sabato 7 novembre 2009

Lettera aperta al Dott. Luciano Porro



Il candidato Sindaco della sinistra (più avanti spiegherò motivatamente perché lo definisco tale, non se ne dolga) ha creduto di replicarmi in un comunicato inviato alla stampa, in cui – con una curiosa dicotomia – sembra finire bene, ma dopo aver detto male.
In un ozioso pomeriggio di sabato, chiuso in casa con mezza famiglia influenzata, proverò, dunque, a spiegarmi meglio, rinviando ad altra occasione un intervento sul muro di Berlino, con qualche ricordo personale.
Non sarò breve: confido nella paziente rassegnazione dei miei 21 lettori.
Il Dott. Porro suddivide le sue osservazioni in due temi fondamentali: uno politico, uno amministrativo-contabile. Li riprendo ordinatamente, seppure suddividendoli in diverse piste di commento:

1) Politica 1: “Non si capisce poi perché Gilli parli di candidato Sindaco della sinistra (solo quella) e non di una ben più ampia coalizione di centrosinistra, come è in realtà, negandone l’evidenza”.
Non si tratta di affermare o di negare l’evidenza, ma di dare valutazioni, ovviamente opinabili. Dal mio punto vista – che il Dott. Porro, da sincero democratico, mi permetterà di avereegli è il candidato delle sinistre. Infatti, non si è replicato quanto accaduto alle recenti elezioni, in cui lui era sostanzialmente il candidato del PD e del Partito Socialista, cui solo in occasione del ballottaggio si sono uniti la “Sinistra Saronnese” (che aveva un suo proprio candidato Sindaco) e la lista “Tua Saronno” (idem): un’operazione “veltroniana”, in cui il perno era il PD.
Oggi, invece, la situazione è mutata, poiché sin dall’inizio il Dott. Porro è alleato con la sinistra radicale di “Sinistra Saronnese”, che ben si accompagna, in quanto a radicalismo, all’IDV, mentre ha perso l’area moderata-progressiva di “Tua Saronno” e del suo già candidato Sindaco, lista e candidato di ben altro spessore e cultura.
Il Dott. Porro, con questa operazione, ha addirittura anticipato il suo neosegretario nazionale Bersani, che si propone di allargare a sinistra, in una riedizione dell’Ulivo di poco fausta memoria.
Dunque, il PD saronnese, in questo modo, si è sbilanciato verso sinistra e la raccogliticcia coalizione del Dott. Porro si è privata di una valida forza civica moderata, ala “centrista” (a dire il vero, ha perso anche l’appoggio di un’altra Lista Civica presentatasi a destra, ma sua improvvisa sostenitrice solo al ballottaggio). Gli è rimasta dunque solo la sinistra, ampia e variegata, ma senza alcuna stampella correttrice ed equilibratrice; per me è un fatto, oltre che un’opinione; né credo che ci sia da vergognarsi a sentirsi definire di sinistra; o no?
Questo sembra a me e credo parrà anche ai Saronnesi, che si trovano una bella sinistra finalmente a sinistra (cioè dov’è la sua naturale collocazione), senza tanti giri di parole per attenuarne l’accesa coloritura.
Dal mio punto di vista, anche nel centro-destra c’è il rischio di uno spostamento più a destra; anche se la Lega Nord sfugge alle tradizionali classificazioni politiche, i temi che difende sono certamente più popolari a destra, sicché l’alleanza del PDL con la Lega, che prima di quest’anno era all’opposizione, comporta inevitabilmente uno spostamento dal centro da parte del PDL stesso, soprattutto se l’alleata centrista UDC se ne andrà per i fatti suoi: anche qui, dunque, un centro-destra certamente più destrorso.
Saronno, però, ha tradizioni spiccatamente moderate (o centriste), che con questi schieramenti vengono messe a dura prova; forse è bene incominciare a pensare di dare una voce anche a chi è affezionato a queste consuetudini, magari valorizzando gli aspetti locali, civici, più che le appartenenze a famiglie politiche gerarchizzate. Staremo a vedere, prima delle elezioni comunali deve trascorrere ancora molto tempo.

