mercoledì 25 dicembre 2013
sabato 21 dicembre 2013
Un simbolo discriminatorio
La sera di giovedì il Consiglio
Comunale è stato interessato per quasi tre ore dalla discussione relativa alla
proposta di deliberazione da parte dell’ìnclita maggioranza (con la defezione
di Italia dei Valori) avente ad oggetto “la
concessione del riconoscimento simbolico della cittadinanza italiana ai minori
stranieri nati in Italia”, inclusa l’istituzione di un apposito momento celebrativo
del conferimento nella sede del
Consiglio Comunale aperto che si tiene ogni anno a novembre in occasione della
ricorrenza della carta dei diritti dell’infanzia, con la consegna di coccarda
tricolore e di apposito diploma; prevista, altresì, l’istituzione di un registro anagrafico in cui si
inseriscano i minori che abbiano ricevuto tale concessione.
La minoranza ridotta all’osso (un
solo Consigliere dell’ex PdL, allontanatosi a metà discussione; tre Consiglieri
della Lega Nord, di cui uno allontanatosi
prima della conclusione; io stesso, quale Capogruppo di Unione Italiana)
ha sollevato non poche perplessità, travolte e stravolte da una maggioranza non
proprio granitica, ma determinata a ad andare avanti senza tanti complimenti.
Ho ritenuto di proporre concreti
emendamenti (in cui anziché di italianità parlavo di saronnesità, con il perno della vicenda saldato alla comunità locale) al testo predisposto dalla maggioranza e non senza qualche effetto,
posto che un discreto numero di Consiglieri del centrosinistra ha apertamente
dichiarato di essere d’accordo con le mie osservazioni; il Consigliere dell’IdV,
poi, in un articolato discorso, si è distaccato apertamente dai suoi colleghi.
Prima delle votazioni sugli
emendamenti (inclusi quelli della Lega, dal contenuto palesemente provocatorio
ed inutile, avente – come sempre – l’effetto automatico di ricompattare la
maggioranza), il Supremo Reggitore è corso ai ripari, ottenendo una sospensione
della seduta, al fine di richiamare all’ordine i suoi Consiglieri
recaltritanti, che poi si sono rifugiati in caute astensioni sui miei
emendamenti.
Risultato: delibera approvata a
maggioranza, con il voto contrario di Unione Italiana e Lega Nord (tre
superstiti in tutto) e l’astensione di IdV.
Questa la cronaca.
Nel merito: un altro coûp de théâtre dei declinanti
Amministratori, che si sollazzano con argomenti ideologici, pietistici e
solidali ad un solo senso, per colmare il vuoto della sua incapacità ed
immobilità; un modo poco elegante e da pelosissima carità di distrarre l’opinione
dai problemi concreti che attanagliano i Saronnesi, come tutti gli Italiani,
chiamati il 16 dicembre all’ennesimo salasso del conguaglio della ex TARSU.
Ma queste sono bazzeccole,
operazioni di bassa ordinaria amministrazione, che devono cedere il passo a
decisioni fatali e progressive, la cui impellenza deve per forza essere
compresa dai meschini concittadini, preoccupati piuttosto di tirare la fine del
mese.
E così, ruffianamente, alla
vigilia di Natale, la festa del Bambino e dei bambini, quale regalo più bello e
dolce di un riconoscimento simbolico ai
minori stranieri? Quale dono più atteso da costoro, a cui una "antiquata" legge
nazionale impone l’ansia dell’attesa del compimento della maggiore età, i 18
anni, per chiedere ed ottenere automaticamente la cittadinanza italiana se
residenti in Italia da almeno tre anni?
Che la materia sia di competenza
dello Stato non scoraggia gl’ìncliti declinanti, i quali inventano la cittadinanza simbolica, priva di
qualsiasi effetto giuridico, ma così adatta a sciacquarsi per bene la coscienza
solidale e globalizzata e per diffondere l’incenso dell’autocompiacimento.
Che il previsto registro dei cittadini simbolici sia un orpello cartaceo del tutto inutile non
scompone i declinanti, che vi ravvisano un segno di civiltà.
Che il conferimento solenne della cittadinanza simbolica debba avvenire in apposita cerimonia, con la
coccarda tricolore e l’immancabile copia della Costituzione (la più bella del mondo, nell’immaginifico
di sinistra – come il campionato di calcio? -, ma solo a parole, perché i nostri
Amministratori ne straparlano, ma non la conoscono ed ignorano che i Padri
Costituenti hanno distinto chiaramente quali diritti siano riconosciuti a
tutti, a chiunque si trovi anche solo casualmente nel territorio nazionale, da quelli attribuiti solo ai cittadini italiani) non fa pensare che i bambini italiani , gli stessi che giocano,
vanno a scuola, si curano insieme a quelli stranieri residenti senza nemmeno
porsi il problema della diversità, com’è giusto e naturale che avvenga tra i
più piccoli, si possano domandare per
quale motivo un signore con una fascia a tracolla regali soltanto agli amici stranieri un oggetto tricolore ed un libretto, tra gli appalusi ed i sorrisi compiaciuti ; si possano domandare il perché di una
festa che per loro non c’è?
