giovedì 30 aprile 2009

Innovazione elettronica e politica


Mi segnala un Assessore il post scriptum di una lettera per posta elettronica di un Concittadino: "P.s. constato quanto sia utile disporre e utilizzare la posta elettronica! Sarà il prossimo Sindaco ( e il suo staff) educato all'uso di questo mezzo? Me lo auguro!".
Dai tempi in cui introdussi – nella diffidenza dei più – la mitica “bacheca” sul sito del Comune, gratificata da un successo impensabile, all’abitudine rimastami di rispondere in tempo reale alle e-mail pervenutemi dai Saronnesi, mi sono reso conto dell’importanza che questa interlocuzione diretta ha nel rapporto tra amministratori e concittadini: per i primi, significa poter intervenire immediatamente a risolvere qualche problema, per i secondi significa essere ascoltati senza trafile burocratiche.
La Pubblica Amministrazione sta cambiando; con l’informatica, si sta compiendo una rivoluzione che non ha precedenti; non solo per la tempestività, ma anche per il modo diretto di comunicazione tra il “palazzo” e i cittadini.
Proprio questo contatto diretto è visto con sospetto se non con fastidio dalla burocrazia meno sensibile, che è scavalcata e rimane indifesa di fronte all’intervento mirato e tempestivo dell’organo elettivo; non è amato neppure dalla politica, essa pure spiazzata perché vede erosa la sua tradizionale funzione di mediatrice e, per conseguenza, la sua influenza.
Tutto ciò, a mio avviso, è una delle tante conseguenze benefiche della legge che, nel 1993, ha introdotto l’elezione diretta del Sindaco, che ha dato buona prova di sé, ma è intimamente ed occultamente detestata da una classe politica che conserva la mentalità della c.d. prima Repubblica: quella dell’onnipotenza delle segreterie politiche, dei tavoli, delle commissioni, della concertazione, della mediazione, dei compromessi, che sono la ragione di vita di un sistema policentrico, in cui lo scopo non è governare, ma neutralizzarsi a vicenda: il rapporto diretto elettori-eletto, quindi, è visto come fumo negli occhi.
Purtroppo – dal mio punto di vista – a livello di Enti Territoriali la stagione di riforme iniziata con la legge 142 nel 1990 sta sfiorendo; in controtendenza con la richiesta di maggiori poteri decisionali per il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Governo, infatti, mi avvedo che, nei rami più bassi delle Amministrazioni locali, la tendenza dei politici è quella di ritornare all’assemblearismo, alla riduzione delle responsabilità dei Sindaci e dei Presidenti delle Province a favore di un vecchio sistema decisionale complesso, complicato e lento.
L’elettronica non basterà a fermare questa involuzione; d’altronde, è sotto gli occhi di tutti che il programma del candidato Sindaco (così lo definisce la legge) è già stato stravolto, nella prassi, così da diventare il programma dei partiti; non è solo uno strappo alla regola ed allo spirito della legge, è la prova del ritorno al passato.
Mi associo alla speranza del post scriptum del Concittadino: che la buona pratica della comunicazione per posta elettronica prosegua anche in futuro, si è dimostrata efficace e gradita; da seconda Repubblica.

mercoledì 29 aprile 2009

Torna a casa Lassie


Dopo uno sfiancante tour de force, à la guerre comme à la guerre, un armistizio subitaneo da Blitzkrieg all’insegna dell’embrassons nous: firmato il foedus, Lassie è tornata a casa, con la sua medaglietta. Come nel motto del Regno federale del Belgio: l’union fait la force (che i Belgi leggono farse).
¡¡Suerte!!

lunedì 27 aprile 2009

Tra lavandaie ed occhiali, a dispetto del buon gusto


A furia di occuparsi di detersivi e pigmenti ottici, il 25 aprile passa in secondo piano; magari si fosse criticato il mio discorso, sarebbe stato un serio confronto culturale; invece, ci si balocca con questioni estetiche, per di più con arcigna severità.
Leggo, infatti (http://www3.varesenews.it/saronno_tradate/articolo.php?id=139348) che le bandiere in piazza Libertà erano sporche per lo smog, ma non sono state lavate per la celebrazione del 25 aprile; il Sindaco non se n’è accorto, gli occhi dietro occhiali scuri; mancano i soldi per la lavanderia – e si sa di chi è la colpa! -, sicché non è stato un bel vedere. Fondamentali argomenti di un candidato Sindaco, ormai ridotto ad un’inesausta, esasperata e personale polemica nei confronti dell’attuale primo cittadino, cui ambisce di succedere.
Rispondiamo con ordine, un po’ imbarazzati per il carattere bagatellare di questi illuminati pensieri.
1) Le bandiere esposte in piazza Libertà hanno dimensioni particolari; soprattutto quella di Saronno non è in commercio, sicché occorre del tempo per la consegna, una volta fattane richiesta al produttore; sono già state ordinate, a quanto mi risulti, ma non sono ancora disponibili. Le bandiere non si lavano come le tende, si sostituiscono, in quanto – com’è logico – l’esposizione agli agenti atmosferici non tanto le sporca, quanto le scolorisce (di ciò è sicuramente consapevole lo stesso autore di cotanta critica, dalle cui finestre rimase pendente per mesi una bandiera policroma inneggiante alla pace, che dopo mesi era irriconoscibile);
2) L’alzabandiera - disciplinato da rigide norme regolamentari militari -non è solenne perché “piace al Sindaco”: è solenne per il significato che ha; ed è ”lento” perché si accompagna alla durata dell’inno nazionale; non è la carica dei Bersaglieri, è un momento di raccoglimento;
3) Il Sindaco porta gli occhiali che vuole, scuri (e da vista con lenti polifocali) perché disturbato dalla troppa luce; nei luoghi chiusi, li cambia con lenti chiare. Non ha mai portato le lenti a contatto, come altri: non è certo una colpa, ma una libera scelta. A quando anche le critiche sulla foggia del mio abbigliamento? Andava bene la cravatta? Il taglio dei capelli era appropriato? Le scarpe intonate? Valentino ed Alfonso Signorini sono tra noi, perbacco!
De minimis ne curet Praetor…