2) Politica 2: “Forse dimentica le divisioni all’interno della maggioranza politica che lo sosteneva quando lui era Sindaco e dimentica tutte le volte che lo hanno messo in difficoltà, minacciando dimissioni, facendo ritirare delibere o facendo mancare spesso il numero legale in Consiglio Comunale per disaccordo con il Sindaco stesso”: non lo dimentico, ne sia certo il Dott. Porro, così come io sono certo, in coscienza, di non aver seminato in tal senso.
A parte il fatto che, come in ogni famiglia, i momenti di difficoltà di comprensione sono fisiologici (vale per tutti, a destra, al centro, a sinistra), ho preso atto con soddisfazione che da parte del Dott. Porro e di alcuni suoi eccellenti sostenitori
(cfr. http://pierluigigilli.blogspot.com/2009/06/rigirare-la-frittatail-neo-podesta.html)
si è incominciato a rivalutare la figura del Sindaco (“quello sì eletto dal popolo, quello saronnese, al ballottaggio; la sovranità popolare e democratica sono differenti nell’uno e nell’altro caso”) e – suppongo – il sistema “presidenziale” introdotto dal sistema elettorale di Comuni e Province; da sempre ne sono stato sostenitore ed esecutore, seppure accompagnato dalle continue accuse di decisionismo e di mancanza di democrazia spiccate dalle sinistre a corto di argomenti oppure dalle turbolenze interne della maggioranza (o, più propriamente, delle sue “correnti”).
Invero, il problema dell’equilibrio tra le attribuzioni che l’ordinamento assegna al Sindaco e quelle assegnate al Consiglio Comunale permane, perché la semplificazione ai fini dell’efficienza e della rapidità decisionale voluta dalla legge è sempre stata sentita come estranea all’altro consolidato sistema dei partiti, che hanno riti e forme di coinvolgimento molto complessi e lenti.
Nella presentazione di una raccolta di miei discorsi, a questo proposito scrivevo (a maggio del 2009!): “Ma, come tutte le cose che vanno bene, i laudatores temporis acti, dopo un momentaneo sbandamento, hanno ripreso le loro abitudini esoteriche; mentre la Pubblica Amministrazione sta cambiando e, tramite l’informatica, si sta compiendo un cambiamento che non ha precedenti per la tempestività e per il modo diretto di comunicazione tra il “palazzo” e i cittadini, ecco sorgere precisi segnali secondo cui proprio questo contatto diretto è visto con sospetto se non con fastidio dalla burocrazia meno sensibile, che è scavalcata e rimane indifesa di fronte all’intervento mirato e tempestivo dell’organo elettivo, e che non è amato neppure dalla politica, essa pure spiazzata perché vede erosa la sua tradizionale funzione di mediatrice e, per conseguenza, la sua influenza.Le tante conseguenze benefiche della legge 81 del 1993 sono intimamente ed occultamente detestate da una classe politica che conserva la mentalità della c.d. prima Repubblica: quella dell’onnipotenza delle segreterie politiche, dei tavoli, delle commissioni, della concertazione, della mediazione, dei compromessi, che sono la ragione di vita di un sistema policentrico, in cui lo scopo non è governare, ma neutralizzarsi a vicenda: il rapporto diretto elettori-eletto, quindi, è visto come fumo negli occhi.Purtroppo – dal mio punto di vista e per esperienza vissuta – a livello di Enti Territoriali la stagione di riforme iniziata con la legge 142 nel 1990 sta sfiorendo; in controtendenza con la richiesta di maggiori poteri decisionali per il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Governo, infatti, mi avvedo che, nei rami più bassi delle Amministrazioni locali, la tendenza dei politici è quella di ritornare all’assemblearismo, alla riduzione delle responsabilità dei Sindaci e dei Presidenti delle Province a favore di un vecchio sistema decisionale complesso, complicato e lento, dal linguaggio oscuro. Non piace metterci la faccia, esporsi in proprio, nel bene e nel male, con l’assunzione di una vera responsabilità di fronte agli elettori; meglio i sistemi indiretti, in cui, con la scusa di esaltare le sovrane prerogative dei Consigli Comunali, tutto si scompone in rivoli di finto potere, esercitato invece al di fuori degli organi istituzionali rappresentativi, in luoghi più appartati”.
Tra il 1999 ed il 2004, ci fu una sorta di vuoto, un limbo in cui – nel temporaneo disorientamento delle forze politiche tradizionali – il Sindaco e la Giunta hanno avuto la possibilità di applicare questi princìpi con velocità e – mi permetto di dire – buoni risultati.
Dal 2004, dopo la rentrée di molti che erano stati prudentemente alla finestra, si è avuta una rapida involuzione, con il ritorno di copioni politico-amministrativi vecchi, frusti e lisi, ma conosciuti a memoria da chi – evidentemente – preferiva legittimemnte i precedenti sistemi.
Secondo me è da questo esempio che è stato seminato quello che, con delicatezza, ho definito rimbombante silenzio degli amici di centro-destra saronnese; personalmente, rimangono amici; politicamente non so.
Mi dia retta, Dott. Porro: nel caso di Sua vittoria alle prossime elezioni, avrà le stessissime difficoltà, per di più con una coalizione ampia e variegata; purtroppo è così dappertutto, la stagione dei cambiamenti è finita (ammesso che sia mai cominciata veramente); Lei è uomo di partito più di me – che mi considero più propriamente un (ex)amministratore -, sicché con maggiore duttilità riuscirebbe a galleggiare meglio; però – lo lasci dire a me che ho potuto sperimentare cinque anni in un modo e cinque in un altro – dimentichi in fretta la vera sostanza a natura della legge dell’elezione diretta del Sindaco, faccia finta che non esista o inventi un modo molto soft per applicarla, altrimenti avrà vita grama e potrebbe mancare anche a Lei il numero legale (e non solo quello)…

