Stamani, bella e suggestiva cerimonia a Villa Gianetti per l'80° di fondazione del Gruppo Saronnese dell'Associazione Nazionale Carabinieri in congedo e per il decennale della Protezione Civile della medesima, con l'intervento della Fanfara della Legione Lombardia e di illustri personalità civili e militari.
Raduno e conclusione nel giardino della Villa.


Nell'occasione, ho avuto modo di osservare con occhio sempre più stranito la facciata di Villa Gianetti ed i suoi giardini.
I restauri dell'edificio, storico Municipio della città per oltre sessant'anni, furono compiuti, dopo anni di rovinoso abbandono, dalla mia prima Amministrazione ed inaugurati il 2 giugno 2003, dopo ac-
curati e preziosi restauri seguiti dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Milano (non dimentico che tale scelta fu ridicolizzata dalla sinistra, che parlò di scatolone vuoto; però lo usano anche loro, eccome, sebbene senza curarsene)..
La Villa, negli ultimi cinque anni, è stata abbandonata a sé stessa, al punto che umidità ed infiltrazioni hanno seriamente intaccato le pareti e le belle decorazioni; un'impressione pietosa, di totale incuria e di carenza delle pur minime manutenzioni, al pari del giardino, dove l'erba non era tagliata e numerose piante si presentavano secche, mentre vegetazione spontanea si insinuava dappertutto ed incontrollata. Le bandiere sulla balconata sono polverose e sbiadite: irriconoscibili, indecorose. La scritta sotto la balaustra è ormai illeggibile e decomposta.
Evidentemente, Villa Gianetti - chissà perché - non piace proprio alle Amministrazioni di sinistra, che l'avevano chiusa e trascurata negli anni '90, dopo il trasloco del Municipio nella sede attuale, ripetendo con recidiva la medesima indifferenza nel quinquennio in conclusione, che finisce con la sparizione del bar (e, pare, dei suoi arredi, peraltro di proprietà comunale) e con la decisione di trasloco di Saronno Servizi (a seguito di un'operazione finanziaria e di vendite all'asta a dir poco discutibili e spericolate).
Ho provato delusione ed imbarazzo costatando quanto le fotografie allegate comprovano senza necessità di commenti; imbarazzo per la magra figura che la Città ha fatto nell'occasione odierna; delusione per l'ennesima prova di colpevole trascuratezza da parte di questa Amministrazione, così pronta a seminare piste ciclopedonali dappertutto, con investimenti importanti, e sorda nei confronti del dovere primario di provvedere alle manutenzioni ordinarie costanti di questo edificio e di tante altre proprietà comunali.

E' vero, come recita uno slogan del partito dominante l'uscente maggioranza, bisogna cambiare passo (e alla svelta), ma non con il belletto di facce nuove, bensì con la sostituzione completa di un'Amministrazione che non ha saputo nemmeno mantenere quanto aveva ricevuto in perfetto ordine e l'ha consegnato ad una
malinconica, sciatta e distruttiva decadenza.
Basti fare quattro passi e percorrere Via Tommaseo: demolita la pericolante vecchia caserma dei Vigili del Fuoco, c'è ancora, da mesi e mesi, un incerto cantiere, con relitti della demolizione in bella vista, in una landa desolata, in cui il monumento ai Marinai è inghiottito da indecorose macerie, protette (si fa per dire) da una precaria recinzione in plastica arancione, che non impedisce per certo l'ingresso alla ex Casa del Fascio, ridotta a lugubre fantasma.
Un'impressione di squallore e di degrado in proprietà pubbliche: questo il bell'esempio fornito dagli amministratori dei beni municipali.
Nel comparto, di Palazzo Visconti è meglio tacere; in cinque anni, non si è prodotto nulla, se non verbosi scambi di opinioni di un'inconcludente Commissione.
Uno storico pezzo di storia civica in pieno centro cittadino sembra appena uscito da un bombardamento.
Urge davvero cambiare passo; con questo passo - peraltro non sconfessato dalla nouvelle vague piddina - si arriva al baratro.
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