È
la stessa mentalità che, tra i nostri ìncliti, ha
fatto proporre ad una Consigliera di sopprimere la tradizionale benedizione
natalizia a scuola da parte del Parroco per non urtare la sensibilità dei non cristiani; anche il presepe è visto
con sospetto…
Eppure, non è forse vero che il
contatto tra culture diverse serve potentemente a conoscere gli usi e le abitudini
altrui ed a capirsi meglio, senza che
nessuno debba rinunciare alle proprie tradizioni?
Siamo certi che i bambini
stranieri nati in Italia – più precisamente, le loro famiglie – ambiscano tutti ad acquisire la
cittadinanza italiana?
Sanno gl’ìncliti declinanti che le leggi di molti Paesi,
circa la metà, non consentono la
doppia cittadinanza, sicché quando si ottiene quella italiana si perde quella del Paese di
provenienza (con tutto ciò che ne consegue per i rapporti familiari, tra l’altro).
Perché anticipare indiscriminatamente uno status giuridico che è cosa
seria (è come cambiare la pelle, non soltanto il passaporto) quando, al
compimento del 18° anno d’età, la nostra legge rende facilissimo essere naturalizzati
italiani (lo stesso vale per qualsiasi
straniero che abbia risieduto in Italia per almeno dieci anni), purché ne sia fatta richiesta in forza di
una scelta consapevole, voluta e dimostrativa dell’intenzione di sentirsi
parte della comunità degli italiani?
Nel frattempo, l’istruzione, l’educazione,
la salute, l’igiene e tante altre opportunità della vita sono garantite a tutti,
anche ai bambini non italiani: è un principio che nessuna persona sensata
oserebbe mettere in dubbio.
No, non basta, occorre inventarsi
nuovi simboli, che rischiamo di
convertirsi paradossalmente in una forma di discriminazione all’incontrario, a danno degli italiani e senza la
sicurezza di aver dato qualcosa di più a bambini che godono degli identici
diritti di quelli nazionali finché non siano in grado di scegliere
autonomamente se diventare o meno italiani. Con tutto il rispetto per chi non
sceglie di di diventare italiano e continua a risiedere nel territorio
nazionale; avrà le sue buone ragioni.
Oltretutto, anche l’uso delle
parole nella delibera approvata e nella discussione da parte dei rappresentanti
della declinante maggioranza è stato umoristicamente (ma non troppo)
offensivo: si è sentita ripetere più
volte, anche dal Supremo Reggitore, che “si
concede” la simbolica cittadinanza; orbene, le concessioni sono atti sovrani, di chi
detiene il potere; un gesto grazioso (cioè
che dipende dalla grazia di chi lo
fa); la cittadinanza, quella vera, non è
concessa, invece, è conferita, attribuita poiché – in presenza dei
requisiti di legge – è un diritto soggettivo.
Giacché è da escludersi per definitionem che chi ci amministra ignori
la lingua italiana, non resta che concludere che questo uso disinvolto di
termini impropri cela una mentalità paternalistica,
se non vetero-coloniale o, addirittura, un implicito senso di rimorso. L’ipocrisia cementa tutte queste
situazioni psicologiche, spesso inconsapevoli.
La
cura per i bambini è una caratteristica atavica del
nostro popolo, tanto che siamo simpaticamente definiti “mammoni” all’estero; pensiamo solo alla commovente definizione in
napoletano dei figli, che sono ‘e
criature. A nessuno viene in mente di fare distinzioni tra italiani e non
italiani quando si tratta di fornire servizi fondamentali quali l’istruzione,
le cure sanitarie ed ogni altra agevolazione considerata dal nostro sistema di welfare (oggi purtroppo in pericolo).
Semmai, si dovrebbero adottare le misure più utili, concrete e vere, non
meramente “simboliche”, affinché gli stranieri residenti si sentano parte della
comunità che i casi della vita hanno portato ad incontrare; e che si sentano inseriti nella conoscenza
delle nostre tradizioni, che può assimilare senza con ciò rinunciare a quelle,
altrettanto dignitose, delle sue origini. Un confronto fecondo, che non si
riduca, tuttavia, alla progressiva destabilizzazione del nostro modo di
convivenza civile.
Il
prossimo Natale, in ogni modo, per i Saronnesi, italiani e non, sia un comune motivo di festa e di gioia; della comunità dei Saronnesi, indipendentemente dalle credenze
religiose. Una festa, la più importante e percepita dell’anno, che sia di
condivisione generale, pur nella pluralità delle origini.
non permettono a
magniloquenti ed autoreferenziali amministratori locali di piegare,
leggi di questo Paese, con la scusa del simbolismo, l’ordinamento legittimo alle loro irrefrenabili pulsioni ideologiche.
Le contengano, non sono i depositari della verità, manca un anno e forse torneranno a vita privata; sarà bene che lo
ricordino, ridimensionando un protagonismo sempre più vanitoso e inconcludente.
martedì 17 dicembre 2013
mercoledì 11 dicembre 2013
lunedì 9 dicembre 2013
Spariti o spartiti
Nel PD i votanti alle primarie non
iscritti al partito hanno relegato il campione dell’establishment, il dandy dall’abbigliamento inappuntabile e dall’aristocratica
erre, in un recinto di bassissima percentuale: the time is over per i dinosauri dalemitici ed affini.
Nella Lega, un quaratenne di belle
speranze ha sbaragliato il mostro sacro
fondatore.
