domenica 26 aprile 2009

Il Sindaco non è l’allenatore di una squadra di calcio


Con encomiabile tempestività, una neonata lista civica ha già diffuso per prima i nomi dei suoi candidati. Sicuramente tutte persone perbene, che si mettono a disposizione della città; già questo, al giorno d’oggi, ha del miracoloso; sarà così anche per le altre numerose liste annunciate, non si può non crederci.
Interessanti anche molte delle proposte di programma avanzate: in verità, nulla di assolutamente nuovo ed eclatante, ma non c’è da meravigliarsene; la pasta ed il riso possono essere conditi in mille modi, ma – prima – devono essere necessariamente cotti in acqua abbondante: la vera differenza tra i programmi, quindi, sta nelle priorità, che alcuni danno ad alcuni argomenti, altri ad altri; è la varietà delle opinioni.
Noto, tuttavia, nei toni di questa lista, un ansioso bisogno di urlare e di usare il pettegolezzo, non lieve e simpatico come in Svetonio, ma tonitruante e fondamentalista: il mio interesse per le idee programmatiche viene così azzerato dalle movenze da Fronte dell’Uomo Qualunque di questo nuovo gruppo, che sembra discendere dalla scuola del populismo di Guglielmo Giannini e della demagogia piccola piccola di Pierre Poujade.
Le elezioni amministrative non sono l’occasione per la palingenesi: a Saronno, dal 1945 in poi, non c’è mai stato bisogno della rivoluzione, né mi pare (anche se non sono, per forza di cose, voce neutra) che gli ultimi governi cittadini siano stati a tal punto imbelli e disastrosi da richiedere un repulisti; anzi, a detta di una buona parte delle forze politiche, dal 1999 l’Amministrazione è stata fin troppo decisionista.
Comunque, è un bene che la città si curi, non deve cessare mai di farlo; non – però – con il metodo di un allenatore di calcio, che prepara la sua squadra a sopravanzare l’avversaria, che dev’essere sconfitta.
Saronno non è una squadra; chi la governa – con la propria responsabilità e con le proprie idee – deve tendere al pareggio, a mettere insieme le esigenze di tutti i concittadini, anche di quelli che la pensano diversamente.
Per raggiungere questo obiettivo, ogni Sindaco ha il suo modo di interpretare, il suo carattere, il suo modo di pensare: gradito (o sgradito) all’elettorato con molte sfumature, è questo il suo compito, per cui si mette in gioco in prima persona con la sua faccia.
L’Amministrazione, dunque, come il bilancio, deve essere in pareggio; solo così la città – tutta la città – può vincere.
E la nave, anche in gran tempesta, ha il suo nocchiero, con l'intiero equipaggio.

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