mercoledì 23 marzo 2011

Ricami (37): povero Mameli!


Anni fa, visitando il grandioso Cimitero del Verano, a Roma, m’imbattei nel monumento funebre in onore di Goffredo Mameli, le cui spoglie furono però traslate al Gianicolo, presso San Pietro in Montorio, nel 1941, dov’era stato realizzato e tuttora esiste il "Monumento ai caduti per la causa di Roma Italiana".
Un pensiero grato per il giovane ventiduenne caduto nel 1849 nella repressione della Repubblica Romana, amatissimo autore delle parole del nostro inno nazionale, "Il canto degli Italiani”, musicato da Michele Novaro; l’emozione di “toccare” la storia.
Sono sempre stato molto attento alla dovuta solennità delle celebrazioni e delle cerimonie istituzionali, che con il loro decoro civico illustrano e scandiscono le ricorrenze ufficiali italiane; sulla scorta del revival  cerimoniale impresso dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, volli anche istituire un apposito Ufficio del Cerimoniale, per regolare al meglio le cerimonie cittadine.
Naturalmente, non mancarono i pesanti sarcasmi dei sostenitori delle nozze coi fichi secchi, che oggi – giunti a reggere la Città – si fanno paladini dei pennoni di Piazza Libertà e di un patriottismo d’occasione, che io non ebbi la fortuna di osservare nelle festività civili solenni dei miei mandati: allora, erano considerate – evidentemente- cose da robivecchi.
C’è voluto il 150° anniversario della proclamazione dell’Unità d’Italia perché riecheggiassero garrule alte voci istituzionali municipali in difesa della sacralità della simbologia nazionale: “Si scopron le tombe, si levano i morti; I martiri nostri son tutti risorti: Le spade nel pugno, gli allori alle chiome, La fiamma ed il nome — d’Italia sul cor”, come nell’Inno di Garibaldi.
Oggi onorare il tricolore, pavesare le strade con la bandiera è à la page: benvenuto a chi se n’è accorto, finalmente; meglio tardi che mai, anche le vistose coccarde.
Tuttavia, mi appare stridente la conclamata volontà del Capo dell’Amministrazione di far suonare l’Inno Nazionale all’inizio di tutte le sedute del Consiglio Comunale nel corso dell’anno 2011 (sarà usato il file che feci introdurre nel computer dell’aula?); sicuramente apprezzabile per la prossima seduta, che è la più vicina al 17 marzo; bene sarebbe per il 25 aprile, per il 2 giugno, per il 4 novembre.
Il resto non è né protocollare, né giustificabile, se non con l’intenzione di provocare reazioni in una parte dei Consiglieri, fortemente legati ad un’idea di Patria federale non coincidente con quella tradizionale.
Se questo è lo scopo, l’errore è manifesto e bruciante; nel nome dell’Unità, si vuole dividere.
Unione Italiana, nella sua denominazione, dice chiaramente come la pensa sul sentimento nazionale unitario e, seppur con atteggiamento critico nei confronti di opinioni divergenti, mai si permetterebbe di rinfocolarne l’ineluttabile strascico di scomposizione, di revanche, di distinzione; mai bacchetterebbe altri in discorsi celebrativi dell’Unità Nazionale: sarebbe una contraddizione in termini, nel momento in cui si esalta la formazione del nostro bel Paese, se ne mettono in evidenza a bella posta e da insopportabili maestrini le ragioni antitetiche.
La prudenza è una virtù: non bisogna esagerare, men che meno quando si sta in alto.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.