Nell’opposto campo, di primarie non
si parla e la vecchia guardia (se
vent’anni bastano per essere vecchi), dopo un vacuo giro a Shangrilà, rimane imperterrita alla guida, rispolverato il
nome delle origini (fatti salvi alcuni dissidenti,
dall’originario peccato di essere anzitutto governativi).
Nella nebbia?
Personalmente, mi ritengo ormai al di fuori delle competizioni; ho già
dato (e ricevuto) abbastanza; è bene che si cambi; al massimo, se proprio
occorre e se se ne è richiesti, si può discretamente dare una mano, ma senza
invadenza e rimanendo osservatori.
Notizie interessanti, dunque, in
campo nazionale (con il che non affermo però di essere affascinato dal fin
troppo affabulante Sindaco fiorentino, che non mi convince).
In città, per contro, mi pare che
non sia cambiato nulla, nonostante recenti scomposizioni.
Che sia ora di lasciare spazio veramente a chi – in questa situazione
così difficile – sembra avere voglia di darsi
da fare?
Senza tutori, padrini, ispiratori o
amministratori di sostegno?
E senza paracadute, per provare chi
si è e che cosa si sa fare.
Attendiamo.
sabato 30 novembre 2013
Scomposizione e ricomposizione
Qualche pensiero in libertà, dopo mesi di silenzio,
dovuto alla necessità di affrontare con priorità coinvolgenti impegni personali
e professionali.
Se ne sono viste di tutti i colori: un Berlusconi
avviato alla sorte dell’ucraina Timoshenko , un parto plurigemellare nel
centro-destra, il PD in preda agli
sgambetti di tre baldi candidati a segretario,
un Governo sensibile all’antica ricetta del tassare, la Merkel portata
sugli altari dai tedeschi sempre più primi della classe, la crisi che solo gl’ingenui
possono credere ormai prossima alla conclusione.
Nel piccolo mondo saronnese, i riflessi di queste
contingenze nazionali ed internazionali non sono mancati: il profumo (o l’odore?)
delle urne amministrative della primavera del 2015 permea ed agita già gli “addetti
ai lavori” e qualche “volonteroso” , desideroso di non rimanere a bocca
asciutta in occasione della ripartizione di seggi ed incarichi comunali.
L’Amministrazione, invero, non dà segni di novità,
occupandosi operosamente di restare immobile, come ha fatto per oltre tre anni,
con qualche variazione dell’ultima ora; consolidata apertura alle tasse,
attenzione al velocipede ed alla riduzione della velocità, opere pubbliche
vicine allo zero, atteggiamento “comprensivo” verso le illegittime occupazioni;
è nata agonizzante, l’agonia andrà avanti “regolarmente” sino alla scadenza naturale
del mandato. Solo da ultimo, sgangherati ruggiti invocanti la mano pesante e l’ammissione
che, in quanto a tranquillità, anche a Saronno se ne sente fortemente la
mancanza.
Apparentemente più vivace il centro-destra, in cui
si segnala la comparsa di un funambolo caratterista onnipresente-tuttofacente (ma non
onnisciente), dedito ad iniziative spettacolari, come quando il Duce si faceva
ritrarre a mietere il grano a torso nudo: una tecnica propagandistica da
Istituto Luce, che cozza tuttavia con la dimostrata incapacità amministrativo-economica,
emersa platealmente nella disgrazIata vicenda della rinascita del Saronno
F.B.C., allorquando tutto saltò per un errore sull’IBAN del conto su cui
depositare fondi aleatori…
Si segnala, altresì, la decomposizione del PDL, con
la nascita di un “Centro”, separato dalla risorta Forza Italia, ormai ridotta
ad invitata habituée a garruli talk-show
televisivi ; mossa astuta, chiaroveggente ed anticipatrice, che “al centro”
porta “Saronno”, senza l’abuso dell’aggettivo “nuovo”, che invece a livello
nazionale hanno adoperato i “diversamente berlusconiani”.
Sì, perché di “nuovo” in questo “centro” non ve n’è
proprio, se si eccettuano le anime belle reclutate all’ultimo momento, per imbellettare
con un po’ di cipria primaverile e giovanile un’immagine assuefatta alle più
raffinate tecniche del lifting. Incapace,
tuttavia, di aggregare, in quanto ne
è ben nota la capacità disgregatrice
e demolitoria , che ha vittoriosamente condotto a due sconfitte elettorali successive
nel 2009 e nel 2010: probabilmente, aspira già alla terza.
L’avere una visione politica simile sul come
amministrare è un punto d’inizio, che richiede, però, un comune sentire ed un
affiatamento anche di carattere personale; le idee camminano sulle gambe degli
uomini e delle donne, ciascuno animato dalla propria personalità e dalle
proprie dimostrate capacità. Finché non si riconosce negli altri un uguale valore
di base, passato, presente e futuro, ma si agisce solo per ampliare il proprio
consenso al fine di imporsi, non si va da alcuna parte, lo si è ben visto.
Una cosa è amministrare (più propriamente: saper
amministrare); altra cosa è giocare alla politica,
da esperti manovrieri mai confrontatisi con l’azione amministrativa
concreta, se non per criticarla e sabotarla, massime dall’interno.
Meglio una leale distinzione, che una forzata ed
inconcludente alleanza, di cui l’attuale maggioranza, nella sua litigiosa
immobilità, è esempio preclaro.
