sabato 6 ottobre 2012

Con il cappello in mano




Ordunque, la frettolosa decisione della transeunte maggioranza cittadina (che si crede eterna) di chiedere il passaggio di Saronno alla Provincia di Milano al fine di esse poi cooptata nella Città Metropolitana milanese ha avuto il duplice effetto di non essere accolta dal Consiglio delle Autonomie Locali (come già preannunciato dal Presidente della Provincia di Milano, Podestà, che rinvia ogni decisione a tempi più maturi) e di avere distinto drammaticamente Saronno dal suo naturale bacino (a parte Caronno Pertusella, neo amministrata dall’identico centrosinistra, gli altri Comuni del Saronnese o si sono detti contrari o hanno snobbato le pressanti richieste filomilanesi dell’Amministrazione saronnese).
Un risultato a dir poco pessimo.
Inutilmente e prudentemente abbiamo cercato di far riflettere sulla necessità di prendere decisioni solo dopo aver conosciuto l’orientamento degli organi superiori deputati al riordino delle Province (C.A.L., Regione e Governo), così da valutare con dati certi alla mano quale soluzione fosse più adeguata per la nostra città insieme al suo tradizionale territorio, il c.d. Saronnese, per una scelta il più possibile unitaria, capace di restituire al Saronnese una sua propria fisionomia, accompagnata da una seria politica di accordi tra i Comuni, per la gestione insieme dei principali servizi (si pensi solo al governo dell’acqua…), all’interno di un’unica circoscrizione provinciale o metropolitana.
Ma gl’ìncliti dell’Amministrazione saronnese non hanno sentito ragione: innamoratisi di una tesi, l’hanno imposta a tutta forza con la scusa di un’urgenza inventata di sana pianta e della ridicola ambizione di partecipare alla stesura dello statuto della città metropolitana (con il peso di 39.000 abitanti su 3 milioni e mezzo…), piccandosi di essere i primi della classe e travestendosi da meneghini (milanés ariùs direbbero a Milano), più milanesi dei milanesi, senza una seria e democratica verifica della volontà dei Saronnesi (magari tramite un referendum).
Con ciò, si sono presentati con il cappello in mano a Milano, ritornandone con un pugno di mosche.
Con ciò, soprattutto, si sono inimicati gli altri Comuni del Saronnese, che hanno visto in questo colpo di mano un immotivato tentativo egemonico, di cui non si sentiva proprio il bisogno.
Conseguenza: anche presso questi Comuni, in qualsiasi circoscrizione Saronno sarà destinata a confluire, l’Amministrazione si dovrà presentare con il cappello in mano, il capo baffo-barbuto cosparso di cenere, con l’umiltà di chi ha capito di aver voluto strafare, per poter riprendere una collaborazione vera e fattiva.
Ci riuscirà? Vista la tendenza naturale all’arroganza autoreferenziale (si consideri il modo con il quale l’ìnclita Amministrazione si è sbarazzata del C.d.A. di Saronno Servizi, decidendo da sola e contro gli altri Comuni soci), v’è purtroppo da dubitare.
Siamo evidentemente destinati a tenere in mano il cappello o ad inchinarci al berretto del capostazione delle Ferrovie Nord. Inutili, ma... lungimiranti; una soddisfazione da leccarsi i baffi!
Diversamente da altri, non invochiamo le dimissioni dei nostri attuali Reggitori; armati di democratica pazienza, ci limitiamo ad attendere fiduciosi che crollino da sé: le crepe sono già moltissime e visibili.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.