sabato 6 novembre 2010

L'Italia c'è! Viva l'Italia!



Siamo alle soglie del 150° dell’Unità Nazionale e molte manifestazioni si stanno preparando per celebrare l’importante anniversario.
Due settimane fa, approfittando di una pausa, ho visitato a Roma, nelle Scuderie del Quirinale, la bella mostra “I pittori del Risorgimento” http://www.scuderiequirinale.it/Mediacenter/FE/CategoriaMedia.aspx?idc=252&explicit=SI; percorrendo i saloni, fastosamente addobbati con i colori nazionali, mi sono soffermato davanti ad alcuni quadri famosissimi, che hanno scolpito il ricordo del compimento dell’Unità italiana nella mente di tanti scolari che, come me, rammentano ancora il primo centenario nel 1961: i quadri, in mancanza della fotografia e del cinema, rappresentavano realisticamente l’epopea risorgimentale, ancor più ravvivata nella mia memoria al termine della visita, quando ho casualmente assistito all’imponente cambio della guardia al Quirinale.
L’inno nazionale, eseguito dalla banda della Guardia di Finanza, i Lancieri di Montebello, con le loro lance ornate dalla bandierina triangolare blu, i movimenti perfetti dei militari hanno raccolto il rispetto dei tantissimi astanti (per lo più turisti stranieri), ammirati per la solennità della cerimonia, che onora la più alta Istituzione dello Stato, il Presidente della Repubblica, in una piazza tra le più belle del mondo.
Una liaison inevitabile con la ricorrenza del IV Novembre, celebrata domani, giornata dell’unità nazionale e festa delle Forze Armate.
Giuseppe Mazzini, quando ancora l’Italia era suddivisa in tanti stati e staterelli, scriveva: “L’Italia dev’essere Una… non d’esagerato concentramento amministrativo che cancelli a beneficio di una metropoli e d’un governo la libertà delle membra: ma unità di patto, d’assemblea interprete del patto, di relazioni internazionali, di eserciti, di codice, d’educazione, armonizzata coll’esistenza di regioni circoscritte da caratteristiche locali e tradizionali e colla vita di grandi e forti comuni”; e Carlo Cattaneo, già prefigurandosi il concetto d’Europa, annotava: “Noi abbiamo per fermo che l’Italia debba essere soprattutto all’unisono con l’Europa e non accarezzare altro nazional sentimento che quello di serbar un nobile posto nell’associazione scientifica dell’Europa e del Mondo. I popoli devono farsi continuo specchio tra loro, perché li interessi della civiltà sono solidari e communi; perché la scienza è una, l’arte è una, la gloria è una. La nazione d’Omero e di Dante e di Bacone, di Volta e di Linneo e di tutti quelli che seguono i loro esempi immortali è nazione delle intelligenze, che abita tutti i climi e parla tutte le lingue”.
Italiani d’allora, di due secoli fa, il cui pensiero è tuttora attuale e magistrale: nel momento in cui cadono le frontiere intraeuropee e si assiste all’ampio allargamento ad est ed a sud dell’Unione Europea, l’Italia necessita di una forte coesione, per mantenere, all’interno della più vasta configurazione continentale, le sue peculiari ed originali forme di civiltà e di modalità di vita, peraltro già rispettose delle significative e radicate espressioni tipiche regionali e locali.
Un’Italia contemporanea in affanno, con la politica ridotta a miserrimo teatrino incomprensibile; ma un’Italia i cui cittadini desiderano comunque conservare le radici di una tradizione bimillenaria, animata dal comune pensiero cristiano, perché esse siano una forma di ricchezza e non di divisione nel confronto con tanti altri popoli europei, cui intende avvicinarsi non solo per ragioni di mera convenienza economico-finanziaria.
Lo stemperarsi, se non l’annullarsi, di questo sentimento di appartenenza alla nazione, alla Comunità nazionale e locale, sarebbe un tradimento sia del sacrificio di chi ha combattuto per l’unità d’Italia, sia delle radici che i nostri avi hanno saldamente piantato nel corso della storia e da cui sono sorte rigogliose le piante dell’arte, della scienza, dei commerci, della cultura, della religione: quell’unicum di cui non possiamo non sentirci fieri.
Ricordare l’unità nazionale, dunque, e chi per essa ha dato la vita, significa sentirsi cittadini del mondo, ma consapevoli delle proprie origini e strettamente legati al testimone di civiltà che gli Italiani si sono passati di generazione in generazione e che i nostri militari, impegnati con sacrificio nelle missioni di pace, si sforzano di portare in terre lontane piagate dai conflitti.
L'Italia c'è! Viva l'Italia!

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