domenica 26 aprile 2009

Il Sindaco non è l’allenatore di una squadra di calcio


Con encomiabile tempestività, una neonata lista civica ha già diffuso per prima i nomi dei suoi candidati. Sicuramente tutte persone perbene, che si mettono a disposizione della città; già questo, al giorno d’oggi, ha del miracoloso; sarà così anche per le altre numerose liste annunciate, non si può non crederci.
Interessanti anche molte delle proposte di programma avanzate: in verità, nulla di assolutamente nuovo ed eclatante, ma non c’è da meravigliarsene; la pasta ed il riso possono essere conditi in mille modi, ma – prima – devono essere necessariamente cotti in acqua abbondante: la vera differenza tra i programmi, quindi, sta nelle priorità, che alcuni danno ad alcuni argomenti, altri ad altri; è la varietà delle opinioni.
Noto, tuttavia, nei toni di questa lista, un ansioso bisogno di urlare e di usare il pettegolezzo, non lieve e simpatico come in Svetonio, ma tonitruante e fondamentalista: il mio interesse per le idee programmatiche viene così azzerato dalle movenze da Fronte dell’Uomo Qualunque di questo nuovo gruppo, che sembra discendere dalla scuola del populismo di Guglielmo Giannini e della demagogia piccola piccola di Pierre Poujade.
Le elezioni amministrative non sono l’occasione per la palingenesi: a Saronno, dal 1945 in poi, non c’è mai stato bisogno della rivoluzione, né mi pare (anche se non sono, per forza di cose, voce neutra) che gli ultimi governi cittadini siano stati a tal punto imbelli e disastrosi da richiedere un repulisti; anzi, a detta di una buona parte delle forze politiche, dal 1999 l’Amministrazione è stata fin troppo decisionista.
Comunque, è un bene che la città si curi, non deve cessare mai di farlo; non – però – con il metodo di un allenatore di calcio, che prepara la sua squadra a sopravanzare l’avversaria, che dev’essere sconfitta.
Saronno non è una squadra; chi la governa – con la propria responsabilità e con le proprie idee – deve tendere al pareggio, a mettere insieme le esigenze di tutti i concittadini, anche di quelli che la pensano diversamente.
Per raggiungere questo obiettivo, ogni Sindaco ha il suo modo di interpretare, il suo carattere, il suo modo di pensare: gradito (o sgradito) all’elettorato con molte sfumature, è questo il suo compito, per cui si mette in gioco in prima persona con la sua faccia.
L’Amministrazione, dunque, come il bilancio, deve essere in pareggio; solo così la città – tutta la città – può vincere.
E la nave, anche in gran tempesta, ha il suo nocchiero, con l'intiero equipaggio.

