mercoledì 23 febbraio 2011

Ricami (29): il conclave dei trenta


Forse siamo agli sgoccioli della notoria ordinanza dei 30 km/h, come sembrerebbe da alcune dichiarazioni lette sulla stampa: la maggioranza, infatti, si riunirà questa sera per decidere la sorte del provvedimento.
Curioso che una questione da sempre spacciata per scientifica diventi oggetto di una decisione politica, peraltro incompatibile con l’attribuzione al solo Sindaco del potere di emettere ordinanze contingibili ed urgenti in materia di pubblica igiene e sanità ai sensi dell’art. 50 del Testo Unico sugli Enti Locali (D. Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 e ss. mm.).
Se non prevarranno i falchi e i pasdaràn, la possibile revoca prescinderà - naturalmente! - dalle lamentele dei cittadini, dalle 1.300 firme raccolte da alcune forze politiche, dai 1.755 iscritti ad una social community in Facebook, dalle argomentazioni che, con la serietà del dubbio, hanno introdotto nel dibattito importanti riflessioni di carattere scientifico [non parascientifico (o paranormale?), come si insinua in modo autoreferenziale da parte della maggioranza].
Dipende dal miglioramento naturale dello stato dell’aria: per fortuna, come segnalavo già sabato 12 febbraio, la natura, con pioggia e vento, ci ha dato una mano e, con un potente intervento, ha spazzato via le polveri sottili.
Ma, secondo il Capo della maggioranza, «sicuramente siamo stati aiutati dalle condizioni meteorologhe favorevoli, con diversi giorni di pioggia, ma la nostra decisione di imporre l’ordinanza non è stata un capriccio, ci siamo basati su esperienze di altre città europee e il risultato c’è stato»:  se ne deduce che l’influsso degli eventi atmosferici è secondario rispetto agli effetti della riduzione della velocità a 30 km/h? Anche la diminuzione del riscaldamento grazie al’aumento della natura è un agente secondario per il ritorno alla normalità?
Se è questo che pensa la maggioranza, c’è di che preoccuparsi, perché essa si costruisce una sua speciale gerarchia degli influssi sulla qualità dell’aria, per darsi ragione da sé: peccato che in Comuni simili e vicini a Saronno, come Varese, Busto Arsizio e Gallarate, dove non vige l'ordinanza, il PM10 sia quasi sempre inferiore che a Saronno, mentre dove è superiore a Saronno la differenza è risibile; basta leggere i dati dell’ARPA.
L’aria – non ci stancheremo mai di ripeterlo – non conosce confini amministrativi e un Comune, da solo, non è autosufficiente; in una sola cosa siamo d’accordo con il sindaco, che – cioè - a livello superiore si deve registrare un’incomprensibile inerzia: continua a mancare il coordinamento con gli enti territoriali superiori, senza il quale non è possibile fare piani strutturali seri e generali: in questo senso occorre agire, scuotere le acque, fungere da pungolo; ne siamo pronti anche noi, ma senza provvedimenti velleitari, il cui unico risultato apprezzabile consiste nella visibilità ottenuta senza spesa dai nostri reggitori (ma con disagi inutili per i Saronnesi).
Attendiamo gli esiti del conclave della nostrana maggioranza: il conclave dei trenta.

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