martedì 5 aprile 2011

Il bilancio dei Vecchioni


Come cambia il mondo a seconda di dove ci si trova a sedere in Consiglio Comunale!
Il transito da minoranza a maggioranza ha avuto, a Saronno, effetti miracolosi ed inspiegabili: dalla barricate e dalle maratone oratorie, dalle prolusioni apocalittiche, dal conio di fantasiosi vocaboli ad hoc (“barbatrucchi”) per denigrare i bilanci altrui, dall’insofferenza per i tempi “brevi” di discussione, dalle lezioni di ardita tecnica contabile-amministrativa (ma mai un emendamento!), dalle previsioni fosche e deleterie in cui, per dieci anni, si sono distinti i rappresentanti della sinistra, allora all’opposizione, al meditativo e riflessivo silenzio dell’odierna maggioranza, silente, compunta, compatta, scivolosa e vogliosa di schivare un pubblico dibattito, con l’atteggiamento dell’anguilla più esperta.
C’è voluto un mio intervento – tosto definito provocazione con l’uso disinvolto (e forse istintivo) del linguaggio in auge ai tempi del Partito Comunista nei confronti delle divergenti opinioni altrui – per svegliare la maggioranza ed indurla a dire qualcosa sul bilancio, possibilmente qualcosa di sinistra, almeno in omaggio al normale copione, per non apparire allineati e genuflessi nei confronti della Giunta.
Quasi infastiditi da codesto invito, quasi a chetichella, i Consiglieri governativi hanno esternato; il più lucido e conciso, sicuramente sincero, un Consigliere del P.D., il quale, con erubescente candore, ha dichiarato non comprendersi il perché del dibattito in Consiglio Comunale, poiché – all’interno della maggioranza – il dibattito c’era stato, lunghissimo, ripetuto, dettagliato ed era sicuramente più che sufficiente.
Onesto, ha detto la verità: raggiunti gli accordi tra di loro, chi glielo faceva fare di assoggettarsi ad un inutile e scontato confronto in Consiglio Comunale? La maggioranza è perfetta, autosufficiente, autoreferenziale, autarchica, ispirata e teleologicamente indirizzata, self righteous. Il resto è fatto solo di vaniloqui, di chiacchiere, che si sarebbero volute amorevolmente risparmiare ai Saronnesi, con l’inizio del dibattito sul bilancio a mezzanotte del 1° aprile, ora e data adattissimi.
Probabilmente è stata una grossa sorpresa che l’opposizione, per la prima volta nella storia saronnese, abbia presentato una serie di emendamenti al bilancio, perfettamente coerenti con i conti e debitamente finanziati: certo, non omogenei alla volontà della maggioranza, ma sicuramente degni di essere dibattuti.
La serata, dunque, ha avuto un andamento stracco e pallido, con solo qualche guizzo polemico dei maggioritari, a cui ha risposto la concretezza competente dei Consiglieri di opposizione, che hanno sottoposto il bilancio stesso ad un’analisi completa e dettagliata, segnalandone le non poche criticità e contraddizioni: uno stile, mi pare di poter dire, nuovo e concreto.
Eh sì… un’opposizione responsabile, che senza ricorrere a “barbatrucchi”  e ad insinuazioni, ha saputo proporre alternative possibili e migliorative, partendo dalla costatazione che la situazione economico-finanziaria del nostro Comune, come di tutti gli Enti Locali, è difficile e dura.
Proprio partendo da questo dato innegabile, non ci si aspettavano voli pindarici dalla maggioranza, che si trova in riconosciute ristrettezze; ci si aspettava soltanto qualche guizzo di originalità e di iniezione di fiducia; per contro, abbiamo solo sentito parlare di scenari apocalittici, anche se il Santo Assessore, a dire il vero, con il suo tipico aplomb un po’ depresso, si è dichiarato, alla fine, ottimista (!).
Ecco, dunque, una parte corrente ridotta all’osso, con interventi in negativo anche nella parte sociale, nonostante qualche emendamento dell’opposizione suggerisse inutilmente dei piccoli miglioramenti; ecco qualche notevole aumento delle tariffe, rimodulate in modo selettivo a discapito dei c.d. ricchi; ecco l’incredibile aumento degli oneri di urbanizzazione, una mazzata al mondo dell’edilizia già in profonda crisi di per sé (si è calcolato che un appartamento di 100 mq pagherà oneri per 4.500 € in più, tre mensilità di stipendio medio basso…).
Ecco, dunque, un piano degli investimenti che, nel 2011, non investe in un bel nulla; l’entrata di ben € 905.000 destinata a finanziare come mezzi propri buona parte degli investimenti è un’entrata “virtuale”, cioè la rivalutazione di partecipazioni societarie – che nulla apportano in denaro alle casse del Comune; ergo, investimenti per € 905.000 non sono finanziati.
