Nel PD i votanti alle primarie non
iscritti al partito hanno relegato il campione dell’establishment, il dandy dall’abbigliamento inappuntabile e dall’aristocratica
erre, in un recinto di bassissima percentuale: the time is over per i dinosauri dalemitici ed affini.
Nella Lega, un quaratenne di belle
speranze ha sbaragliato il mostro sacro
fondatore.
Nell’opposto campo, di primarie non
si parla e la vecchia guardia (se
vent’anni bastano per essere vecchi), dopo un vacuo giro a Shangrilà, rimane imperterrita alla guida, rispolverato il
nome delle origini (fatti salvi alcuni dissidenti,
dall’originario peccato di essere anzitutto governativi).
Nella nebbia?
Personalmente, mi ritengo ormai al di fuori delle competizioni; ho già
dato (e ricevuto) abbastanza; è bene che si cambi; al massimo, se proprio
occorre e se se ne è richiesti, si può discretamente dare una mano, ma senza
invadenza e rimanendo osservatori.
Notizie interessanti, dunque, in
campo nazionale (con il che non affermo però di essere affascinato dal fin
troppo affabulante Sindaco fiorentino, che non mi convince).
In città, per contro, mi pare che
non sia cambiato nulla, nonostante recenti scomposizioni.
Che sia ora di lasciare spazio veramente a chi – in questa situazione
così difficile – sembra avere voglia di darsi
da fare?
Senza tutori, padrini, ispiratori o
amministratori di sostegno?
E senza paracadute, per provare chi
si è e che cosa si sa fare.
Attendiamo.
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