la Consigliera Dott.ssa Annalisa Renoldi, Vice Sindaco ed Assessore al Bilancio per dieci anni nella Commissione Bilancio, perciò altamente qualificata); chi scrive, evidentemente, ne doveva restare fuori (l’aver guidato due Amministrazioni per dieci anni è un requisito del tutto trascurabile, l’esperienza e la conoscenza non valgono nulla in tale illogicità spartitoria): una posizione del tutto “politica”, determinata palesemente da risentimenti personali e della recente sconfitta elettorale, ancora fumigante, oltreché dal malcelato desiderio di vendicativa punizione.
Pertanto, la tardiva “generosa” offerta di concedere al Capogruppo di Unione Italiana di partecipare ai lavori delle Commissioni Consiliari in veste di “uditore parlante”, con uno strapuntino sovranamente ottriato da chi ritiene di contare di più, è stata da noi rifiutata, perché indecorosa per il Gruppo in sé ed offensiva per un già Sindaco ridotto a mal sopportato ospite “grillo parlante”.
Ma abbiamo anche dichiarato a chiarisse lettere che Unione Italiana non intende essere di ostacolo alla creazione delle Commissioni e, perciò, rinuncia pubblicamente a qualsiasi posto e strapuntino: se li dividano pure PDL e Lega Nord tra di loro, a noi non interessano; NON ABBIAMO BISOGNO, non vogliamo ringraziare nessuno (tranne i nostri elettori e chi ci segue e c’incoraggia con simpatia).
NON ABBIAMO BISOGNO della pelosa carità altrui; sappiamo benissimo svolgere il nostro còmpito di Consiglieri Comunali direttamente in Consigliocome abbiamo largamente provato sinora (non senza successo e anche con insperati apprezzamenti), con un’amplissima attività di interpellanze, interrogazioni, mozioni, emendamenti, interventi documentati durante le sedute, fondata sulla competenza conquistataci in anni di duro lavoro; siamo capaci di essere propositivi, offriamo il nostro contributo qualificato alla vita amministrativa saronnese, come da mandato dei nostri elettori: CI BASTA.
Se, dunque, consideriamo positivamente lo sforzo dell’Amministrazione e della maggioranza di avere Commissioni rappresentative di tutti, per una maggiore condivisione e sintesi, costatiamo malinconicamente e disillusi che le altre componenti della minoranza (una in particolare, l'altra è a rimochio) non cessano di avere un atteggiamento ostile e prepotente nei nostri confronti (con antipatici aspetti anche di natura personale): continuino così, a detrimento di una ricomposizione necessaria per una futura alternativa a questa maggioranza debole ed incapace di fare.
Come i polli di Renzo.
NON NE ABBIAMO BISOGNO.

mercoledì 1 dicembre 2010

Ricami (19): l'elemosina sotto la tettoia



Dai conti della Giunta obamica di rito saronnese:

33.000,00 € per una tettoia “protetta”, corredata di telecamera per la sorveglianza, per il ricovero sicuro delle biciclette dei dipendenti comunali (accessibile solo con appòsito badge) e per lo stoccaggio dei contenitori dei rifiuti del Municipio (carta e plastica).

 30.000,00 € per la costituzione di un fondo di “microcredito” a favore di persone in difficoltà.

Due radiose, straordinarie realizzazioni della Giunta Porro/Valioni (anche la Vicesindaca ha subìto il furto del suo velocipede fuori dal Municipio!).

In un momento di crisi economica assai grave, la tettoia – per di più “protetta” – era sicuramente una priorità assoluta, come la spesa per l’allestimento di nuove stanze assessorili in Municipio(sono sei, gli Assessori, e non ci stanno; ci stavano benissimo quando erano dieci; forse, semplicemente, si accontentavano di più e si siedevano volentieri insieme ai dipendenti, al di fuori di “sacri recinti” riservati).

Noblesse oblige…: l’elemosina sotto la tettoia. Protetta.