sabato 25 aprile 2009

25 aprile, la liberazione, la libertà


"Concittadini Saronnesi,
con emozione mi accingo a rievocare l’anniversario della Liberazione al termine del mio duplice mandato: in questi dieci anni, la festa civile della nascita della democrazia nel nostro Paese è stata per me un’occasione privilegiata di riflessione sulla storia italiana e sul significato che il 25 aprile ha assunto, divenendo nel tempo la vera e comune base della nostra convivenza e delle istituzioni della Repubblica.
Quest’anno, nel preparare i manifesti per le celebrazioni della Liberazione e del 2 giugno ho commesso un errore involontario: ho contato, infatti, gli anni del 25 aprile partendo dal 1946, anziché dal 1945, uno in meno.
Quando me ne sono accorto, ho cercato di capire la ragione di un così vistoso sbaglio; la conclusione è stata spontanea: 25 aprile e 2 giugno, benché a distanza di un anno, sono la stessa cosa, rappresentano l’unità inscindibile tra la riconquista della democrazia, atto preliminare, e la formazione della Costituzione repubblicana, che si fonda, appunto, sui princìpi ed i valori di democrazia, di libertà, di solidarietà derivati dalla lotta contro la dittatura, dal riscatto della nostra coscienza collettiva di Italiani dall’involuzione totalitaria del ventennio fascista della nostra storia e dell’obbrobrio della mortifera alleanza con il nazismo.
Storia che rimane la stessa, nonostante luci ed ombre – come in ogni periodo di grave e lancinante contesa -; anche se la storiografia più moderna ha scandagliato pagine dolorose e messo in evidenza verità difficili a capirsi per chi non abbia direttamente vissuto i fatti e li interpreta con gli occhi di oggi, in un modo metodologicamente pericoloso, rimane intatto il fatto della liberazione, la fine di una guerra criminale, dell’oppressione elevata ad istituzione, della prepotenza ideologica, della meschinità roboante dei milioni di baionette di latta, dell’equivoco lucidamente ingenerato di potenza fondata sui cannoni; parentesi avulsa, peraltro, dalla cultura tradizionale degli Italiani.
In questi dieci anni ho potuto vedere la crescita della consapevolezza tra noi Concittadini che la libertà di cui godiamo così copiosamente e che respiriamo con naturalezza, come l’aria, non sia un dono piovuto dal cielo, ma frutto di una liberazione che è stata conquistata da uomini e donne in carne e ossa, i quali, con un impeto di dignità e con azzardo personale, non hanno esitato a sporcarsi le mani, imbracciando le armi della libertà e per la libertà.
Dobbiamo guardare con rispetto a questi disperati ribelli, animati da opinioni diverse, ma uniti dall’obiettivo comune di far rientrare l’Italia nell’alveo della democrazia e della vita di persone libere, con il concorso delle Forze Alleate e dei superstiti militari delle Forze regolari, tra cui non dimentichiamo il Carabiniere Salvo d’Acquisto.
Non è un caso – riprendo così l’automatica associazione del 25 aprile al 2 giugno – che il popolo italiano abbia vissuto un’irripetuta stagione di collaborazione tra diversi orientamenti politici, conclusasi con l’adozione, da parte dell’Assemblea Costituente, di una Costituzione repubblicana, la cui vitalità, nonostante tutto, è giunta sino a noi, massimamente nei suoi principi fondamentali, che permeano ormai la nostra società ed il nostro modo di vivere la democrazia.
Le libertà descritte e garantite nel titolo primo della Costituzione, gli stimoli all’eguaglianza, alla solidarietà, all’economia distributiva, alla tutela dal bisogno, alla cura della salute, alla formazione della piccola proprietà, alla diffusione dell’istruzione, alla sicurezza sul lavoro, al patto tra generazioni, al superamento dell’esasperato individualismo dell’uguaglianza formale sono princìpi che caratterizzano e distinguono, nell’ambito della civiltà occidentale, la nostra Nazione, in compagnia di altri Stati europei, da altri grandi sogni, tipici di un modello di società probabilmente più efficiente ed organizzato del nostro, ma socialmente più fragile e crudele, anche se contempla costituzionalmente il diritto alla felicità.
D’altronde, la Corte Costituzionale, investita dalla nostra legge fondamentale del còmpito arduo di valutare la conformità delle norme ai principi della Costituzione, che ho appena riassunto, ha immesso nel nostro ordinamento, spesso più rapidamente del Parlamento, proprio quei valori, nati con la Liberazione, che sono così entrati a far parte del nostro modo di vivere.
Sono certo che i Partigiani di allora possano guardare con fiducia al futuro della nostra Patria; i loro sacrifici non sono stati inutili, anzi hanno aperto all’Italia esperienze di democrazia mai prima conosciute; è vero, il Paese in cui oggi ci muoviamo non è sempre quello che i Resistenti hanno sognato durante i lunghi mesi dell’impari confronto militare; forse avrebbero voluto di più o altro, a seconda dell’impostazione delle correnti politiche cui aderivano.
Tuttavia, chi allora si è adoperato con rischio vitale quotidiano perché mai più si ripetessero nel nostro popolo le efferatezze dell’oblio della ragione, che tutti ben conosciamo, è qui, sessantaquattro anni dopo, a ricordare, nella libertà, con la libertà, per la libertà una conquista, da loro fomentata, che nessun Italiano di oggi può mettere in dubbio, tanto che possiamo ben dire, come ci insegna con indiscutibile autorevolezza il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che questa festa è ormai la festa di tutti gli Italiani, non di alcuni contro altri, ma di tutti, nella libertà e per la libertà da ogni tentazione autoritaria, nella concordia unitaria, di cui è bello ed intenso esempio recente la solidale mobilitazione generale a favore dei compatrioti d’Abruzzo, colpiti dalla sventura di un grave evento sismico: a loro vada il nostro pensiero di compartecipazione nel giorno della dignità nazionale.
Il volgere del tempo, com’è umanamente prevedibile, ha reso sempre più sottile il numero dei testimoni diretti; quest’anno, anche la staffetta partigiana Nuccia Pagani ci ha lasciato; la rivedo qui, l’anno scorso come oggi, di fianco a me, a portare non senza fatica il suo tributo di buona e grande donna all’omaggio ai Caduti della Resistenza; la ricordo con commozione e con gratitudine per l’esempio che ci ha dato e che mi ha dato.
E come ricordo lei, così – a nome di tutta la Città che ho ancora l’onore di rappresentare – ripeto solennemente che non dimenticheremo mai e che ci sentiamo impegnati eticamente, noi uomini e donne di questo secondo millennio, a difendere la libertà senza compromessi e ad adoperarci affinché i vivi ideali della resistenza all’odio, alla dittatura, alla prevaricazione, al servaggio si affermino sempre più per un’Italia unita, operosa e gentile per tutti, in cui il rispetto reciproco e dell’infinita diversità tra i cittadini sia vissuto quotidianamente come ricchezza collettiva del nostro popolo.
Con questi sentimenti, che sento non solo miei, ma fortemente ed emotivamente condivisi, vi prego di unirvi a me nell’augurarci viva la Liberazione, viva la Costituzione, viva l’Italia!"
(discorso pronunciato a conclusione della manifestazione istituzionale in Piazza Caduti Saronnesi, davanti al monumento ai Caduti della Resistenza)
Commento
È stata una bella giornata, in cui mi è parso più diffuso il sentimento di condivisione dello spirito di questa festa civile, non di una parte, ma di tutti, come l’ha suggellata il Presidente della Repubblica dall’alto della sua riconosciuta autorevolezza.
Malinconia nel sentire Aurelio Legnani enumerare in una sola mano i superstiti saronnesi della lotta di liberazione; il tempo è crudele ed inesorabile, ma attutito dalla memoria, che non scompare mai.
Ho potuto stringere la mano e salutare tantissimi concittadini: una volta tanto, in questo giorno, le differenze di opinione si attenuano ed il rispetto per la persona fa capolino. Sia così anche oltre il 25 aprile.
L’anno prossimo, a Dio piacendo, festeggerò questa ricorrenza unitamente ad un altro 25: i 25 anni di matrimonio con mia moglie, che – con eroismo muliebre – mi “resiste” da quasi cinque lustri; ne ho fatto cenno salutando al termine della cerimonia, raccogliendo un applauso che ho interpretato come simpatia (per taluni indotta dalla consapevolezza che si trattava del mio ultimo discorso da Sindaco?).
Due sole note stonate:
- slogan sorpassati urlati da ragazzi bisognosi di recuperare il senso della realtà (purtroppo corteggiati da taluni che ragazzi non sono più);
- un apodittico e sospettoso comunicato di un candidato Sindaco che, con una malizia che non mi appartiene, ha stravolto il manifesto comunale per il 25 aprile (che ho disegnato personalmente), vedendovi una sorta di pubblicità per un partito oggi maggioritario: un vero peccato, parole antipatiche che avrebbero meritato il silenzio. Io sto con il Capo dello Stato: “la celebrazione del 25 aprile deve diventare finalmente - voglio ribadirlo nel modo più netto - occasione di ricordo, di riconoscimento, di omaggio per tutte le componenti di quel grande moto di riscatto patriottico e civile che culminò nella riconquista della libertà e dell'indipendenza del nostro paese : per tutte le sue componenti, viste e onorate nella loro unitarietà”.
La libertà non ha colore, è trasparente come l’aria che respiriamo; come – senza l’aria – finiremmo asfissiati, così senza la libertà saremmo servi.
Dalla libertà nasce la democrazia, nasce la Costituzione; il resto (giustizia, uguaglianza, solidarietà, diritti, doveri civici, pace, fratellanza) discende dalla libertà.
L’Italia liberata (e sappiamo da chi e come) è l’Italia della libertà: di tutti, di tutti che, per l’art. 3 della Costituzione, sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Nessuno è più uguale degli altri, men che meno quando sale in cattedra paludato come sommo sacerdote di una “religione” tutta sua, che può praticare liberamente proprio perché l’Italia è stata liberata ed è l’Italia della libertà di tutti.

