Sono un estimatore affascinato del peperoncino, di cui amo i colori, il portamento e, soprattutto, la piccantezza e l’effetto purificante.
Ne
coltivo (rectius: tento di coltivare)
una quindicina di varietà in un
angolo del giardino, adattato a mini-orto,
insieme ad altre erbe odorose: basilico, salvia, prezzemolo, timo, timo
citroneo, santoreggia, origano, menta, mirto, elicriso, assenzio, sedano,
aglio, maggiorana, erba cipollina, rosmarino, alloro, lavanda.
La
mattina presto (o anche in pieno sole) mi dedico alla quotidiana manutenzione:
innaffio, rimuovo le foglie secche, zappetto la terra, controllo i tutori e la
crescita, concimo: un momento di vero
relax per il corpo e per la mente.
Già
penso al raccolto, che m’immagino
abbondante, ed ai succosi e coloratissimi peperoncini,
da mettere da parte per l’inverno, dopo averli fatti appropriatamente seccare
e, in buona misura, ridotti in polvere.
Un
guadagno anche per la pelle: senza accorgermi, mi sono pure abbronzato, stando a lungo chinato o in
ginocchio davanti a Sua Maestà il Peperoncino.
Con una riflessione … antica: «minimeque male cogitantes sunt qui in eo
studio occupati sunt» («e coloro che si dedicano all'agricoltura
non sono tratti a cattivi pensieri») (Marco Porcio Catone, “De agri cultura”, prefazione).
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