Occorre, invece, un
radicale cambio di punto di vista e muovere da un programma amministrativo
locale, concreto, realistico, fondato sulle (poche) risorse a disposizione, con
limitati obiettivi per garantire il mantenimento di una comunità ordinata e
coesa e l’attenzione diffusa a condividere le difficoltà del momento, con i
meccanismi opportuni per decidere senza defatiganti e rovinosi compromessi.
Ci si deve
intendere sulle cose da fare e sul come farle nell’interesse di tutti. Un’intesa tra i Saronnesi e per i
Saronnesi, al di là di steccati superati ed ormai soltanto rovinosi; Annibale
non è alle porte, è già entrato in città e la devasta.
Amministrare, dunque, prima che politicare, condividere le capacità e le esperienze, prima che criticare per criticare o
sciogliersi in promesse oniriche; sacrificare i pregiudizi ideologici per consolidare le
fondamenta della comunità.
Non è facile, lo
so, soprattutto dopo decenni di iperdivisione.
Ma è l’unico
modo per non finire come i polli di Renzo.
Buona domenica.
giovedì 4 luglio 2013
Gli inutili
A dispetto della famosa frase attribuita al
compianto Sen. Andreotti, è proprio vero che il potere logora chi ce l’ha: l’esercizio dell’attività di governo,
anche in una comunità locale, ha su taluni effetti nefasti, come quando si
abusa del cioccolato o delle caramelle, con le conseguenti dermatiti o disturbi
digestivi.
Soprattutto, l’autoconvinzione
di svolgere una missione ispirata per istruire
il popolo, in condizioni cattedratiche di presunta superiorità
intellettuale e morale, fa perdere il
senso della realtà e della misura (come pure della buona educazione).
Ne abbiamo avuto una prova eclatante ed intollerabile questa sera in Consiglio
Comunale, dove l’amministrazione degli ìncliti ha riportato in discussione il regolamento applicativo della TARES, che
aveva dovuto ritirare lo scorso giovedì, su richiesta della stessa maggioranza
consiliare, con l’ennesima figuraccia.
Con una rapidità sospetta, nella giornata di venerdì
28 giugno, era stata inviata per posta elettronica la nuova versione del regolamento, che assessore e funzionari avevano
tosto emendato.
Letta attentamente la nuova versione, ci si è accorti che era pressoché il copia-incolla
della precedente, senza alcuna significativa modificazione o
recepimento delle abbondanti segnalazioni dell’opposizione; la novità consisteva nel richiamo esplicito
dei corrispondenti articoli del prototipo fornito dal Ministero.
Malgrado ciò, animati
da buona volontà, abbiamo studiato nuovamente la materia e preparato i
suggerimenti da comunicare al Consiglio, per la migliore redazione del
regolamento a beneficio dei cittadini.
Tutto inutile.
L’assessore, con malcelato disprezzo e fastidio, ha ribadito con
cocciutaggine che di argomenti tecnici è
meglio che il Consiglio Comunale non si occupi, perché il regolamento
presentato è frutto del lavoro di infinite sedute di una Commissione (a cui il rappresentante di Unione Italiana
ha sempre attivamente partecipato) e, comunque, fa riferimento all’elaborato
di stimatissimi giuristi: ergo, ai
Consiglieri non resta che approvare e basta, senza tanti complimenti o domande; in fondo, che ne possono sapere e capire i
Consiglieri di materie così elevate? Alzino la mano e si considerino
soddisfatti!
Già, perché alle domande rivoltegli non ha né voluto, né saputo dare risposte,
trincerandosi infastidito ed
insofferente dietro l’ipse dixit, con
la collusione di qualche tecnico dal
ghigno facile.
Solo il
Segretario del PD, con sano e lodevole realismo e lungimiranza politica, ha tentato di ricondurre la questione alla sua
genuina verità: che, cioè, si trattava di semplicemente correggere alcune
parti, redatte ancora in modo ambiguo o poco comprensibile, per rendere il
testo alla portata di ogni cittadino.
Sforzo vano, giacché l’estro polemico e di superiorità assessorile
ha contagiato il Presidente (strenuo
difensore dell’amministrazione a detrimento dei Consiglieri, pieno di distinguo
e di impropri richiami alla famosa Commissione,
che non ha alcun potere deliberante, riservato esclusivamente al
Consiglio!), il supremo reggitore
(che ha sarcasticamente invitato i Consiglieri di opposizione intervenuti a partecipare alle sedute della Commissione –
di cui non fanno parte - , visto che sarebbero così competenti; mi si riporta che, ormai in mia assenza, si sia pure
abbandonato ad ardite considerazioni su persone fatte scendere dal trono; allusioni che denotano un allarmante ed
offensivo deficit di fair play e di rispetto), un Consigliere di maggioranza, di
un partito tramontato più che al tramonto, il quale ha dichiarato di aver perso la pazienza e che l’opposizione
stava solo facendo ostruzionismo (però
non ha detto una parola una sul merito del regolamento…; sicuramente lo conosceva
a menadito e lo apprezzava come monumento del giure…; evidentemente, i
Consiglieri di minoranza che avevano sollevato dubbi e proposto soluzioni
avevano voluto burlarsi del consesso e speso il loro tempo a confezionare
trappole…).
