mercoledì 8 aprile 2009

Parigi val bene una Messa

Con la legge elettorale dei Comuni, c’è poco da scherzare; se non si hanno i numeri minimi, non si entra nemmeno in Consiglio Comunale. Il sistema è rigido e spinge alle aggregazioni, sicché conquistarsi un posticino al sole, se si è piccoli, è impresa ardua.
Ecco dunque che i Socialisti ed i Verdi, di venerabile tradizione, ma di truppe limitate, si accomodano sotto l’accogliente ala materna del P.D., motivando tale inclusione con richiami a nobili principii di democrazia e di riformismo.
E' più corretto dire “trasformismo”: facendo gruppo, ci si confonde, ma si riesce ad ottenere magari un seggio, altrimenti impossibile da soli.
Acquistando pezzi di riformismo, per il partito maggiore, si cerca di ampliare la platea dei potenziali elettori.
Un matrimonio non alla pari, ma conveniente per tutti, al di là dei proclami di unità nell’emergenza democratica e della voglia di cambiamento.
La paura fa 90, dunque; con risultati imprevedibili, però.
Un astuto gioco di preferenze, infatti, può sopravvalutare la rappresentanza delle formazioni minori a discapito del partito maggiore…
Lo capì anche il Prof. Romano Prodi, costretto da una coalizione litigiosissima ed infinitamente spezzettata.
Con riunioni di maggioranza alla presenza di una dozzina di segretari politici rivendicanti la pari dignità, sappiamo tutti come finì.
Per adesso, prendiamo atto che “come sa anche un bambino, /per aver lo strapuntino / in Consiglio Comunale, / ogni sforzo certo vale” (come a Carnevale? Quando ci si... maschera?).
Vecchissimo insegnamento! Enrico III di Navarra, protestante ugonotto, per avere il trono di Francia si convertì al cattolicesimo e diventò Enrico IV di Borbone (1589-1610); si tramanda che abbia detto: “Parigi val bene una Messa…”.
Oggi, a Saronno, probabilmente direbbe: per il posto anch’io corro / con il candidato Porro”, nel trionfo del nostrano Machiavelli, “per riconquistar lo scranno, nessun mezzo può far danno”.
La Realpolitik di Otto von Bismarck.
“Con questi precedenti, / d’illustre provenienza, / pur senza coerenza, / saremo noi vincenti”, ci sembra già di sentir sussurrare da uno zefiro sinistro.
Agli elettori l’ardua sentenza.

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