Ordunque, la frettolosa decisione della transeunte maggioranza
cittadina (che si crede eterna) di chiedere il passaggio di Saronno alla
Provincia di Milano al fine di esse poi cooptata nella Città Metropolitana
milanese ha avuto il duplice effetto
di non essere accolta dal Consiglio
delle Autonomie Locali (come già preannunciato dal Presidente della Provincia
di Milano, Podestà, che rinvia ogni decisione a tempi più maturi) e di avere distinto drammaticamente Saronno
dal suo naturale bacino (a parte Caronno Pertusella, neo amministrata
dall’identico centrosinistra, gli altri Comuni del Saronnese o si sono detti
contrari o hanno snobbato le pressanti richieste filomilanesi
dell’Amministrazione saronnese).
Un risultato a dir poco pessimo.
Inutilmente e prudentemente
abbiamo cercato di far riflettere sulla necessità di prendere decisioni solo
dopo aver conosciuto l’orientamento degli organi superiori deputati al riordino
delle Province (C.A.L., Regione e Governo), così da valutare con dati certi alla mano quale soluzione
fosse più adeguata per la nostra città insieme al suo tradizionale territorio,
il c.d. Saronnese, per una scelta il più possibile unitaria, capace di
restituire al Saronnese una sua propria fisionomia, accompagnata da una seria
politica di accordi tra i Comuni, per la gestione insieme dei principali
servizi (si pensi solo al governo dell’acqua…), all’interno di un’unica
circoscrizione provinciale o metropolitana.
Ma gl’ìncliti dell’Amministrazione saronnese non hanno sentito ragione:
innamoratisi di una tesi, l’hanno imposta a tutta forza con la scusa di un’urgenza inventata di sana pianta e
della ridicola ambizione di
partecipare alla stesura dello statuto della città metropolitana (con il peso
di 39.000 abitanti su 3 milioni e mezzo…), piccandosi di essere i primi della
classe e travestendosi da meneghini (milanés
ariùs direbbero a Milano), più milanesi dei milanesi, senza una seria e democratica verifica della volontà dei
Saronnesi (magari tramite un referendum).
Con ciò, si sono presentati con il cappello
in mano a Milano, ritornandone con un pugno di mosche.
Con ciò, soprattutto, si sono
inimicati gli altri Comuni del Saronnese, che hanno visto in questo colpo
di mano un immotivato tentativo egemonico, di cui non si sentiva proprio il
bisogno.
Conseguenza: anche presso questi Comuni, in qualsiasi circoscrizione
Saronno sarà destinata a confluire, l’Amministrazione si dovrà presentare con
il cappello in mano, il capo baffo-barbuto cosparso di cenere, con l’umiltà di chi ha capito di aver voluto strafare, per
poter riprendere una collaborazione vera e fattiva.
Ci riuscirà? Vista la tendenza naturale all’arroganza autoreferenziale (si consideri il modo con il quale
l’ìnclita Amministrazione si è sbarazzata del C.d.A. di Saronno Servizi,
decidendo da sola e contro gli altri Comuni soci), v’è purtroppo da dubitare.
Siamo evidentemente destinati a tenere
in mano il cappello o ad inchinarci al
berretto del capostazione delle Ferrovie Nord.
Inutili, ma... lungimiranti; una
soddisfazione da leccarsi i baffi!
Diversamente da altri, non
invochiamo le dimissioni dei nostri attuali Reggitori; armati di democratica pazienza, ci limitiamo ad attendere fiduciosi
che crollino da sé: le crepe sono
già moltissime e visibili.