venerdì 24 aprile 2009

Chi ben comincia... è a metà dell'opra


L’Italia dei Valori si presenta alla città con una “toppata” alla grande.
Con un violento comunicato inviato alla stampa e già pubblicato (si confronti http://www3.varesenews.it/saronno_tradate/articolo.php?id=139098), infatti, ricorda la possibilità di devolvere il 5 per mille dell’IRPEF al Comune, per l’incremento di attività sociali municipali e, con lo stile inquisitorio tipico del suo patron, accusa l’Amministrazione di nemmeno aver informato la popolazione di questa possibilità: “L’attuale giunta troppo impegnata dalle prossime elezioni e dai conflitti interni si cura poco delle cose concrete. Vi rendete conto dell’opportunità che rischiamo di perdere? Ma forse all’attuale giunta non interessa perché teme di non essere rieletta e non si cura del futuro” (sic!).
Evidentemente, quest’Italia dei Valori è composta da persone che o non vivono a Saronno o hanno le fette di salame nostrano sugli occhi.
Infatti, nel bilancio preventivo, approvato dal Consiglio Comunale a marzo, è iscritta un’entrata proprio per i presunti proventi del 5 per mille che i Saronnesi devolveranno al Comune: il bilancio, come si sa, è preparato dalla Giunta Comunale…
Ma v’è di più: da giorni, in tutta la città, sono affissi dei manifesti, disegnati dal Sindaco, che invitano a devolvere al Comune il 5 per mille, con il fortunato slogan “chi firma, ferma”, manifesto che, peraltro, dal 21 aprile è pubblicato anche sul sito ufficiale del Comune di Saronno.
Speriamo che questo sia l’unico infortunio – che ha del ridicolo – in cui incorre l’Italia dei Valori; certo che se il buon giorno si vede dal mattino, c’è di che preoccuparsi.
S’invita, quindi, questa formazione politica a meglio informarsi e documentarsi prima di scagliarsi in allegre scorribande lessicali ed in improbabili requisitorie; la verità, infatti, viene sempre a galla, soprattutto quando è già vistosamente sotto gli occhi dei cittadini: l’Amministrazione ci aveva già pensato per tempo.
Chiedere a costoro di scusarsi per l’errore è inutile; basta la figuraccia che hanno già fatto (e magari si credono anche competenti...; che ne penseranno i loro alleati lettori di Micromega? Faranno un bel girotondo?).

giovedì 23 aprile 2009

Il diario di Luigi XVI

Luigi XVI di Borbone, Re di Francia, era solito compilare quotidianamente il suo diario, in uno stile molto sintetico.
Il 14 luglio 1789, giorno in cui iniziò la rivoluzione francese con la presa della Bastiglia, il Re annotò: “Nulla”.
Suppongo che, il 22 aprile 2009, a Saronno, avrebbe scritto la stessa cosa.

martedì 21 aprile 2009

Il Natale di Roma (e un altro natale a Saronno)

Ricorre oggi, 21 aprile, il 2762° anniversario della fondazione di Roma, collocata nel 753 a.C.
Augùri alla Capitale, che non è solo un luogo, ma è una categoria dello spirito: alma Mater.
A questo natale dell’Urbe, si aggiunge – finalmente – un altro natale saronnese: l’annuncio della candidatura a Sindaco di Annalisa Renoldi.
Anche a lei gli augùri, che le saranno sicuramente graditi, nel momento in cui si mette al timone di un’alleanza che ultimamente ha dato l’impressione di essere, come scrive Dante,
nave senza nocchiero in gran tempesta.
Prosit!

lunedì 20 aprile 2009

Saronno Castor campione d'Italia 2008/2009 di tchoukball

Dopo un'emozionante finale, a Cislago, terminata 52 a 49 contro i temibili Ferrara Allnuts, la squadra dei Saronno Castor ha conquistato per la terza volta consecutiva il titolo di Campioni d'Italia nel campionato nazionale di tchoukball, svoltosi con la partecipazione di numerose formazioni di ogni regione ed in presenza di un pubblico caloroso, entusiasta e correttissimo.
Complimenti agli atleti, che confermano Saronno culla di questo sport spettacolare, la cui Federazione Nazionale ha sede in città http://www.tchoukball.it/ .
Per orgoglio paterno, partecipo alla gioia di mio figlio Filippo, tenace e coriaceo giocatore della squadra campione: ha grande passione per lo sport praticato; non ha preso da me, per fortuna, che sono solo intermittente tifoso fazioso!

domenica 19 aprile 2009

L’era del Cavallo Bianco

Sull’aria de “L’era del cinghiale bianco” di Franco Battiato

Piene le vie a Saronno
per le amministrative
un evento epocale
non ci facea dormire.
Un candidato sindaco
ci offriva spesso tazze di caffè nero, ma
spera che arrivi presto
l’Era del Cavallo Bianco
.
Profumi indescrivibili
nell’aria dello struscio,
un pascolo di equini
candidi tutti uguali,
l’ombra della politica
mentre ascoltavo attonito inutili promesse
Ma spero non arrivi presto
L’Era del Cavallo Bianco
.

Al cavallo, specie se donato, si guardi bene in bocca...
A scanso di equi-voci, deluse aspettative e castelli in aria.

sabato 18 aprile 2009

E le stelle stanno a guardare


Poesiola per intenditori (tratta dalla serie "Il grillo parlante", di notorio scarso successo):


E le stelle stanno a guardare
immote nel cielo superno.
Su chi solo sa litigare
ritorni il gelido inverno.


A dire il vero, anche la meteorologia induce a simili considerazioni: dal caldo sole, alla grandine, al freddo nel giro di poche ore...
Siamo tutti meteopatici?