È stato troppo,
la misura si è colmata: mi sono sentito inutile, sicché me ne
sono andato, ho tolto il disturbo, lasciando
gl’ìncliti a cantar messa da soli e tra di loro, compiaciuti del loro rito liturgico sinistro (seppure nell’imbarazzo
visibile di gran parte dei Consiglieri di maggioranza, costretti alla disciplina del mutismo
assoluto da una regìa imperiosa e
tracotante).
Si approvino da
soli il regolamento TARES ed anche il bilancio, di per sé esplicativo del voracissimo appetito della transeunte amministrazione di aumenti di
aliquote, tariffe e multe, accompagnati da robusti, ulteriori tagli ai servizi (siamo arrivati anche alla nuova classificazione delle associazioni, per
far loro pagare salati canoni di locazione; chissà quante chiuderanno).
Non hanno
bisogno dell’opposizione, che è solo
e palpabilmente un fastidio: siamo
inutili, al pari dei cittadini –
peraltro un tempo così prossimi all’attuale
maggioranza, imputent sibi – che hanno
osato intervenire con critiche documentate nel dibattito aperto al pubblico.
Si arrangino,
nella loro traballante maiestas.
martedì 2 luglio 2013
Rotary: missione dei "Moschettieri" del Gruppo Olona in Brasile
Missione dei "Moschettieri" del Gruppo Olona in Brasile
IL PROGETTO MG AL CENTRO EDUCATIVO «SAGRADO CORAÇÃO» DI SÃO PAULO, BRASIL
Il Gruppo Olona ha costituito tre anni fa una propria apposita commissione per lo studio e la realizzazione ogni anno di un progetto di cooperazione internazionale in collaborazione tra i Club aderenti (Rotary Club Saronno,Rotary Club Busto Gallarate Legnano "La Malpensa", Rotary Club Busto Gallarate Legnano "Ticino", Rotary Club Busto Gallarate Legnano "Castellanza", Rotary Club Parchi Altomilanese), il Distretto e la Rotary Foundation.
Nell'anno 2012-2013, capofila è stato il RC Saronno, che – con il concorso degli altri – ha individuato un importante intervento in Brasile, a San Paolo, con l'assistenza in loco del Rotary Club di Tremembé.
Beneficiario è stato il Centro Educativo «Sagrado Coração» CESC – AFISMAP, della Congregazione delle Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza: si tratta di un'opera impegnata nella formazione dei bambini, giovani e adulti con disabilità intellettiva grave, aperto nel 1985 dalle Suore Guanelliane nella regione settentrionale della città di São Paulo (Brasile), che serve gli svantaggiati di varie località bisognosi di assistenza medica specialistica e riabilitativa, di formazione ed educazione ad personam. Accoglie persone con disabilità intellettiva di età compresa tra zero e quarantacinque anni di età, senza distinzione di razza, di religione e di opinioni.
Il progetto si proponeva di concorrere al completamento della struttura attraverso beni necessari per favorirne lo sviluppo ed un servizio di eccellenza, esempio pressoché unico in quella zona. Si sono quindi forniti un generatore di energia; un'aula informatica; uno spazio ludico-didattico attrezzato; un sistema d'allarme ed un orto idroponico, con un budget di circa 56.000 dollari, raccolti tramite la forma del Matching Grant.
Il 2 giugno 2013, si è tenuta l'inaugurazione del progetto, con una cerimonia a cui ha partecipato il Club di Tremembé, con il Governatore del suo Distretto e, in videoconferenza, un gruppo di rotariani del Club di Saronno : un evento in cui la soddisfazione dei beneficiari si è espressa con molto calore e simpatia; un'amicizia ed un entusiasmo che travalicano gli oceani, condivisi in diretta dai rotariani saronnesi collegati tramite internet, i quali hanno così potuto visitare virtualmente il Centro e vedere come i beni forniti ed installati siano già in uso con profitto da parte degli assistiti del CESC. Nei discorsi inaugurali dei Presidenti dei RC Saronno Pierluigi Gilli e RC Tremembé Bruno Pattini si sono rinnovati gl'impegni di continuare nella reciproca collaborazione, visti l'affiatamento e la condivisione della capacità organizzativa e dello spirito rotariano venutisi a creare con grande semplicità e spontaneità.
sabato 29 giugno 2013
La nostalgia
1961, 52 anni fa, sul battello, davanti alla punta di Balbianello (lago di Como) |
Sono emotivo; mi sono svegliato commosso con il pensiero di mia Madre e di mio Padre; sono qui grazie a loro, il cui ricordo è vivo, nonostante le dimensioni diverse.
Il mondo continua, le generazioni si susseguono, una catena infinita, di cui sono solo un anello, insieme a mia moglie, ci seguono già i nostri figli.
1962, 51 anni fa, a Barzesto di Schilpario (BG), con il cane Brill |
LVII
Come corre il tempo...
Mi càpita sempre più spesso di dirmi: "mi sembra che fosse ieri..." e, invece, quel fatto, quella persona risalgono a qualche decennio fa...
Be', per lo meno la memoria è ancora buona, perché i ricordi importanti non svaniscono, sono custoditi con cura nella mente.
57 finiti..., spero di vederne ancora un po'.
Dominus adiuvet!
Nelle more, mi burlo da solo: mi vedo come se avessi quattro secoli... Vanitoso.