3) Amministrazione-contabilità pubblica: in un mio intervento del 2 giugno 2009 (http://pierluigigilli.blogspot.com/2009/06/proposito-di-danaro-lasciato-dalle.html) illustravo ampiamente la famosa storia del tesoretto; chi è interessato, può fare una digressione ed andarsi a leggere le mie osservazioni, che ribadisco.
Con un’aggiunta; il Dottor Porro, dopo aver ricordato – per l’appunto – il tesoretto, chiosa: “Se dopo 10 anni di Gilli le casse del comune sono desolatamente vuote, decidano i saronnesi se chiederne conto a lui o a me”. Ahimé, si tratta di uno sconcertante svarione, che dimostra come la conoscenza del bilancio comunale sia ritenuta una variabile indipendente da chi vorrebbe amministrarci.
Non mi stancherò mai di ripetere che le casse del Comune non devono essere piene, perché – se lo fossero – significherebbe che gli Amministratori o hanno chiesto troppi soldi ai loro concittadini o non li hanno saputo spendere. Non ci deve essere avanzo di amministrazione, che non è un “utile”, ma la prova che la macchina comunale non ha saputo gestire con efficienza i soldi dati dai cittadini. Ogni bilancio è indipendente dall’altro; ogni anno il Comune deve essere autonomo nell’esercizio economico-finanziario; non si possono accumulare “risparmi”, tra l’altro improduttivi, perché depositati obbligatoriamente alla Tesoreria Unica Nazionale, che non dà nemmeno gli interessi! Le “casse vuote” sono la normalità; l’anormalità sta nell’impossibilità di redigere un bilancio annuale con entrate sufficienti a far fronte ai bisogni: questo è il problema attuale della finanza locale; sarà bene che si rassegni, è così, mi creda: ne tenga conto nella preparazione del Suo programma elettorale, prima di fare promesse temerarie.
Quanto al “tesoretto”, non si domanda che fine abbia fatto?
Lo abbiamo speso, com’era nostro dovere; ha concorso, per esempio, ad importanti opere pubbliche (il rifacimento di Corso Italia, 2° tratto, e di piazza San Francesco; il Viale e la Piazza del Santuario; il Liceo Classico; la Sala Consiliare; l’Università; il raddoppio del Paladozio; i restauri di Villa Gianetti; Via Garibaldi; Via Marconi; molte altre strade; parchi e giardini; alcuni nuovi pozzi; rinnovo di parte dell’impianto fognario; l’acquisto di terreni per il Parco del Lura; la chiusura di vecchissime cause per espropri; ecc., ecc.): interventi sotto gli occhi di tutti, magari non condivisi da Lei, ma tutti fatti con soldi inutilmente tenuti in frigorifero.
E si documenti appropriatamente, per cortesia, prima di inventare inesistenti rinunce “ad incassare oneri di urbanizzazione anche quando avrebbe potuto e dovuto”.
La lettura degli artt. 633 e ss. del codice di procedura civile (in materia di procedimento d’ingiunzione e dei suoi tempi) e della legge fallimentare Le farebbe capire molte cose.
E' incomprensibile che, in una situazione economica drammatica, qual è quella che stiamo vivendo, si concedano brevi dilazioni? A tanti sono state concesse, anche ad inquilini di case comunali che non riuscivano a pagare l’affitto… Nella fattispecie da Lei suggestivamente citata, scaduta la dilazione, sono state irrogate tempestivamente anche le sanzioni di legge. Per di più, si dimentica una circostanza: l’esistenza della revocatoria prevista dalla legge fallimentare, che peraltro interrompe di diritto ogni pendente azione di ricupero del credito, in omaggio al principio della par condicio creditorum: se i danari fossero stati pagati, li si sarebbe dovuti ridare al fallimento. Il credito del Comune di Saronno è privilegiato e garantito da fideiussione e suppongo sia già stato ammesso allo stato passivo fallimentare.
A Lei piacerebbe montare uno scandalo su questa limpida vicenda; lo faccia, se ne ha gli elementi; altrimenti, per rispetto degli “avversari politici”, eviti argomenti scivolosi, che hanno l’odore dell’insinuazione.