Noticina: ho visto sulla web TV http://www.pierodasaronno.eu/released/home.aspx due bei servizi di presentazione del centro per giovani di Viale Lombardia, SpazioAnteprima, quasi inaugurato un paio di settimane fa, voluto dall’Amministrazione Comunale ed allestito grazie al lavoro di numerosi ragazzi e ragazze, che si sono rimboccate le maniche per un obiettivo sentito come tutto loro.
Ne sono rimasto vivamente impressionato, per il senso di vitalità, di voler fare, di cooperare, di esprimersi che i giovani concittadini (anche questo è spirito civico) hanno comunicato nelle interviste, con un entusiasmo contagioso.
Ora sono certo che la nuova struttura appartenga alle buone pratiche amministrative, che danno significato di utilità generale ai provvedimenti di governo, in sintonia con le aspettative.
Mi rimane il rimpianto di essere stato forse un po’ lento nel cogliere l’esigenza; tuttavia, cosa fatta capo ha: auguri di grande (e meritato) successo a SpazioAnteprima.

giovedì 16 aprile 2009

A furia di tirarla, la corda si spezza

La Lega Nord, come noto, è intervenuta pesantemente nella scelta del candidato Sindaco di Saronno, giungendo a dettare anche il nome del candidato ideale, definito come “tenuto sott’olio” (benché l’interessato abbia pubblicamente precisato a chiare lettere di non essere affatto disponibile): la questione, pare, è stata devoluta ai superiori organi regionali e provinciali, che unA candidatA avevano già approvato.
Nel frattempo, come tutti sanno, Forza Italia ed Alleanza Nazionale, insieme ad altri partiti, si sono sciolti e sono confluiti nel P.D.L.
Sorprendentemente, il già Coordinatore di F.I. saronnese – che non risulta essere formalmente il responsabile del P.D.L. a Saronno – ha fatto capolino nella quérelle innescata dalla Lega Nord, profondendosi in un’accorata peroratio dell’alleanza del P.D.L. stesso con la Lega Nord, con la quale, addirittura, sarebbe già stato concordato in massima parte il programma amministrativo (ma non era il programma del candidato Sindaco, secondo la legge elettorale vigente?), sicché, con ginniche genuflessioni e senza fare il nome della candidatA prescelta dal P.D.L., conclude con la considerazione che questa alleanza deve avere la precedenza su ogni altra opinione (chissà perché, a me torna in mente il biblico Esaù, che, per un piatto di lenticchie, vendette la primogenitura…).
A proposito di programma, la Lega Nord – Lega Lombarda per l’Indipendenza della Padania saronnese, con meritoria capacità organizzativa, propone ogni settimana incontri specifici su ogni aspetto della vita amministrativa: in altre parole, il suo programma per l’urbanistica, per l’ospedale, per la cultura, ecc.
Ieri, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha dovuto ammettere di avere fissato al 21 giugno 2009 i referendum elettorali, perché, in caso di accorpamento con le elezioni europee ed amministrative al 6 giugno, la Lega Nord avrebbe fatto cadere il Governo.
Si tratta dello stesso Silvio Berlusconi che, all’assemblea fondativa del P.D.L. di appena due settimane fa ha gridato che questo nuovo partito punta al 51% (si dice che un Ministro illustre ospite sia sbiancato).
Del che non avrebbe bisogno, se i referendum elettorali avessere successo: il P.D.L., da solo, come partito sicuramente più votato, avrebbe il premio di maggioranza e potrebbe governare tranquillamente senza la costrizione di un’alleanza con la Lega Nord, non più indispensabile.

Commento personale: è proprio necessario e strategico, anche a Saronno, accodarsi alle pretese della Lega Nord e porsi in atteggiamento supplice e rassegnato nei confronti dei suoi diktat? Abbiamo già segni evidenti della sindrome di Stoccolma? Forse ci si dimentica che il centrodestra, a Saronno, governa da dieci anni senza i leghisti, i cui Consiglieri Comunali, nonostante l’aria da embrassons nous di un’annunciata alleanza, hanno continuato imperterriti a votare contro ogni provvedimento proposto dai quasi-alleati…
Logico che la Lega Nord cittadina parli di discontinuità (come Follini… E si è visto che fine ha fatto…): non sono mai stati in maggioranza, unico esempio tra le grandi città della Provincia di Varese (come dicono a Roma, je rode…).
Meno logico che una siffatta discontinuità suoni gradita come un balsamo anche a qualche pezzo del P.D.L.; in verità, anch’io non disdegnerei la discontinuità, ma rispetto a taluni esempi indefinibili di parte della maggioranza in questi ultimi cinque anni (su cui tornerò), ben diversi dai primi cinque, in cui il P.D.L. non esisteva ancora, ma – di fatto – nella nostra città era come se ci fosse, stanti l’omogeneità e la lealtà tra i partiti della maggioranza stessa (risultato: Sindaco rieletto al primo turno, contro i calcoli di chi ambiva al ballottaggio, per sistemare le cose con i soliti compromessi tra apparentati dell’ultima ora).
Il proverbio dice che la corda, a furia di essere tirata, si può anche spezzare; lo valuteranno i leghisti, la cui capacità amministrativa è tutta da dimostrare (stare all’opposizione è facile e comodo, basta dire sempre di no… Senza responsabilità alcuna e con tante strizzate d’occhio)? Lo sanno i seguaci del P.D.L., popolo delle libertà, non popolo domestico (della) Lega?

martedì 14 aprile 2009

Ombrello & crema paraelezioni: ma basterebbero i referendum elettorali…

Nonostante la pausa pasquale, il mondo piccolo della politica locale non ha smesso di riservare sorprese, con interventi, sgambetti, lezioni , giri di valzer, polemiche.
Cronache di un fermento annunciato?
Ce n’è per tutti i gusti: dall’autorevole Segretario Provinciale di un partito molto lombardo, che boccia impietoso una candidata Sindaco (e non è la prima volta…) e propone un altro candidato del di lei partito (che non è il suo), al verde rubicondo che non accetta lezioni di morale da un Coordinatore cittadino di altra forza politica, colpevole solo di aver proposto un’autolimitazione delle spese elettorali per dare una mano – con i risparmi – agli Abruzzesi colpiti dal terremoto, ad un altro candidato sindaco che, certamente estimatore di Annozero, assiduo lettore di Micromega (fa tanto chic), neoalleato dell’Inquisizione dei Valori (bollati?), trova elegante riflettere sul terremoto e – contestualmente e pour cause – accostare tale riflessione alla sua indignazione per il Liceo Classico (messaggio subliminale?), all’altro candidato sindaco che, in un italiano spericolato, si propone come nuovo sceriffo a cavallo di un quadrupede bianco, all’altro ancora candidato sindaco che, soddisfatto, prende sotto la sua ala due partiti minori, che fino al giorno prima invocavano le primarie di coalizione ed avevano un loro candidato e che, con un rapidissimo détournement, hanno preferito rinunciare ai sacrosanti principii per assicurarsi n qualche strapuntino concesso graziosamente dal più grosso, all’ultimo (last but not least) candidato sindaco che, seppure abitualmente vicino ai famosi cantanti urlatori per i toni sommessi con cui si distingue, sceglie curiosamente il silenzio, la vigilia di Pasqua, non pubblicando il suo gratùito giornale (in vacanziero buen retiro?).
La campagna elettorale per le amministrative del 6-7 giugno non è ancora ufficialmente incominciata; il diluvio sì.
Basterà un robusto ombrello?
Ci vorrà anche una speciale crema protezione 6 o 7 (tanti i candidati sindaco, cui forse – si sussurra – se ne aggiungeranno altri)?
Che abbiano ragione i promotori dei referendum elettorali a voler semplificare il sistema? Sempreché si riesca a votare, per questi (a me graditissimi) referendum, senza buttare al vento centinaia di milioni… http://www.referendumelettorale.org/