Bona tempora currant!
venerdì 28 giugno 2013
Mistakes
Ieri sera, davanti ad un solo
cittadino-spettatore, si è tenuta nella Sala Vanelli la rappresentazione dell’atto
unico “Mistakes – l’affondamento del
regolamento”, conclusosi con un mesto ritiro del copione da parte della
presidenzial-regìa, dopo un’ansiosa sospensione della recita richiesta dal
primo attore Democratico.
Ripetizione della pièce, previamente emendata, il prossimo
3 luglio, stessa sala, stessi attori.
Fuor di metafora, l’ennesima
figuraccia politico-amministrativa di una maggioranza decisamente incapace di
presentare un regolamento decente; e dire che agl’ìncliti i regolamenti
piacciono un sacco, poiché ne sparano a raffica di nuovi, per riempire gli
ordini del giorno del Consiglio Comunale, altrimenti striminziti e privi di
argomenti significativi per incapacità progettuale; a furia di regolamenti e di ordinanze, pieni di divieti e di imposizioni, i Saronnesi si
vedranno disciplinata minuziosamente la loro vita quotidiana secondo le visioni
antropologiche dei transeunti reggitori, che hanno lo scopo evidente di riformare il cittadino a loro immagine e
somiglianza: soffocante.
Il regolamento in discussione
ieri sera, però, non era uno scherzo: si trattava di attuare la TARES, la tassa che sostituirà l’attuale
TARSU per il pagamento della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti (cui sono
stati aggiunti dalla legge nazionale altri servizi,
con un aumento per i cittadini che il Santo Assessore ha sussurrato
pudicamente che sarà verosimilmente del 30 – trenta – per cento).
Argomento
di estremo interesse, quindi, poiché determina la base di calcolo della nuova
tassa.
Il testo presentato, come
ripetutamente ribadito dal Presidente del Consiglio, è stato elaborato da una Commissione, che vi ha lavorato in ben 11 (undici) sedute, partendo dal
regolamento-base redatto dal Ministero competente.
Un lavoro indubbiamente
meritorio, che però ha prodotto un
disastro, come prontamente segnalato da Consiglieri di opposizione: commi ripetuti, definizioni ambigue,
dettagli ultra legem, linguaggio
oscuro, estensioni vietate, eccezioni finte, disparità di trattamento, contraddizioni
recidive, parti indeterminate: un regolamento inapplicabile, foriero di un
contenzioso infinito, inapprovabile.
A precise richieste di
chiarimenti delle minoranze, l’Amministrazione (elettiva e dei funzionari) non
ha saputo dare risposte, se non qualche balbettìo inconcludente, nell’imbarazzo
dei Consiglieri di maggioranza, messi di fronte all’ennesima, dura realtà.
Ho
chiesto il ritiro dell’inammissibile provvedimento,
per sottoporlo al setaccio di una revisione profonda e per renderlo leggibile e
sottoponibile ad approvazione.
La maggioranza si ritira in conclave, preso atto del rinnovato pasticcio; non sapendo che
pesci pigliare (questo regolamento dev’essere necessariamente approvato prima del bilancio preventivo, già
fissato per la seduta del prossimo 3 luglio), si chiama a soccorso l’opposizione, per trovare una
soluzione condivisa, che
sarebbe potuta essere, nella mente degl’ìncliti, l’approvazione del regolamento
così com’era, con riserva di successive modificazioni, sentito il parere del
Ministero.
Giacché i Consiglieri di
minoranza non hanno scritto sulla fronte “Jo
Condor”, come si cantava in una
simpatica réclame di una merendina
degli anni ’70, tale proposta è stata ritenuta irricevibile.
Dopo ulteriori negoziazioni, si è stabilito che i
funzionari competenti prepareranno un nuovo testo per il 3 luglio, fondato
essenzialmente sul regolamento-tipo ministeriale, che sarà preventivamente
sottoposto per e-mail a tutti i
Consiglieri Comunali, così da poterlo approvare in tempo.
Attendiamo
a pié fermo il nuovo elaborato, con l’auspicio
che l’Amministrazione si renda conto di tre
princìpi essenziali, quelli che salverebbero dalla figuraccia da dilettanti allo sbaraglio:
1°) di metodo: che i regolamenti, soprattutto quelli che intaccano le
tasche dei cittadini, devono essere predisposti anzitutto da tecnici e solo dopo sottoposti alle Commissioni; solo in questo
modo e tenendo sempre severamente d’occhio le regole della tecnica legislativa
è possibile evitare indigeribili collages,
che il più delle volte assomigliano ad arlecchinate ecumeniche prive di sostanza giuridica;
2°) politico: che non è vero che la
politica può tutto; quando si redigono delle norme, bisogna rispettare l’ordinamento, anche se non piace, non invadere
le competenze e le attribuzioni superiori, non tentare compromessi stravaganti
per accontentare i suggerimenti di tutti e produrre, in tal modo, temini di sociologia, non di diritto;
3°) linguistico: che i testi devono essere scritti in un linguaggio chiaro, semplice, senza
rinvii, eccezioni, deroghe, comprensibile da parte di chiunque e non ambiguo o alternativamente
interpretabile e fonte di controversie bizantine.
