A dispetto della famosa frase attribuita al
compianto Sen. Andreotti, è proprio vero che il potere logora chi ce l’ha: l’esercizio dell’attività di governo,
anche in una comunità locale, ha su taluni effetti nefasti, come quando si
abusa del cioccolato o delle caramelle, con le conseguenti dermatiti o disturbi
digestivi.
Soprattutto, l’autoconvinzione
di svolgere una missione ispirata per istruire
il popolo, in condizioni cattedratiche di presunta superiorità
intellettuale e morale, fa perdere il
senso della realtà e della misura (come pure della buona educazione).
Ne abbiamo avuto una prova eclatante ed intollerabile questa sera in Consiglio
Comunale, dove l’amministrazione degli ìncliti ha riportato in discussione il regolamento applicativo della TARES, che
aveva dovuto ritirare lo scorso giovedì, su richiesta della stessa maggioranza
consiliare, con l’ennesima figuraccia.
Con una rapidità sospetta, nella giornata di venerdì
28 giugno, era stata inviata per posta elettronica la nuova versione del regolamento, che assessore e funzionari avevano
tosto emendato.
Letta attentamente la nuova versione, ci si è accorti che era pressoché il copia-incolla
della precedente, senza alcuna significativa modificazione o
recepimento delle abbondanti segnalazioni dell’opposizione; la novità consisteva nel richiamo esplicito
dei corrispondenti articoli del prototipo fornito dal Ministero.
Malgrado ciò, animati
da buona volontà, abbiamo studiato nuovamente la materia e preparato i
suggerimenti da comunicare al Consiglio, per la migliore redazione del
regolamento a beneficio dei cittadini.
Tutto inutile.
L’assessore, con malcelato disprezzo e fastidio, ha ribadito con
cocciutaggine che di argomenti tecnici è
meglio che il Consiglio Comunale non si occupi, perché il regolamento
presentato è frutto del lavoro di infinite sedute di una Commissione (a cui il rappresentante di Unione Italiana
ha sempre attivamente partecipato) e, comunque, fa riferimento all’elaborato
di stimatissimi giuristi: ergo, ai
Consiglieri non resta che approvare e basta, senza tanti complimenti o domande; in fondo, che ne possono sapere e capire i
Consiglieri di materie così elevate? Alzino la mano e si considerino
soddisfatti!
Già, perché alle domande rivoltegli non ha né voluto, né saputo dare risposte,
trincerandosi infastidito ed
insofferente dietro l’ipse dixit, con
la collusione di qualche tecnico dal
ghigno facile.
Solo il
Segretario del PD, con sano e lodevole realismo e lungimiranza politica, ha tentato di ricondurre la questione alla sua
genuina verità: che, cioè, si trattava di semplicemente correggere alcune
parti, redatte ancora in modo ambiguo o poco comprensibile, per rendere il
testo alla portata di ogni cittadino.
Sforzo vano, giacché l’estro polemico e di superiorità assessorile
ha contagiato il Presidente (strenuo
difensore dell’amministrazione a detrimento dei Consiglieri, pieno di distinguo
e di impropri richiami alla famosa Commissione,
che non ha alcun potere deliberante, riservato esclusivamente al
Consiglio!), il supremo reggitore
(che ha sarcasticamente invitato i Consiglieri di opposizione intervenuti a partecipare alle sedute della Commissione –
di cui non fanno parte - , visto che sarebbero così competenti; mi si riporta che, ormai in mia assenza, si sia pure
abbandonato ad ardite considerazioni su persone fatte scendere dal trono; allusioni che denotano un allarmante ed
offensivo deficit di fair play e di rispetto), un Consigliere di maggioranza, di
un partito tramontato più che al tramonto, il quale ha dichiarato di aver perso la pazienza e che l’opposizione
stava solo facendo ostruzionismo (però
non ha detto una parola una sul merito del regolamento…; sicuramente lo conosceva
a menadito e lo apprezzava come monumento del giure…; evidentemente, i
Consiglieri di minoranza che avevano sollevato dubbi e proposto soluzioni
avevano voluto burlarsi del consesso e speso il loro tempo a confezionare
trappole…).
È stato troppo,
la misura si è colmata: mi sono sentito inutile, sicché me ne
sono andato, ho tolto il disturbo, lasciando
gl’ìncliti a cantar messa da soli e tra di loro, compiaciuti del loro rito liturgico sinistro (seppure nell’imbarazzo
visibile di gran parte dei Consiglieri di maggioranza, costretti alla disciplina del mutismo
assoluto da una regìa imperiosa e
tracotante).
Si approvino da
soli il regolamento TARES ed anche il bilancio, di per sé esplicativo del voracissimo appetito della transeunte amministrazione di aumenti di
aliquote, tariffe e multe, accompagnati da robusti, ulteriori tagli ai servizi (siamo arrivati anche alla nuova classificazione delle associazioni, per
far loro pagare salati canoni di locazione; chissà quante chiuderanno).
Non hanno
bisogno dell’opposizione, che è solo
e palpabilmente un fastidio: siamo
inutili, al pari dei cittadini –
peraltro un tempo così prossimi all’attuale
maggioranza, imputent sibi – che hanno
osato intervenire con critiche documentate nel dibattito aperto al pubblico.
Si arrangino,
nella loro traballante maiestas.