sabato 11 aprile 2009

Buona Santa Pasqua

Augùri di buona Santa Pasqua



Tra Saronnesi



Ieri, in viaggio verso la montagna, ho fatto sosta a Tirano (SO), per una visita al Santuario della Madonna.
Mentre entravo nella bella chiesa, mi hanno salutato due Concittadini, marito e moglie, anche loro in movimento per raggiungere la Val Camonica.
Non li conoscevo, personalmente; si sono avvicinati un po’ incerti, ci siamo scambiate qualche parola non di circostanza, con riferimento a comuni amici.
Un’accoglienza calorosa e, soprattutto, spontanea.
Incontro tra Saronnesi in viaggio, che amano la loro città e si riconoscono volentieri.
Buona santa Pasqua, ovunque siano.

venerdì 10 aprile 2009

Passione

"E quando il Figlio dell’uomo tornerà sulla terra,
vi troverà la fede?"

Difficile prevederlo nel Vecchio Continente,
dove la pur abortita Costituzione Europea
non ha avuto il coraggio di ribadire
le radici cristiane della nostra tradizione.
Per "laicità" (sic!).

No, per impudica smemoratezza, per vaghezza di "modernità",
per non urtare i non cristiani e gli atei, per il "pensiero" debole.
Il vero laico, tuttavia, con Benedetto Croce,
non può non dirsi cristiano.

Il laicismo attuale, per contro,
si è involuto in una sorta di rigida religione anticristiana,
con i suoi sacerdoti (spesso sommi) ed i suoi riti,
la cui "bibbia" è il politically correct,
una melassa intollerante, supponente e snob.

Per fortuna, Qualcuno promise che
ianuae inferi non praevalebunt.

giovedì 9 aprile 2009

La volpe e l’uva


Domenica 5, come scrivevo su questo blog venerdì 3, i ragazzi e le ragazze di SpazioAnteprima, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili, hanno aperto a tutti i giovani la nuova struttura con l'evento “Una quasi inaugurazione”.
Mi riferiscono di un grande afflusso di pubblico (tra cui alcuni politici curiosi) ed incoraggiante successo.
Cosa fatta, capo ha, si direbbe in queste occasioni, insieme agli auguri per un raggiante futuro.
Puntuale come un orologio svizzero, invece, arriva il commento del malinconico di turno: il serioso Segretario del P.D., ratto come un fulmine, trasforma in interpellanza i suoi umori biliari e, con insinuante e malcelato fastidio, chiede all’Amministrazione se, nella struttura appena aperta, siano rispettate le norme di sicurezza.
Risponderà l’Assessore alla partita, che – insieme ai validi tecnici comunali – non è certo uno sprovveduto.
Evidentemente stupito per la realizzazione del progetto e per il numeroso pubblico intervenuto, l’interpellante deve costatare accorato che un’altra delle sue famose, presunte idee è stata messa in pratica da altri; così scatta incontrollabile il desiderio di rivincita; sì, però…
La volpe e l’uva, nondum matura est: quante volte, negli ultimi dieci anni, questa bella favoletta è stata rievocata dai superbi sostenitori del “sì, però” ?
Tante, troppe…
Ma non demordono, chiusi nel loro passato di vecchie glorie.

Tanti auguri a SpazioAnteprima, senza se e senza ma.
News: l'interpellanza è stata successivamente ritirata.

mercoledì 8 aprile 2009

Parigi val bene una Messa

Con la legge elettorale dei Comuni, c’è poco da scherzare; se non si hanno i numeri minimi, non si entra nemmeno in Consiglio Comunale. Il sistema è rigido e spinge alle aggregazioni, sicché conquistarsi un posticino al sole, se si è piccoli, è impresa ardua.
Ecco dunque che i Socialisti ed i Verdi, di venerabile tradizione, ma di truppe limitate, si accomodano sotto l’accogliente ala materna del P.D., motivando tale inclusione con richiami a nobili principii di democrazia e di riformismo.
E' più corretto dire “trasformismo”: facendo gruppo, ci si confonde, ma si riesce ad ottenere magari un seggio, altrimenti impossibile da soli.
Acquistando pezzi di riformismo, per il partito maggiore, si cerca di ampliare la platea dei potenziali elettori.
Un matrimonio non alla pari, ma conveniente per tutti, al di là dei proclami di unità nell’emergenza democratica e della voglia di cambiamento.
La paura fa 90, dunque; con risultati imprevedibili, però.
Un astuto gioco di preferenze, infatti, può sopravvalutare la rappresentanza delle formazioni minori a discapito del partito maggiore…
Lo capì anche il Prof. Romano Prodi, costretto da una coalizione litigiosissima ed infinitamente spezzettata.
Con riunioni di maggioranza alla presenza di una dozzina di segretari politici rivendicanti la pari dignità, sappiamo tutti come finì.
Per adesso, prendiamo atto che “come sa anche un bambino, /per aver lo strapuntino / in Consiglio Comunale, / ogni sforzo certo vale” (come a Carnevale? Quando ci si... maschera?).
Vecchissimo insegnamento! Enrico III di Navarra, protestante ugonotto, per avere il trono di Francia si convertì al cattolicesimo e diventò Enrico IV di Borbone (1589-1610); si tramanda che abbia detto: “Parigi val bene una Messa…”.
Oggi, a Saronno, probabilmente direbbe: per il posto anch’io corro / con il candidato Porro”, nel trionfo del nostrano Machiavelli, “per riconquistar lo scranno, nessun mezzo può far danno”.
La Realpolitik di Otto von Bismarck.
“Con questi precedenti, / d’illustre provenienza, / pur senza coerenza, / saremo noi vincenti”, ci sembra già di sentir sussurrare da uno zefiro sinistro.
Agli elettori l’ardua sentenza.