4) Invocazione finale: “Occorrono maggiore umiltà e sobrietà, maggior rispetto degli “avversari politici”, meno egoismo, più solidarietà anche tra le persone, più lealtà e correttezza, più cuore e meno cinismo” : condivido pienamente il Suo accorato appello, - per quanto valer possa il mio parere; diversamente da Lei, io non sono candidato a nulla, né a Saronno, né altrove, di tal che non ho problemi di campagna elettorale. A questi nobili sostantivi, tuttavia, aggiungerei anche la buona educazione e il dubbio.
Mi interrogo spesso da solo e mi creo i dubbi, che spesso poi confutano le prime impressioni o confermano le mie certezze; una di queste è l’impegno a dare sempre una risposta, anche se negativa e non corrispondente alle aspettative altrui.
Come vede, mi confronto con Lei pubblicamente (e devo dire che trovo stimolante usare metaforicamente una penna leggera, piuttosto di quella “fumina” che mi viene spontanea); pubblicamente non ho mai nascosto né a Lei, né a chiunque, la mia opinione sulla soluzione da dare all’inconsueta situazione politico-istituzionale verificatasi a seguito del ballottaggio.
Me ne dà atto Lei stesso indirettamente, allorquando sostiene che i 16 Consiglieri che si sono dimessi abbiano… ubbidito alle mie indicazioni più volte ripetute.
Indubbiamente, mi attribuisce una forza ed un potere che in verità non ho mai avuto, nemmeno nei momenti di massima “popolarità”, figuriamoci quest’anno, quando nemmeno sono stato candidato a Consigliere Comunale (sa, ho appreso della lista del PDL solo a cose fatte, dai giornali…).
In punto, sono stato sempre con Lei onesto, corretto e leale (aggettivi molto cari non solo a Lei), nella legittima distinzione delle posizioni, anche la sera stessa della Sua elezione, allorquando, al rientro da una serata non propriamente serena, alle due di notte, ho sentito il dovere di scriverLe un’e-mail (non era la prima volta che si corrispondeva con una certa confidenzialità) per inviarLe i miei complimenti per la Sua personale affermazione; nell’occasione, senza infingimenti, Le ribadivo la mia personale opinione circa la strana situazione che si era venuta a creare; Le auguravo buon lavoro, Le davo la mia disponibilità per ogni questione amministrativa, insieme ad una forte stretta di mano ed all’auspicio che il Signore L’accompagnasse.
Temo che gli affanni dei giorni seguenti Le abbiano impedito di darmi una risposta, purtroppo mai avuta anche solo per accusare formalmente ricevuta; non credo si sia trattato di repentina antipatia nei miei confronti: continuo a pensare, infatti, che è vero che occorrono maggiore umiltà e sobrietà, maggior rispetto degli “avversari politici”, meno egoismo, più solidarietà anche tra le persone, più lealtà e correttezza, più cuore e meno cinismo.
Che valga per tutti; a volte basta un’e-mail.
Spero di non doverLa importunare più.
Buona domenica.

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