sabato 23 aprile 2011

Lampi (12): rétro?


Di origini, io sono e mi sento democratico-cristiano (o, se si preferisce, democristiano) e non mi turbo, né mi offendo se mi si definisce tale; anzi, mi fa piacere.
Più o meno credo che lo stesso accada per un socialista, per un socialdemocratico, per un liberale, per un repubblicano, per un radicale.
C’è un’eccezione: dare del comunista, oggi, o mostrare la falce e il martello provoca reazioni scomposte in quelli che ne sono i discendenti ed eredi:  anche alla lunga, anche se hanno cambiato simbolo, nome, colore; anche se – seppur tardivamente e quando ormai è sparito da più di vent’anni – oggi criticano il regime sovietico o lo disconoscono, guai a ricordar loro da dove vengono.
Pentiti, puliti, ripuliti, risciacquati, stemperati, sbiaditi come si vuole, ma pur sempre un’origine ce l’avranno, no? O sono figli di nessuno? Non credo proprio.
Perché vergognarsene? Perché sentirsi “provocati”? Già il solo dirlo fa ritornare alle “provocazioni” dei bei tempi bolscevichi, quando chi non era allineato era un provocatore o un sabotatore…
Non mi pare che oggi chi dissente dal verbo “democratico” di sinistra sia trattato meglio dei provocatori d’antan… Il dissenso è, nel migliore dei casi, commiserato…
Di nazi-fascisti non occorre che parli: basta la parola, la deprecazione è giustamente automatica.
Il  lupo perde il pelo…  L’albero si riconosce dai frutti…
Di certo, io sono rétro.

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