Ieri sera, davanti ad un solo
cittadino-spettatore, si è tenuta nella Sala Vanelli la rappresentazione dell’atto
unico “Mistakes – l’affondamento del
regolamento”, conclusosi con un mesto ritiro del copione da parte della
presidenzial-regìa, dopo un’ansiosa sospensione della recita richiesta dal
primo attore Democratico.
Ripetizione della pièce, previamente emendata, il prossimo
3 luglio, stessa sala, stessi attori.
Fuor di metafora, l’ennesima
figuraccia politico-amministrativa di una maggioranza decisamente incapace di
presentare un regolamento decente; e dire che agl’ìncliti i regolamenti
piacciono un sacco, poiché ne sparano a raffica di nuovi, per riempire gli
ordini del giorno del Consiglio Comunale, altrimenti striminziti e privi di
argomenti significativi per incapacità progettuale; a furia di regolamenti e di ordinanze, pieni di divieti e di imposizioni, i Saronnesi si
vedranno disciplinata minuziosamente la loro vita quotidiana secondo le visioni
antropologiche dei transeunti reggitori, che hanno lo scopo evidente di riformare il cittadino a loro immagine e
somiglianza: soffocante.
Il regolamento in discussione
ieri sera, però, non era uno scherzo: si trattava di attuare la TARES, la tassa che sostituirà l’attuale
TARSU per il pagamento della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti (cui sono
stati aggiunti dalla legge nazionale altri servizi,
con un aumento per i cittadini che il Santo Assessore ha sussurrato
pudicamente che sarà verosimilmente del 30 – trenta – per cento).
Argomento
di estremo interesse, quindi, poiché determina la base di calcolo della nuova
tassa.
Il testo presentato, come
ripetutamente ribadito dal Presidente del Consiglio, è stato elaborato da una Commissione, che vi ha lavorato in ben 11 (undici) sedute, partendo dal
regolamento-base redatto dal Ministero competente.
Un lavoro indubbiamente
meritorio, che però ha prodotto un
disastro, come prontamente segnalato da Consiglieri di opposizione: commi ripetuti, definizioni ambigue,
dettagli ultra legem, linguaggio
oscuro, estensioni vietate, eccezioni finte, disparità di trattamento, contraddizioni
recidive, parti indeterminate: un regolamento inapplicabile, foriero di un
contenzioso infinito, inapprovabile.
A precise richieste di
chiarimenti delle minoranze, l’Amministrazione (elettiva e dei funzionari) non
ha saputo dare risposte, se non qualche balbettìo inconcludente, nell’imbarazzo
dei Consiglieri di maggioranza, messi di fronte all’ennesima, dura realtà.
Ho
chiesto il ritiro dell’inammissibile provvedimento,
per sottoporlo al setaccio di una revisione profonda e per renderlo leggibile e
sottoponibile ad approvazione.
La maggioranza si ritira in conclave, preso atto del rinnovato pasticcio; non sapendo che
pesci pigliare (questo regolamento dev’essere necessariamente approvato prima del bilancio preventivo, già
fissato per la seduta del prossimo 3 luglio), si chiama a soccorso l’opposizione, per trovare una
soluzione condivisa, che
sarebbe potuta essere, nella mente degl’ìncliti, l’approvazione del regolamento
così com’era, con riserva di successive modificazioni, sentito il parere del
Ministero.
Giacché i Consiglieri di
minoranza non hanno scritto sulla fronte “Jo
Condor”, come si cantava in una
simpatica réclame di una merendina
degli anni ’70, tale proposta è stata ritenuta irricevibile.
Dopo ulteriori negoziazioni, si è stabilito che i
funzionari competenti prepareranno un nuovo testo per il 3 luglio, fondato
essenzialmente sul regolamento-tipo ministeriale, che sarà preventivamente
sottoposto per e-mail a tutti i
Consiglieri Comunali, così da poterlo approvare in tempo.
Attendiamo
a pié fermo il nuovo elaborato, con l’auspicio
che l’Amministrazione si renda conto di tre
princìpi essenziali, quelli che salverebbero dalla figuraccia da dilettanti allo sbaraglio:
1°) di metodo: che i regolamenti, soprattutto quelli che intaccano le
tasche dei cittadini, devono essere predisposti anzitutto da tecnici e solo dopo sottoposti alle Commissioni; solo in questo
modo e tenendo sempre severamente d’occhio le regole della tecnica legislativa
è possibile evitare indigeribili collages,
che il più delle volte assomigliano ad arlecchinate ecumeniche prive di sostanza giuridica;
2°) politico: che non è vero che la
politica può tutto; quando si redigono delle norme, bisogna rispettare l’ordinamento, anche se non piace, non invadere
le competenze e le attribuzioni superiori, non tentare compromessi stravaganti
per accontentare i suggerimenti di tutti e produrre, in tal modo, temini di sociologia, non di diritto;
3°) linguistico: che i testi devono essere scritti in un linguaggio chiaro, semplice, senza
rinvii, eccezioni, deroghe, comprensibile da parte di chiunque e non ambiguo o alternativamente
interpretabile e fonte di controversie bizantine.
Vedremo se in questi pochi giorni
– auspici i Santi Patroni Pietro e Paolo
che domani festeggeremo – la gestazione del Regolamento applicativo della TARES
(di per sé già indigesta e costosa) si concluderà con un risultato coerente: nell’interesse dei Saronnesi, confidiamo
ancora (nonostante la recidiva dei
molti, troppi provvedimenti ritirati perché affetti da macroscopici errori) nel
ravvedimento operoso della distratta
Amministrazione.