Sessanta. 60.
Eppur resisto…
Anche dopo l’allarme arrivatomi col rumore di
un campanone un paio di mesi fa.
Si rimedia.
E un rimedio è celebrare un
anniversario, una volta molto più significativo di oggi, perché segnava,
normalmente, la cessazione della vita attiva e la pensione.
Oggi è diverso, ma si tratta pur
sempre di dodici lustri…
Grato al Cielo di averli vissuti
e di conservarne la memoria viva e vivace, come se – per tutto e per tutti –
“fosse ieri”.
Uno “ieri” affollato di migliaia
di volti, di tante mani pronte alla carezza, di occhi a volte giustamente
severi; ne percepisco distintamente il colore, l’odore, la plasticità, la
tenerezza e le rughe.
Certamente di più dei genitori e
dei familiari più stretti, ma pure dei maestri, degli insegnanti, degli amici, degli
esempi di vita che mi hanno reso come sono.
Il fluire del tempo, anelli di
una catena infinita.
Vicini ai “lontani”, vicini ai
presenti, desiderosi di futuro.
Né nostalgia, né malinconia:
nella consapevolezza dell’essere in cammino, senza interruzioni, con molte
soste e molti incontri, in viaggio, seppure con forti radici, il nostro
bagaglio.
Non mi lamento, anche se una
volta ne avevo la propensione; spero che altri non si lamentino di me (ma
spesso ne avrebbero giusto motivo).
Deo gratias, finché sarà.
Il bello deve ancora arrivare? Le
ritmiche fusa del gatto, onde di calma suggestiva e contagiosa, m’inducono a
crederlo.
Buona giornata!
Ad multos annos!