Poi, delle due “grandi opere del regime” previste, una – la pista ciclabile in Via Milano del costo di oltre 800.000 € (opera di cui nessuno sentiva un impellente bisogno, ma solo nice to have, come simpaticamente gigioneggia un Assessore ) - non si farà più, perché la Regione non ha ammesso il progetto al finanziamento di circa 200.000 €; l’altra – il ricupero dell’ex macello in Via Beato don Luigi Monza – non è altro che il trasloco di due servizi già esistenti da anni, il SIL e la comunità “I Bruchi”, che stanno bene dove si trovano oggi (mancherebbe un modesto servo scala per “I Bruchi”): e così perdiamo la possibilità di riconvertire questa palazzina nella nuova caserma della Guardia di Finanza, secondo il progetto già predisposto dagli Uffici e dalla precedente Amministrazione; confidavamo nell’arrivo della Compagnia della Guardia di Finanza, con una trentina di agenti in più; se ne resterà nell’attuale sede, disagiata e piccolissima; la Compagnia, forse, sarà data a Tradate… Noi resteremo Tenenza, a tutto concedere. Forse le stellette non garbano ai nostri pacifici e pacifisti reggitori.
I fuochi d’artificio sono rilasciati al 2012, con un mutuo di 7,5 milioni per i restauri di palazzo Visconti, senza sapere che cosa farne e soprattutto senza pensare a quanto ammonteranno i costi della futura gestione; con il progetto “Sviluppo Saronno”, destinato a portare nelle casse del Comune 1 milione di € grazie alla vendita di spazi-terreni comunali (acquistati dalla precedente Amministrazione) per un insediamento produttivo; progetto già predisposto – con tanto di nome e di logo –  sempre dalla precedente Amministrazione, fortunosamente tirato fuori dal cassetto da qualche zelante funzionario ad novos adiuvandos;  nel 2013, una (necessaria) nuova scuola materna al quartiere Matteotti, dal costo di 2 milioni di €:  identica al progetto pure della precedente Amministrazione, che – però – la voleva porre a carico degli operatori che intendevano riqualificare una negletta area dismessa, senza spese.
Insomma, di originale poco o nulla, di progettualità nessuna traccia (anche se un autorevole Consigliere ha avuto accenti commossi ed entusiastici per le indicate opere di manutenzione straordinaria e per la riorganizzazione del personale: la scoperta dell’acqua calda, da Mr De Lapalisse: le manutenzioni straordinarie esistono da sempre nel bilancio, non sono un’invenzione dell’inclita sinistra; gli Uffici le programmano da sempre…; la revisione del trattamento del personale e della sua produttività è un obbligo di legge, voluta dai decreti del Ministro Brunetta, entrati in vigore lo scorso 2010, a cui ogni Amministrazione si deve adeguare; registriamo compiaciuti entusiasmo per una riforma del Governo Berlusconi!).
Tranne gli annunci fatali: nel 2011 incominciamo i dieci grandi progetti del programma elettorale; li incominciano, sì, molto alla larga: con il pensiero; ci stanno pensando e questo sforzo delle meningi viene fatto passare come esecuzione del programma. Evidente scambio dei sogni per realtà.
Alla fine, l’hanno dovuto ammettere anche loro, pur incolpando il Governo di ogni problema; da parte nostra e anche delle altre minoranze non c’era atteggiamento pregiudiziale, sappiamo bene come il momento sia difficile; ci si sarebbe anche potuti astenere, per rimarcare un atteggiamento responsabilmente collaborativo nell’interesse comune della città; abbiamo anche dato sostanziosi suggerimenti.
Non ci hanno voluti, hanno fatto tutto tra di loro; il Consiglio Comunale – soprattutto se qualcuno osa presentare degli emendamenti! - è un’appendice fastidiosa, capace solo di rallentare questo tumultuoso viaggio verso le praterie delle promesse e del progresso.
Viaggio a 30 km all’ora, beninteso, per rispettare l’unico, eclatante provvedimento con cui questa Amministrazione si è distinta e da cui – senza confessarlo – si attende un ampio ritorno pubblicitario  a livello nazionale, la conquista di visibilità tra le anime belle progressiste unite, il trionfo della propria palese inclinazione ad educare e persuadere con le ordinanze un popolo dalla dura cervice (quante volte un Consigliere del P.D., beandosi di avere finalmente il giocattolo con cui provare le proprie convinzioni ultraecologiste, ha usato il verbo “dovere” nei confronti dei cittadini…; vietare è bello, ha un irresistibile profumo di potere).
Con la città a 30 all’ora, poi, si dovranno cambiare tutti i progetti di piste ciclabili per sostituirle con misure nuove e compatibili con l’unica, estesa “zona trenta”: variazioni plurime di bilancio; le previsioni sono già saltate, la capacità organizzativa è abortita spontaneamente prima di nascere.
Prendiamo atto della nostra inutilità, benché Qualcuno ci abbia gratificato di aver svolto un’analisi completa, coerente e organica del progetto di bilancio; siamo “orecchianti” – e ci basta -; non abbiamo ambizioni salvifiche, cerchiamo di tenere i piedi ben piantati per terra; non ci innamoriamo delle “idee”, a cui sacrifichiamo il buon senso; tuttavia, non possiamo condividere un bilancio “conservatore”, virtuale, onirico.
Con dispiacere, abbiamo dato voto contrario: continuino a darsi i numeri tra di loro, allegra, arrogante brigata, al suono delle canzoni di Roberto Vecchioni, evocato con civetteria da una gentile, giovanissima, sognante consigliera democratica.
Non siamo un popolo di musikanten?

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