Vedremo se in questi pochi giorni
– auspici i Santi Patroni Pietro e Paolo
che domani festeggeremo – la gestazione del Regolamento applicativo della TARES
(di per sé già indigesta e costosa) si concluderà con un risultato coerente: nell’interesse dei Saronnesi, confidiamo
ancora (nonostante la recidiva dei
molti, troppi provvedimenti ritirati perché affetti da macroscopici errori) nel
ravvedimento operoso della distratta
Amministrazione.
giovedì 27 giugno 2013
Sua Maestà il peperoncino
Sono un estimatore affascinato del peperoncino, di cui amo i colori, il portamento e, soprattutto, la piccantezza e l’effetto purificante.
Ne
coltivo (rectius: tento di coltivare)
una quindicina di varietà in un
angolo del giardino, adattato a mini-orto,
insieme ad altre erbe odorose: basilico, salvia, prezzemolo, timo, timo
citroneo, santoreggia, origano, menta, mirto, elicriso, assenzio, sedano,
aglio, maggiorana, erba cipollina, rosmarino, alloro, lavanda.
La
mattina presto (o anche in pieno sole) mi dedico alla quotidiana manutenzione:
innaffio, rimuovo le foglie secche, zappetto la terra, controllo i tutori e la
crescita, concimo: un momento di vero
relax per il corpo e per la mente.
Già
penso al raccolto, che m’immagino
abbondante, ed ai succosi e coloratissimi peperoncini,
da mettere da parte per l’inverno, dopo averli fatti appropriatamente seccare
e, in buona misura, ridotti in polvere.
Un
guadagno anche per la pelle: senza accorgermi, mi sono pure abbronzato, stando a lungo chinato o in
ginocchio davanti a Sua Maestà il Peperoncino.
Con una riflessione … antica: «minimeque male cogitantes sunt qui in eo
studio occupati sunt» («e coloro che si dedicano all'agricoltura
non sono tratti a cattivi pensieri») (Marco Porcio Catone, “De agri cultura”, prefazione).
mercoledì 26 giugno 2013
Il botellón 0.2
Scrivevo lo scorso 23 aprile 2013, a
commento della neo-ordinanza che vieta il consumo di bevande alcooliche nei
luoghi pubblici di tutto il territorio comunale saronnese: “si tratta della solita, maldestra
propaganda, per attutire - in questo caso - l'effetto politico di un
provvedimento che io personalmente condivido, ma che sarà
sicuramente indigesto per chi sostiene questa Amministrazione (chissà se un
partito libertario dell'attuale maggioranza protesterà ed organizzerà un botellón in piazza come allora, contro la mia ordinanza illiberale....
O quella di oggi, emessa da un Sindaco illuminato, avrà effetti taumaturgici perché di sinistra?)”.
Non un partito
libertario, ma un noto gruppo imperversante ha organizzato impunemente un primo botellón in piazza Libertà; il Sindaco transeunte
ha dichiarato di non saperne niente (Pinocchio è un dilettante, a confronto);
nel frattempo, alcune contravvenzioni sono state – come suol dirsi – elevate
a carico di alcuni cittadini dalla zelante Polizia Locale, all’uopo comandata.
Ora si organizza un altro botellón, lo
0.2, venerdì 28 giugno, alle ore 19.00, sempre in Piazza Libertà: addirittura, l’evento è reclamizzato nel web
con un’apposita pagina in Facebook e tutta la
stampa locale
ne parla diffusamente.
Il Sindaco transeunte non potrà non sapere… ,
a meno che non sostenga di essersi ritirato (temporaneamente) nel silenzio e
nell’isolamento di una trappa di stretta clausura.
Che succederà? Da Ufficiale del Governo ordinerà
alla Polizia Locale di elevare contravvenzioni di massa, com’è suo
dovere di autore dell’ordinanza? Darà corso alla repressione?
O tale ruggito di potenza sindacale si
trasformerà in un belato da grida manzoniana?
Attendiamo gli eventi: la coerenza non è di
tutti, ma per un Pubblico Ufficiale è un obbligo di legge; soprattutto
per i neoconvertiti.
P.S.) E come la mettiamo con questa notizia, tratta da "La Prealpina": http://www.prealpina.it/notizie/saronno/2013/6/25/lo-spirito-della-legge/2437520/55/ ? La legge non è uguale per tutti?
P.S.) E come la mettiamo con questa notizia, tratta da "La Prealpina": http://www.prealpina.it/notizie/saronno/2013/6/25/lo-spirito-della-legge/2437520/55/ ? La legge non è uguale per tutti?
Il ben servito anche ai benemeriti "Nonni Amici"?
In relazione alle reazioni provocate dalla notizia che l'amministrazione Comunale sospende (o sopprime) il benemerito servizio di vigilanza di scuole e parchi e dell'attraversamento stradale svolto da anni con grande successo dai "Nonni Amici", ho presentato la seguente interrogazione a risposta scritta
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
(ART. 37 DEL REGOLAMENTO DEL CONSIGLIO
COMUNALE)
Al
Signor Sindaco, Dottor Luciano Porro
Il sottoscritto Prof. Avv. Pierluigi Gilli, n.q. di
Capogruppo del Gruppo Consiliare “Unione Italiana”, si rivolge alla S.V., ai sensi
dell’art. 37 del Regolamento del Consiglio Comunale, nell’esercizio della propria
funzione ispettiva,
premesso
i.
che dalla stampa si apprende che il servizio dei c.d. “Nonni Amici”, prestato da anni per la
vigilanza delle scuole, dei parchi, dell’attraversamento pedonale dei bambini viene sospeso per sopraggiunte norme che lo impedirebbero e per carenza di fondi;
ii.