Chi ben comincia è a metà dell'opra


Le scene raccapriccianti del terremoto in Abruzzo, giunte nelle nostre case in tempo reale, gettano nello sconforto in questa settimana di Passione.

C'è qualcosa di nuovo, tuttavia, questa volta; ho ammirato la compostezza, la dignità, la forza degli Abruzzesi così duramente colpiti e così già proiettati verso l'immediata ricostruzione.

Una lezione imperdibile di ordinata elaborazione di un lutto violento, da cui nasce spontanea la speranza.

Sono loro, in questo momento di fragilità, a dare l'esempio di come si possa reagire: alla natura matrigna, alla contingenza tragica e sfavorevole.

Si sono già rimboccate le maniche, in un silenzio operoso.

La civiltà di un mondo piccolo, che resiste, che non si ferma in attesa: da subito protagonisti.

Tutti li aiuteremo; con una solidarietà orgogliosa: degli uomini e delle donne d'Abruzzo.

martedì 7 aprile 2009

domenica 5 aprile 2009

Idee “nuove” e smemoratezza


Da vent’anni sta seduto
nel municipal consesso;
certamente un bel successo,
forse un record assoluto.

Quale serio testimone
del Comune saronnese,
ne conosce entrate e spese,
con la sua preparazione.

Finalmente candidato
come Primo Cittadino,
capì presto da vicino
che nessun nasce imparato.

Ed infatti ha proposto
come fosse sua invenzione:
non sia l’Amministrazione
delle scuole in ogni posto
tutti i danni a riparare;
vi provvedan gl’istituti
con i fondi ricevuti
che il Comun deve lor dare.

Epperò l’esperimento
il Comune l’ha già fatto;
ma i burocrati d’accatto
ne dettaron fallimento.

Non sia mai, si disser quelli,
che facciam manutenzione!
E la rendicontazione?
Tocca a noi, sì miserelli?
Ben più comodo imputare
al Comun ogni incombenza;
criticar l’inefficienza
che davver darsi da fare.

Di tal che il provvedimento
finì subito in soffitta.

Con l’idea allor sconfitta
viene oggi a dar tormento
l’ineffabil Candidato,
quasi fosse originale.
Scopiazzar, però, non vale:
egli è solo… smemorato.

sabato 4 aprile 2009

Una rondine – come i fiori - non fa primavera

Su un giornale locale, un’anziana signora si lamenta perché, con il marito non deambulante, impiega troppo tempo per recarsi all’Ospedale con i mezzi del trasporto pubblico urbano, mentre l’uso del taxi è costoso.

Un candidato a Sindaco le risponde: “Mancano ormai solo 60 giorni alle ele­zioni comunali di Saronno. Abbia un po’ di fiducia e di ottimismo (Le chie­do di pazientare solo due mesi). Se le cose andranno come ho previsto ci vedremo presto, ma solo per sentirmi dire che il problema è stato risolto”.

Non dice come, però.

A Saronno ci sono sei linee a schema radiale (una di recentissima istituzione), che raggiungono tutte le zone dell’abitato; i costi per le casse comunali (più i forti contributi della Provincia) sono elevati: ossia, il prezzo del biglietto copre solo una modesta parte del costo effettivo del servizio. Ma è un servizio di carattere sociale – tra l’altro sempre più gradito, come dimostra l’aumento costante della vendita di titoli di viaggio e di abbonamenti -, sicché è giusto farlo sopportare al bilancio comunale.

Tuttavia, collegare tutte le strade della città alle destinazioni volute è cosa impossibile, come sa chiunque, anche nelle città più avanzate.

Una soluzione per itinerari scomodi, anche se parziale, a Saronno c’è già.

Infatti, in base ad un accordo promosso dall’Amministrazione Comunale, dal 1° gennaio 2008, i conducenti dei taxi saronnesi applicano uno sconto del 20% (venti per cento) sulle tariffe alle persone portatrici di handicap (anche con accompagnatore) ed agli anziani oltre i 65 anni per le corse effettuate tutti i giorni dalle ore 09.00 alle ore 16.30 all’interno dei confini della città. Un servizio in più che il Comune propone per favorire la mobilità e l’autonomia a costi convenienti, grazie alla collaborazione con i taxisti, che hanno dimostrato grande sensibilità e disponibilità.

E' proprio il caso della gentile lettrice.

Evidentemente, il Candidato Sindaco non lo sa e promette genericamente; serio infortunio per un Candidato che fa della competenza, della conoscenza, della laurea, della professionalità, dell’efficienza un requisito necessario per proporsi ad amministrare la città.

Sostenendo, poi, che «la politica comunale è una espe­rienza “transitoria”, al massimo 10 anni (meglio 5), poi è bene tornare alla propria occupazione lavorativa, al proprio orto ed al volontariato»: per quanto mi concerne, per me sarà così, dopo i miei dieci anni, in cui ho imparato a promettere poco e, soprattutto, a farlo solo quando si conosce bene il problema e si sono già fatti i conti; non è, quindi, una novità.

Altrimenti, come una rondine ed i bei fiori non fanno primavera, così le parole di un Candidato non fanno un Sindaco.

venerdì 3 aprile 2009

SpazioAnteprima


Un consistente gruppo di ragazzi e di ragazze, volonterosi e motivati, hanno accolto con entusiasmo l’invito dell’Amministrazione Comunale a collaborare alla creazione e gestione di uno spazio attrezzato destinato ai giovani, per sperimentare e promuovere attività creative ed espressive, luogo di incontro e confronto, area per allestimenti e perfomance artistiche e per una sala prove a disposizione delle numerose band giovanili della zona.

I ragazzi e le ragazze di SpazioAnteprima (così hanno chiamato il centro) apriranno a tutti i giovani la nuova struttura domenica 5 aprile 2009, con “Una quasi inaugurazione” ; si potrà visitare lo spazio di circa 300 metri quadri, per condividere le prime proposte di utilizzo e per esplorare insieme tutte le potenzialità che lo spazio offre con le ampie sale, il terrazzo ed il piccolo giardino.
Grazie alla Provincia e alla Regione – che cofinanziano -, grazie ai tanti giovani che hanno creduto a questo progetto, per cui si sono impegnati senza schivare fatiche.
Saronno si dota anche di questa realtà mirata, di natura pubblica, in cui si occuperà il tempo (liberamente e con fantasia), non gli edifici.

giovedì 2 aprile 2009

Confronto? Finirebbe in un monologo, perché io non posso ormai promettere nulla

Rispondo al Dott. Luciano Silighini Garagnani, presidente nazionale dell’associazione "Giovine Italia", che dalla stampa mi invita ad un pubblico confronto:

L’abitudine ad interloquire con i concittadini in tempo reale ce l’ho dal 2000, quando aprii una bacheca libera sul sito istituzionale del Comune, ove ognuno poteva scrivere di ogni argomento comunale e riceveva la mia risposta o il mio commento entro 24 ore… Credo di essere un apripista, più che un veterano, in questa materia.
Per venire al merito della Suo ultimo intervento, devo dire che gli elogi alla mia amministrazione non mi impediscono di non condividere l’attacco al sistema di sicurezza causato dalla presenza di certi elementi e la Sua invocazione di maggior attenzione e controllo reale.
Il sistema di sicurezza – come ho spiegato – c’è (e anche Lei lo sa); maggiore attenzione può essere forse ancora data dal Comune, che però ha già fatto la sua parte; occorrono provvedimenti di altro genere, che non rientrano nelle competenze degli Enti Territoriali, ma dello Stato, che i Comuni non possono e non devono sostituire.

D’altra parte, se in Lombardia, come si leggeva oggi sulla stampa, la popolazione straniera è ormai pari al 10%, non c’è da meravigliarsi che a Saronno, da meno del 2% nel 1999, sia cresciuta sino ad oltre il 7% nel 2008 (parliamo di stranieri regolarmente presenti ). È un fenomeno esteso a tutta l’Italia, a volte in modo drammatico.

Perché, dunque, una manifestazione proprio a Saronno per chiedere più controlli? Il problema è nazionale, non locale. Esprimere solidarietà dopo più di un anno? Non significa, piuttosto, riaccendere reazioni generiche ed incontrollabili? Per chiedere alle forze dell’ordine più sicurezza occorre andare in piazza? E come possono le Forze dell’ordine punire gli sfaccendati (ce n’è anche di nostrani…), se sono regolarmente presenti in Italia, muniti di tutti i documenti legittimi ed incensurati? Devono forse ricorrere alla sfera di cristallo, alla cabala o al processo sommario delle intenzioni?

Il problema, dunque, ha una radice lontana… L’incapacità di difendere le frontiere (come fa la progressista Spagna addirittura con la le cannoniere) e l’incapacità di far capire alle migliaia di illusi migranti che l’Italia, l’Europa, non sono la terra del bengodi; meglio sarebbe dar loro una mano concreta ed efficace a crearsi una vita dignitosa nei loro Paesi, senza lo schock di un tragico viaggio della speranza il più delle volte fonte di delusione e di condizioni di vita inaccettabili.

Più che a me, dovrebbe indirizzare le Sue proposte a livelli competenti.

Quanto all’altro fenomeno da Lei tratteggiato (i veri elementi pericolosi che hanno imbrattato le vostre vie ed un monumento sacro e costretto i negozianti a chiudere le saracinesche spaventati), non avrà da me una sola parola: come Ufficiale di Pubblica Sicurezza, sono tenuto ad agire ed a collaborare con le Autorità provinciali a ciò deputate; nel silenzio e nel riserbo, proprio attraverso i quali le Forze dell’ordine sono intervenute a ripristinare la legalità. Ho manifestato sdegno per l’imbrattamento del monumento in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo istriano-giuliano-dalmata; ma è stata l’unica volta in cui mi sono permesso di intervenire pubblicamente; un fatto intollerabile, aggravato dalla vigliaccheria dell’anonimato del buio notturno. Per il resto, mi attengo alla consegna del riserbo, da solo quale possono provenire risultati.

Da quivis de populo, dismessi i panni ed i doveri di Sindaco, parlerò anch’io. Ma non adesso.

Per queste ragioni, considero improduttivo il confronto, che Lei sollecita: sarebbe una questione politica, che non mi sento di prendere in considerazione a sessanta giorni dal termine del mio duplice mandato ed in piena campagna elettorale; finirebbe in un monologo, perché io non posso promettere nulla.

Chieda piuttosto ai partiti ed alle formazioni politiche, ne potrebbe derivare un confronto interessante ed appassionato (si interroghi, anche, sulle motivazioni dell’ostracismo di cui lamenta di essere stato vittima sinora); a me resta, per un paio di mesi, solo l’amministrazione ordinaria; non posso proprio arrogarmi il compito di disegnare soluzioni ed innovazioni, che sono materia da programma elettorale, a cui io sono ormai estraneo.

Et de hoc satis.

Le ricambio i cordiali saluti.

mercoledì 1 aprile 2009

Da monologo a dialogo. Con sopresa (ma non "pesce d'aprile")

Parrebbe che i miei pensierini quotidiani non abbiano ricevuto, finora, molti commenti pervenuti al blog; dovrei rassegnarmi all’insuccesso, derivante dallo scarso interesse che le mie opinioni suscitano (opinioni di uno “scadente”, a cui mancano poco più di sessanta giorni di doveri istituzionali).
E invece… mi sono accorto, con una certa sorpresa, di essere riuscito a suscitare reazioni e riflessioni; non tanto nel mio entourage quotidiano, quanto in persone con cui spesso ho faticato a dialogare, che in modi diversi mi hanno avvicinato o telefonato per approfondire gli argomenti, senza scrivere commenti (per aggiungere i quali hanno lamentato che occorra una procedura piuttosto macchinosa).
Ne sono lieto, ovviamente; non si finisce mai di imparare; soprattutto quando rilevo – per contro – ben altri silenzi.
Mi torna in mente, in proposito, un aneddoto – peraltro molto noto - di Don Edoardo Benetti, fratello di Mons. Antonio Benetti, amatissimo Prevosto per molti lustri: “quando si sarà in Paradiso – annotava arguto don Edoardo – ci si stupirà, anzitutto, di esservi; poi di trovarci persone che non si sarebbe mai creduto di incontrarvi; infine, di non trovarvi molti di quelli che avremmo scommesso vi sarebbero ascesi senza neanche passare dal Purgatorio!”.
Don Edoardo era un saggio.