che tale servizio, svolto da volontari dell’associazione Carabinieri
in congedo e Associazione Nazionale Alpini, del costo di circa € 15.000,00
l’anno per spese di assicurazione per la r.c. e per rimborsi, è stato ed è
unanimemente apprezzato non solo dagli utenti, ma dalla cittadinanza tutta, che
da sempre si rivolge grata ai “Nonni
amici”, con i quali si sono instaurati importanti e costruttivi rapporti di
fiducia;
iii.
che la decisione di sospendere (se non di sopprimere) il
servizio dei “Nonni Amici” ha destato
viva preoccupazione, notevole allarme, disfunzioni organizzative ed energiche
proteste degli utenti e della cittadinanza;
ciò
premesso
interroga per sapere
1. quali siano specificamente le norme sopraggiunte
(leggi, atti aventi forza di legge, regolamenti) che renderebbero impossibile
la prosecuzione legittima del servizio dei “Nonni
Amici”;
2.
se l’Amministrazione, nel caso di
vincolatività comprovata di tali norme, non
intende istituire legittimamente e con quali mezzi economici un servizio alternativo per il presidio
delle scuole e dei parchi cittadini, a beneficio soprattutto dei più giovani
utenti delle scuole elementari e medie;
3.
se l’Amministrazione non ritenga di finalizzare un’adeguata parte dei
proventi delle contravvenzioni stradali ed amministrative (incluse le
violazioni alla recente ordinanza di divieto di consumazione di bevande
spiritose in luogo pubblico) all’istituzione legittima di un servizio analogo a
quello già svolto benemeritamente dai c.d. “Nonni
Amici” o, ove possibile, alla conferma del medesimo servizio a cura dei “Nonni Amici” stessi.
4.
se l’Amministrazione intende provvedere
all’uopo in tempi brevi e quali, atteso che il prossimo anno scolastico
inizierà il 1° settembre 2013, nell’evidente urgenza di dare una risposta
concreta alla cittadinanza.
Si
rimane in attesa di risposta scritta entro il termine tassativo di cui al comma
2. del cit. art. 37 del Regolamento del Consiglio Comunale nonché, ai sensi e
per gli effetti del combinato disposto dell’art. 5 della Legge 7 agosto 1990,
n. 241 e ss. mm. e 2-bis della
medesima, introdotto dall’art. 10, co. 2. della legge 18 giugno 2009, n. 69, di
conoscere l’unità organizzativa competente e il nominativo del responsabile del
procedimento de quo, nonché
dell’Assessore delegato.
Ci si riserva, a
risposta scritta ottenuta, di
interessare il Consiglio Comunale con interpellanza e/o mozione.
Si
ringrazia e si porgono distinti saluti.
Saronno,
li 26 giugno 2013.
Prof. Avv. Pierluigi
Gilli
Capogruppo di Unione
Italiana
mercoledì 8 maggio 2013
Come si conciliano i diritti umani con l’Islam?
Uno dei princìpi cardine dell’ordinamento internazionale è la reciprocità, ossia il recirproco riconoscimento di un trattamento paritariamente vantaggioso, in un ambito di generale libertà garantita dagli Stati.
Come conciliare nel sistema internazionale la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 e la convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo del 1950, da una parte, con la dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo del 1981?
Allo specifico diritto di libertà religiosa, i primi due documenti non pongono limiti, se non quelli dell’ordine pubblico e del buon costume; la dichiarazione islamica, invece, restringe il concetto di libertà religiosa alla compatibilità con il concetto di persona e di comunità dell’Islam, fondato su una legge divina. Istruttivo, in tal senso, l’art. 12 (Il diritto alla libertà di pensiero, di fede e di parola): “Ogni persona ha il diritto di pensare e di credere, e di esprimere quello che pensa e crede, senza intromissione alcuna da parte di chicchessia, fino a che rimane nel quadro dei limiti generali che la Legge islamica prevede a questo proposito. Nessuno infatti ha il diritto di propagandare la menzogna o di diffondere ciò che potrebbe incoraggiare la turpitudine o offendere la Comunità islamica” (nel 1990 è stata proclamata la Dichiarazione del Cairo dei Diritti Umani dell’Islam, il cui art. 10 dice semplicemente: “l’Islam è una religione intrinsecamente connaturata all’essere umano. È proibito esercitare qualsiasi forma di violenza sull’uomo o di sfruttare la sua povertà o ignoranza al fine di convertirlo a un’altra religione o all’ateismo”).
La forma eufemistica più frequente per comprimere – se non per negare tout court – la libertà religiosa è appunto l’apposizione di limiti al suo esercizio, tanto più pericolosi, quanto più discrezionali e demandati all’interpretazione e all’applicazione da parte di autorità amministrative/giurisdizionali o di istituzioni espressione di un culto dominante.
Per esempio, l’obbligo di riportare sui documenti d’identità il culto cui si appartiene (Egitto), l’introduzione del reato di blasfemia anticoranica (Pakistan), il divieto di passare ad altra religione (molti Paesi islamici, alcuni Stati induisti della Federazione dell’India), la necessità di richiedere l’autorizzazione di polizia per l’uso del vino nelle funzioni cristiane (Pakistan), il divieto di praticare anche privatamente il proprio culto non islamico (Arabia Saudita).
È reciprocità, questa?
Pierluigi Gilli per
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